L'anticonformismo dell'Uomo Ragno. Auguri a Walter Zenga

Dimenticate il celebre supereroe Marvel che si sposta agilmente da un grattacielo all'altro con l'ausilio delle ragnatele e calatevi in un universo parallelo, quello del calcio, in cui l'uomo ragno è soltanto il soprannome di un ex portiere blucerchiato, oggi allenatore giramondo, che risponde al nome di Walter Zenga.
La figura dell'alter ego di Peter Parker viene accostata all'estremo difensore non tanto perché con i suoi voli plastici togliesse le cosiddette "ragnatele" dagli incroci, quanto per aver fischiettato di fronte alla stampa il celebre brano degli 883 "Hanno ucciso l'uomo ragno", come ironico commento alla notizia dell'arrivo di Arrigo Sacchi sulla panchina della Nazionale italiana.
L'anticonformismo e la sfrontatezza sono due dei tratti distintivi del suo carattere e sono diverse le occasioni in cui ha saputo dire ciò che pensava col sorriso sulle labbra, anche a costo di dimenticare la diplomazia; celebre, ad esempio, il suo diverbio in diretta televisiva con il giornalista Enrico Varriale, così come molte risposte sibilline a domande "scomode".
La carriera dell'estremo difensore milanese, originario del quartiere di viale Ungheria, comincia nelle giovanili dell'Inter che, alla fine degli anni '70, lo spedisce in giro per l'Italia a maturare esperienza; Salernitana, Savona e Sanbenedettese sono i tre club in cui si fa le ossa prima di fare ritorno alla base nel 1982 come secondo di Bordon.
I dodici anni trascorsi con la maglia numero uno nerazzurra rappresentano l'apice della sua carriera, tra trofei in bacheca (uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, due Coppe Uefa) e l'ascesa in nazionale, diventando titolare sotto la guida tecnica di Azeglio Vicini e battendo il precedente record di imbattibilità della porta azzurra, rimasta inviolata per 517 minuti. Inoltre, fu nominato per tre volte consecutive "Portiere dell'anno" dall'IFFHS (dal 1989 al 1991) e "Miglior portiere" dall'UEFA nel 1990.
Zenga amava attendere l'avversario tra i pali, esibendosi in voli plastici e parate memorabili ma, talvolta, mostrava fatali lacune nelle uscite. Il suo arrivo alla Samp è datato 1994, quando fu chiamato a raccogliere l'eredità del portiere dello Scudetto Gianluca Pagliuca, che ne aveva preso il posto proprio all'Inter. L'uomo ragno all'epoca aveva trentaquattro anni e, nonostante lo smalto non fosse quello degli anni ruggenti, seppe farsi apprezzare dai tifosi blucerchiati.
Nell'agosto 1995 Zenga fu colpito da un serio infortunio al ginocchio che rese necessaria un'operazione seguita da sette mesi di stop; nonostante il titolo della canzone degli 883 dicesse il contrario, l'uomo ragno sentiva di non essere ancora stato ucciso e di poter continuare a dare il proprio contributo tra i pali blucerchiati, tra i quali nel frattempo si erano alternati Sereni e Pagotto.
A fine stagione, Zenga si trasferisce a Padova, per poi chiudere a carriera con un'avventura a stelle e strisce nella Major League statunitense tra le fila del New England Revolutions, in cui comincerà a scrivere anche il suo curriculum da allenatore. Ben presto si guadagna l'appellativo di tecnico cosmopolita e ottiene importanti successi in Romania con il National e la Steaua Bucarest; dopodiché si aggiudica il campionato serbo-montenegrino con la Stella Rossa Belgrado e poi si sposta in Turchia, dove è meno fortunato sulla panchina del Gaziantepspor. Il suo girovagare per il mondo lo porta anche, nel 2007, negli Emirati Arabi, in cui conduce l'Al-Ain sino alla finale della Coppa del Presidente.
Il successivo incarico nella Dinamo Bucarest fa di lui il primo tecnico ad aver allenato i tre maggiori club della capitale romena, anche se quest'ultima esperienza si concluderà con le sue dimissioni ad appena due mesi dall'inizio del mandato.
Nel 2008 Zenga si sente pronto per tornare nel Bel Pese ed il Catania gli offre la possibilità di mettersi alla prova per la prima volta sul palcoscenico del campionato di serie A; il tecnico, subentrato a Baldini, riesce nell'intento di plasmare una squadra compatta e briosa che centra l'obiettivo salvezza e conquista la semifinale di Coppa Italia. Meno brillante sarà invece l'esperienza maturata a Palermo: appena cinque mesi alla corte di Zamparini, per poi essere esonerato e sostituito da Delio Rossi.
Zenga torna così a vestire i panni di allenatore-globetrotter e si accasa prima all'Al-Nassr e poi all'Al-Nasr di Dubai.
L'ex estremo difensore azzurro ha mantenuto negli anni la stessa spavalderia che mostrava in gioventù, unita alla voglia di sperimentare, arricchirsi di nuove esperienze e rialzarsi nei momenti di difficoltà. Seppe reagire alle critiche piovutegli addosso dopo il fatale errore contro l'Argentina, riuscì ad essere più forte di un infortunio al ginocchio che per molti, giunti ormai a fine carriera, avrebbe rappresentato il segnale della resa. Anche se il ciuffo ribelle di un tempo non c'è più, Zenga resta l'anticonformista di sempre, tutto istinto e simpatica sfrontatezza. Un Peter Parker dei campi di periferia che realizzò il suo sogno, trasformandosi in Uomo Ragno e volando da un palo all'altro, lanciando qua e là anche qualche ragnatela blucerchiata.
Partita IVA 01488100510
© 2025 sampdorianews.net - Tutti i diritti riservati