Il morso del Cobra. Auguri al letale Sandro Tovalieri

Silenzioso e letale, il cobra nel calcio si trasforma in un predatore da area di rigore. Un giocatore che tende a mimetizzarsi per gran parte delle fasi di gioco per poi colpire quando meno te lo aspetti. Nel mondo del pallone il Cobra è il soprannome di Sandro Tovalieri, che in carriera realizzò 143 reti in 427 partite e che vanta nel proprio curriculum una breve parentesi blucerchiata.
Nato a Pomezia il 15 febbraio 1965, Tovalieri si affaccia al mondo del calcio nelle giovanili della Roma, con cui si aggiudica il Torneo di Viareggio nel 1983. Siede in panchina con la squadra giallorossa per la prima volta a 16 primavere, ma il suo debutto in serie A dovrà attendere ancora qualche anno. La società capitolina, infatti, decide di fargli acquisire esperienza in prestito in cadetteria e il giovane attaccante si mette in luce prima nel Pescara (10 reti in 35 presenze) e poi nell'Arezzo (altri 10 sigilli in 34 gettoni). Le buone prestazioni gli valgono 2 presenze nella Nazionale Under-21.
Dopo una stagione in A, vissuta da riserva, con la squadra in cui è cresciuto, Tovalieri lascia la società giallorossa in cerca di maggiore spazio, accasandosi ad Avellino. Nelle successive tre stagioni all'Arezzo subisce un infortunio al legamento crociato che ne condiziona l'utilizzo.
E' con la maglia dell'Ancona che il Cobra comincia a timbrare con più frequenza, contribuendo fortemente alla promozione in A della squadra marchigiana. Per lui si aprono quindi le porte del Bari ('92-'95) in cui formerà un prolifico tandem d'attacco con Igor Protti. Gli anni seguenti sono caratterizzati da frequenti cambi di casacca (Atalanta, Reggiana, Cagliari), fino all'approdo in blucerchiato nel 1997.
La Samp lo sceglie puntando sulla sua esperienza alle soglie dei 32 anni, Tovalieri sceglie la maglia numero 13, ma avrà poco spazio per dare il proprio apporto. Scende in campo, infatti, solo in 9 occasioni in campionato, segnando 3 reti, tra cui il goal vittoria siglato al 41' della ripresa contro il Vicenza, all'esordio in panchina di César Luis Menotti (risultato finale 2-1 con rete dell'iniziale vantaggio blucerchiato di Boghossian). In Coppa Italia memorabile la sua tripletta nel 3-1 inflitto al Torino. Pochi mesi dopo, l'attaccante lascia la città della Lanterna e ottiene la promozione nella massima serie con il Perugia, rivelandosi determinante per la squadra umbra. Ternana e Reggina chiudono la sua esperienza professionistica.
Appesi gli scarpini al chiodo, Tovalieri è tornato, nelle vesti di allenatore, ad indossare i colori giallorossi, occupandosi del settore giovanile della Roma, cominciando con gli esordienti, passando per i giovanissimi e, infine, assumendo l'incarico di tecnico degli Allievi nazionali nel 2010, gestendo in parallelo una scuola calcio a lui intitolata.
Un giocatore che, col senno di poi, forse sarebbe stato utile trattenere in blucerchiato sino a fine stagione e che, probabilmente, con il suo senso del goal avrebbe potuto raccogliere maggiori soddisfazioni nel corso della sua carriera. In ogni caso, Tovalieri è riuscito a lasciare il segno visto che, indipendentemente dalla fede calcistica, chi ha vissuto il calcio di allora associa immediatamente l'immagine del Cobra alle sue "zampate" da centravanti dai movimenti rapidi e fatali in area di rigore.
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