Lo specialista in gioie. Ricordando l'indimenticabile Paolo Mantovani
Il 9 aprile 1930 nasceva l'uomo che avrebbe scritto i capitoli più emozionanti della storia della Sampdoria. Pagine appassionanti di trionfi, fuoriclasse, trofei in bacheca. La storia di uno Scudetto visto, vinto e vissuto, una storia dall'ambientazione europea, calcando il palcoscenico più prestigioso e sfiorando l'impresa. Parlare di Paolo Mantovani lascia spazio alla nostalgia, ma intesa come quel sentimento dolceamaro che, insieme ad una lacrima di commozione, fa riaffiorare sulle labbra un sorriso di felicità.
Paolo Mantovani non ha bisogno di presentazioni, né di retorica. Il suo insegnamento è qualcosa che fa parte del patrimonio genetico dei sampdoriani ed è quello che, più o meno inconsapevolmente, cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni di tifosi. Per questo, a differenza di altri articoli, ritengo che le migliori parole per ricordarlo in quello che sarebbe stato il giorno del suo compleanno siano proprio quelle pronunciate da lui: “Quando ho preso la Sampdoria ho assunto anche tre impegni. Uno di carattere personale; il secondo non sentire più i tifosi urlare "serie A"; il terzo riempire lo stadio. Credo di averli onorati tutti e tre”.
Tuttavia, tra le sue frasi celebri ce n'è una che mi piace citare in particolar modo, forse perché racchiude il suo entusiasmo, la sua ambizione e nel contempo perché ci ricorda che, prima delle gioie, ci furono momenti difficili, caratterizzati da salvezze ottenute all'ultimo secondo e in cui i sogni sembravano un lusso che non potevamo permetterci. Una frase che dovrebbe renderci consapevoli di quanto il suo incontro con la Sampdoria ne abbia per sempre cambiato la storia: “Eravamo specialisti in sofferenze, da tanti anni ormai alla Sampdoria. Ora cerchiamo di specializzarci in gioie”.
Auguri Presidente, in fondo un vincitore non è che un sognatore che non si è mai arreso.