CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - La struttura alare del calabrone

Rubrica di approfondimento sul reparto difensivo della Sampdoria.
10.01.2020 10:19 di  Lidia Vivaldi   vedi letture
CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - La struttura alare del calabrone
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

"La struttura alare del calabrone non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso" è un concetto che si avvicina molto a ciò che ho pensato lunedì pomeriggio, quando ho visto Julian Chabot recuperare magistralmente il pallone dai piedi di Suso, lanciato con grande convinzione verso la porta doriana nel finale di primo tempo di Milan-Sampdoria. Non mi aspettavo nulla del genere da un giocatore finora impiegato pochissimo sia da Ranieri che da Di Francesco, e che nelle poche gare disputate non aveva di certo lasciato il segno per l'eleganza ed il tempismo. Ma nel pomeriggio di San Siro il massiccio alfiere Assiano si è trasformato in un difensore attento ed efficace, in grado di fare da baluardo davanti alla porta di Audero, in collaborazione con un altrettanto ispirato Colley. Chiedere a Calhanoglu, Krunic e Leao per ulteriori referenze sul tedesco.

La compattezza della difesa doriana si è manifestata più volte durante tutti i 90 minuti, ma, curiosamente, se il primo tempo ha visto una Samp "velatamente" catenacciara attendere il Milan nella propria metà campo, nella ripresa i rossoneri sono stati costretti ad interpretare la parte dei contropiedisti, nella speranza di trovare il punto debole della retroguardia avversaria perlomeno con la velocità. Nulla di fatto. Merito dell'affidabilità del solito Murru, del ritrovato Bereszynski (il cui rientro coincide purtroppo o per fortuna con la ricaduta di Depaoli), e della leadership di Colley. Merito della sorpresa Chabot, che ha stupito tutti dimostrandosi "adatto al volo" nonostante la sua struttura fisica ci avesse fatto credere di non poter fare troppo affidamento su di lui.

Si potrebbe dire che una rondine (un calabrone, in questo caso...) non fa primavera, ma la speranza è che in questa prima prestazione matura e convincente di Chabot ci sia l'inizio del percorso di formazione dell'ennesimo difensore di caratura nazionale o internazionale Made in Sampdoria. Facile fare l'esempio di Andersen, o ancor meglio di Skriniar, plasmato da Giampaolo, che lo ha trasformato da insicuro centrale incline all'errore, in un moderno giocatore dalla precisione difensiva quasi insopportabile. Prima di loro un diciannovenne Alessio Romagnoli fu lanciato da Mihajlovic, mentre Shkodran Mustafi, arrivato da gregario in Serie B, lasciò il blucerchiato due anni dopo nientemeno che da Campione del Mondo.

Tutti nomi che si inseriscono nella ben consolidata tradizione dei difensori che a Bogliasco trovano l'ambiente giusto per esprimere al meglio le loro capacità: dalla coppia insuperabile Gastaldello-Lucchini alla rivelazione Campagnaro, e potrei continuare con qualche nome nostalgico degli anni '90 ma, ok, la smetto e torno all'attualità.

Purtroppo, l'altra faccia della medaglia della "scoperta" di Chabot è l'improvvisa indisponibilità di Alex Ferrari, fermato da un odioso infortunio proprio nel suo momento migliore. Per il centrale modenese si prospettano diversi mesi di stop, un'assenza che rappresenterà una prova decisiva per la tenuta difensiva doriana. L'immediato futuro, inoltre, ci mette di fronte ad un'altra emergenza, ovvero la squalifica di Colley nella delicatissima sfida contro il Brescia.

Insomma, ogni certezza è effimera nella retroguardia blucerchiata, e mister Ranieri dovrà reinventare per l'ennesima volta la catena difensiva cercando di raggiungere il miglior equilibrio possibile. La speranza è che la grande prova corale di Milano sia d'esempio e di incoraggiamento anche per chi domenica dovrà vestire i panni del leader di reparto, anche per chi, nonostante lo scetticismo e in barba alle leggi dell'aerodinamica, dovrà dimostrare di essere adatto al volo.