Una breve storia blucerchiata: auguri a Umberto Calcagno

Ha vinto uno Scudetto a poco più di vent’anni, ritagliandosi un paio di presenze in campionato e quattro gettoni in Coppa Italia. Il suo nome, tuttavia, compare nella massima serie soltanto nella stagione 1990/1991, alla quale seguirà un peregrinare in serie minori, senza mai smarrire l’entusiasmo e l’amore per la propria professione.
Umberto Calcagno entra a far parte degli allievi della Samp quando Renzo Uzecchini lo nota tra le fila della Caperanese. Nato a Chiavari da Lorenzo, proprietario di una ditta nel campo dell’irrigazione, e Jole, ex dirigente statale tifosa dell’altra squadra cittadina, il giovane Umberto affronta la sua grande occasione senza perdere di vista gli studi, sfruttando gli spostamenti in treno e autobus per restare al passo con i compagni.
Dopo un campionato in prestito al Trani, Calcagno torna a Genova e viene aggregato alla prima squadra. I campioni da cui imparare sono molti e in particolare cerca di carpire i segreti di Dossena e Lombardo, che ricoprono il suo ruolo. Provato titolare in campionato nella trasferta di Lecce, unica sconfitta esterna della stagione, trova maggiore spazio in Coppa Italia, competizione in cui la Samp si arrenderà solo in finale contro la Roma.
L’anno seguente il centrocampista milita in C1 nel Baracca Lugo, mentre la stagione successiva ritorna al Trani. Più sfortunata l’esperienza con la maglia del Barletta, in cui si ritrova svincolato per via della cancellazione della squadra dai professionisti. Sul finire degli anni ’90 si alterna tra C1 e C2 con le casacche di Castrovillari e Giulianova, conseguendo nel frattempo la laurea in giurisprudenza e diventando consigliere dell’Associazione Calciatori.
Nel 1999 realizza 14 reti in 32 presenze nel Rimini, per poi rifare i bagagli e continuare la carriera di calciatore girovago tra Benevento, Avellino, Martina, Gualdo e Paganese.
La breve storia blucerchiata di Calcagno è stata l’apice di una carriera attraverso la penisola, alla scoperta di un calcio lontano dal vertice, fatto di sacrifici, ma anche di soddisfazioni. Assaporata la serie A, non ha perso il gusto di giocare a calcio anche in realtà non di primo piano e il suo spirito rappresenta un insegnamento genuino per tutti.
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