Auguri a Briegel, laratro della fascia sinistra

Nel calcio contemporaneo la carenza di terzini sinistri di primo livello scatena talvolta delle vere e proprie aste in sede di calciomercato. In questo ruolo la Sampdoria ha avuto il privilegio di annoverare tra i propri calciatori del passato uno dei difensori più esplosivi e prestanti che il mondo del pallone abbia conosciuto: Hans-Peter Briegel.
Lo strapotere fisico che il ragazzo di Rodenbach mostrò sin dalle sue prime sortite in campo era il frutto dei duri allenamenti nello sport che fu il suo primo amore, ossia l’atletica leggera. Briegel, infatti, iniziò la carriera calcistica relativamente tardi, con alle spalle buoni risultati a livello juniores nel decathlon, eccellendo nel salto in lungo e non disdegnando la velocità (percorreva i cento metri in 10 secondi e 8 decimi).
A vent’anni fu ingaggiato dal Kaiserslautern, ma fu accolto con diffidenza da gran parte dei tifosi, che nutrivano pregiudizi legati alla sua struttura fisica (188 cm di altezza per 92 kg di peso) e lo definirono di spregiativamente “gorilla”, invitandolo a tornare ad arare i campi proseguendo la tradizione di famiglia. Le voci critiche non impiegarono molto a rinnegare quei giudizi gratuiti e affrettati, perché Briegel mostrò di essere un vero trattore sulla fascia di competenza.
Le progressioni straordinarie, i recuperi prodigiosi senza eccedere in interventi particolarmente fallosi e una certa confidenza con il goal grazie alla potenza nel tiro, aprirono al mancino le porte della nazionale della Germania Ovest con la quale, dopo aver trionfato nel campionato europeo del 1980, giunse in finale ai mondiali di Spagna ’82 e Messico ’86.
L’avventura italiana iniziò nel 1984 con la casacca dell’Hellas Verona. In riva all’Adige, spostato in mediana da Bagnoli, Briegel diventò uno degli indiscussi protagonisti dello storico scudetto gialloblù e disputò 55 partite, impreziosite da 12 reti, nell’arco di due stagioni dal rendimento costante.
Il terzino tedesco indossò la casacca blucerchiata nel campionato ’86-’87; la Samp era reduce da una stagione in chiaroscuro (uscita prematuramente dalla Coppa delle Coppe, undicesima in campionato e sconfitta di misura dalla Roma in finale di Coppa Italia) e Mantovani attuò una campagna di rinnovamento e rafforzamento che portò a Genova, tra gli altri, Pagliuca e Cerezo. La squadra guidata da Boskov chiuse al sesto posto e l’anno seguente, mantenendo la propria ossatura, trionfò per la terza volta in Coppa Italia. Nella finale di andata contro il Torino andarono a segno Vialli e Briegel, mentre nell’incontro di ritorno fu decisivo il lob di Salsano nei tempi supplementari.
Briegel chiuse la carriera di calciatore in maglia blucerchiata nel 1988, intraprendendo immediatamente quella di allenatore, cominciando dal Glarus, fino ad arrivare a guidare il Beşiktaş (1999/2000), la nazionale albanese (2002/2006) e il Bahrain (2006/2007). Dal 2007 è il tecnico dell’Ankaragücü, formazione turca.
Robusto ma dinamico, travolgente ma corretto, incontenibile nella progressione senza scordare la disciplina tattica, Briegel è stato uno dei terzini sinistri più potenti e rapidi della storia blucerchiata. Rivolgendogli i più calorosi auguri per il suo cinquantacinquesimo compleanno, sorge spontaneo un sorriso pensando a chi lo invitava ad usare l’aratro nei campi senza sapere che era il campo da gioco ad avere bisogno di un “aratro” come lui.
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