L’ineffabile essenza del fuoriclasse. Auguri Bobby-gol!

L’ineffabile essenza del fuoriclasse. Auguri Bobby-gol!TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
mercoledì 27 novembre 2013, 08:00I Colori dei Nostri Campioni
di Serena Timossi

L’essenza di Roberto Mancini è racchiusa nel colpo di tacco, gesto tecnico di istantanea bellezza che a un fuoriclasse come lui riusciva con sorprendente efficacia. Tecnica innata e fantasia lo hanno accompagnato in una carriera tinta per la maggior parte di blucerchiato.  Il giocatore di Jesi non si limitava a far segnare i compagni di reparto con assist precisi e una visione di gioco che lo portava a leggere lo spartito dell’azione con un tempo d’anticipo sugli avversari, ma gonfiava la rete con regolarità, tanto che i suoi numeri potrebbero destare l’invidia di molti attaccanti d’area di rigore.

Dal 1982 al 1997 ha deliziato ed emozionato i tifosi blucerchiati con le sue giocate, segnando 171 reti in 566 presenze, ha scritto e vissuto l’epoca d’oro di Mantovani, conducendo la Sampdoria per mano in cima alla classifica nel campionato ’90-’91, alzando al cielo quattro Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, sfiorando una Coppa Campioni e trasformandola in orgoglio di Genova e perla d’Europa.

Roberto giunse a Genova via Bologna osannato dai tifosi, bimbo prodigio dal volto imbronciato e dal carattere schivo oggetto di un cospicuo investimento (un miliardo e ottocento milioni di lire più Logozzo, Roselli, Galdiolo e la comproprietà di Brondi). Ulivieri lo considerava un attaccante da area di rigore, lui preferiva giocare dietro le punte; con il sergente di ferro Bersellini ebbe poco spazio e un rapporto assai difficile frutto dello scontro di due caratteri non propriamente malleabili. Nel 1986 arrivò la svolta con Vujadin Boskov: il Mancio diventò un elemento imprescindibile e in tandem con Vialli diede vita ai gemelli del goal, una coppia complementare dal feeling perfetto, che condusse la Samp verso traguardi storici.

Leader in campo, goleador di classe con qualche intemperanza, cui il Presidente rispondeva con multe e affettuosi rimproveri, Mancini ebbe un rapporto speciale con Mantovani, un legame forse unico nel mondo del calcio, come del resto unica era la Samp di allora, una famiglia in cui il Bimbo d’oro sarebbe diventato col passare degli anni un fratello maggiore e punto di riferimento per i nuovi volti dell’ambiente blucerchiato.

Da bambini abbiamo degli idoli, persone spesso irraggiungibili che incarnano gli ideali in cui crediamo. Le magie di Roberto Mancini contribuirono a farmi innamorare del calcio e oggi, pur essendo ormai adulta e avendo compreso che le bandiere sono sempre più rare, non posso fare a meno di emozionarmi quando riaffiorano i ricordi delle sue giocate viste allo stadio, accanto a mamma e papà, e si fondono con quelli provenienti dai consumati nastri delle videocassette che mostravano il film della Sampdoria che non conoscevo per motivi anagrafici.

Oggi il neo quarantanovenne Mancini è uno stimato allenatore, tuttora indissolubilmente legato ai colori blucerchiati, cui non manca di far sentire il proprio affetto. Agli occhi dei tifosi della Sampdoria, però, resta soprattutto colui che sapeva incantare la gradinata con le sue prodezze e che sarebbe ingeneroso ridurre a un colpo di tacco o al racconto di una rete, perché l'essenza del fuoriclasse non può essere espressa adeguatamente a parole.

La perfetta essenza del numero 10, semplicemente, risponde al nome di Bobby-gol.