Un pallone, un muretto, un sogno. Auguri a Evaristo Beccalossi

Un cameo di 9 presenze nel campionato '84-'85, cui si aggiungono 7 gettoni in Coppa Italia, impreziositi da tre reti. Il compleanno di oggi ci riconduce a uno dei giocatori dell'Inter Campione d'Italia 1979/1980, un giocatore di classe difficile da collocare in uno schema ben preciso, che giunse a Genova alle soglie dei trent'anni.
Nato a Brescia il 12 maggio 1956, Evaristo Beccalossi da bambino si allenava sui calci di punizione contro il garage ed esercitava il mancino calciando il pallone su un muretto, ispirandosi al suo idolo, Omar Sivori. Dopo la prima esperienza professionistica con le Rondinelle, fu ingaggiato dall'Inter, in cui militerà dal '78 all' '84, formando un'eccellente coppia d'attacco con "Spillo" Altobelli.
Nel 1984 Beccalossi approda in prestito alla Sampdoria di Paolo Mantovani, nell'ambito dell'operazione che porta al passaggio in nerazzurro di Liam Brady. Il giocatore ventottenne appare ormai nella fase discendente della propria parabola calcistica e, pur cominciando da titolare, si trova a dover cedere il posto ad un giovane Fausto Salsano, che affiancherà Souness, elemento simile per caratteristiche allo stesso Beccalossi. Al termine della stagione, la Samp si classifica al quarto posto ma, soprattutto, conquista la Coppa Italia, il primo trofeo in bacheca della presidenza Mantovani.
Al termine dell'esperienza all'ombra della Lanterna, Beccalossi si trasferisce in cadetteria, vestendo la maglia del Monza, dopodiché disputa due campionati con il Brescia e uno con il Barletta, prima della chiusura della carriera in serie D, con le casacche di Pordenone e Breno.
Appesi gli scarpini al chiodo, è stato agente di commercio, consulente di mercato del Taranto, opinionista televisivo e volto di alcuni spot pubblicitari, mentre di recente si è candidato alle elezioni regionali in Lombardia.
Beccalossi raggiunge oggi quota 57 primavere e, in ricordo della sua parentesi sampdoriana, a lui vanno i migliori auguri blucerchiati. Sebbene siano trascorsi molti anni da quando quel bambino cullava il sogno di emulare i campioni di allora e calciava il pallone sul muro sotto casa, la stessa determinazione e la capacità di credere nei propri sogni accomunano anche i piccoli aspiranti calciatori di oggi, volto pulito di un calcio dalle molte sfaccettature che, nonostante tutto, continua ad affascinare le nuove generazioni. Perché a volte bastano soltanto un pallone e un muro per riscoprire la vera essenza del calcio.
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