Tra eccessi e rimpianti. Auguri al Burrito Ariel Ortega

Tra eccessi e rimpianti. Auguri al Burrito Ariel OrtegaTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Gerolamo Calcagno/FDL71
domenica 4 marzo 2012, 08:30I Colori dei Nostri Campioni
di Serena Timossi

Un funambolo del pallone, in grado di inventare assist e goal se incontrava la giornata giusta. Peccato che le giornate negative, dovute a intemperanze caratteriali o eccessi fuori dal campo, abbiano inevitabilmente influito sulla parabola della sua carriera.

Ariel Ortega, detto il Burrito, fu acquistato dalla Samp nel 1998. All'epoca Enrico Mantovani lo aveva definito il giocatore più importante arrivato quell'anno in Italia e non aveva tutti i torti. Un acquisto da circa 23 miliardi delle vecchie lire, alle stesse condizioni di cui il fantasista beneficiava a Valencia, ossia un ingaggio di oltre due miliardi e mezzo l'anno, firmando un contratto quinquennale. Con un attacco che annoverava anche l'Aeroplanino Vincenzo Montella nessuno, a inizio campionato, avrebbe potuto immaginare il disastroso epilogo.

Un giocatore dalle straordinarie qualità tecniche, esploso tra le fila del River Plate e confermatosi in Spagna nella stagione '97-'98. La sua esperienza blucerchiata nell'anno della retrocessione in serie B comprende 27 presenze e otto reti in campionato, alcune delle quali davvero di pregevole fattura, come quella su calcio di punizione siglata ai danni della Juventus e lo splendido pallonetto con palla in movimento segnato all'Inter nel famoso 4-0 a favore dei blucerchiati, con tripletta di Montella.

Dopo la Samp, Ortega si trasferisce al Parma, ma il suo rendimento è discontinuo e a fine stagione i ducali lo cedono al River Plate. Il ritorno nella squadra che lo ha lanciato coincide con un ritrovato feeling con il goal e le giocate di classe, fino al 2002, quando decide di accasarsi nel Fenerbahce. Dal punto di vista caratteriale, però, non si è verificata alcuna maturazione: convocato dall'albiceleste, decide di non rientrare in Turchia, cedendo alla "rimpatriata" con i connazionali, bravata che gli costa una squalifica decisa dall'Uefa e una multa ingente per non avere onorato il quadriennale che lo legava alla squadra turca.

Dopo circa un anno e mezzo di stop forzato, torna a calcare il rettangolo verde nel Newell's Old Boys, con cui vince il torneo di Apertura e, dopo una parentesi con l'Indipendiente Rivadavia, torna al River Plate. Ortega non riesce a fermarsi in pianta stabile in un club per via degli eccessi alcolici, che lo costringono ad un'alternanza di disintossicazioni e ricadute. Nel 2011, svincolato, si accasa al Defensores de Belgrano, militante nella Primera B Metropolitana, ossia la terza serie argentina.

Un vero peccato che un giocatore dal talento evidente come Ortega non abbia avuto la mentalità e l'equilibrio giusto per consacrarsi ad altissimi livelli. Del resto, anche nella sfortunata stagione '98-''99, aveva mostrato in maglia blucerchiata di essere in possesso di tutti i requisiti tecnici adatti ad una fulgida carriera. Nel caso del Burrito vale il classico binomio "genio e sregolatezza"; anche passata la trentina, senza allenarsi adeguatamente o abusando di alcol, riusciva a mostrare barlumi di talento puro nel campionato argentino. Peccato che in quegli eccessi sia annegata anche una parte dei suoi sogni di ragazzino di Ledesma, che sapeva dare del tu al pallone.