IL SAMPDORIANO - Dal Ferraris beach alla polveriera. Al Tardini fotografia della stagione. L'asticella da alzare...

Diego Anelli Giornalista Pubblicista. Direttore e ideatore di Sampdorianews.net, fondato 12 novembre 2008. Collaboratore di Alfredopedulla.com, Mondosportivo.it.
06.05.2019 15:04 di  Diego Anelli   vedi letture
IL SAMPDORIANO - Dal Ferraris beach alla polveriera. Al Tardini fotografia della stagione. L'asticella da alzare...
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Con la Lazio la fiammella della speranza europea era ancora accesa seppur minima, al Tardini abbiamo giocato per la prima volta con la consapevolezza che i giochi erano fatti in maniera definitiva e non ci rendevano partecipi. Eppure in queste due partite si può fotografare la stagione blucerchiata.

Il primo tempo contro i biancocelesti aveva dato la sensazione di un Ferraris beach, mentalmente in campo non ci eravamo, un avversario superiore ma privo di vari giocatori cardini e reduce dalle stanchezze di Coppa passeggiando andava sul 2-0 con una doppietta di Caicedo in versione fenomeno. Difesa addormentata, centrocampo fermo, attacco prevedibile. Sinceramente un gran brutto spettacolo. Prima dell'intervallo siamo pure rimasti in 10, espulso Ramirez, secondo tempo sotto di due goal, in inferiorità numerica e con il morale a terra. Va bene, la Lazio avrà un po' staccato la spina dal punto di vista mentale dopo il dominio dei 45' e avrà patito la gara di Coppa Italia, ma abbiamo finalmente tirato fuori gli attributi, salvando l'onore ma non basta.

In quel momento abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione di quanto sia importante la testa, la voglia di crederci, a prescindere da mille altre constatazioni tecnico – tattiche. Dal palo di Romulo al goal di Quagliarella la partita è cambiata completamente. Abbiamo giocato con il cuore, con l'anima, con la consapevolezza di poter ribaltare clamorosamente il risultato. Fosse entrata la sfera sul siluro di Murru, se Defrel non si fosse divorato il 2-2 da due passi.... probabilmente avremmo pure provato a vincerla. La Lazio, nonostante la traversa di Immobile su punizione e il contropiede all'ultimo respiro di Correa, non ci capiva più nulla, completamente disorientata e annichilita dinanzi alla nostra reazione, travolgente, imponente. 

L'intervallo di 15' ha separato la spiaggia dalla polveriera, il Ferraris era un'autentica bolgia (la Gradinata Sud ha incitato senza sosta i ragazzi anche durante la prima frazione) in ogni settore, tutti ci credevamo a quella che sarebbe diventata un'autentica impresa. Non si è completata ma bisogna dare atto alla Sampdoria di non essersi arresa, ciò ovviamente non fa dimenticare quanto visto,o meglio non visto per 45', gettando via le ultime speranze europee.

A Parma si temeva che avremmo potuto stravaccare completamente e lo svantaggio al 1' ce lo aveva fatto pensare davvero. Abbiamo invece disputato la nostra onesta partita, siamo andati sull'1-3 sfiorando di chiuderla definitivamente, poi la nostra solita dormita, alcuni errori individuali, un black-out di un paio di minuti hanno fatto ritornare in partita un Parma in palese difficoltà tecnica e fisica, una formazione fino a quel momento annichilita da una Sampdoria senza più motivazioni di classifica e capace di ottenere una sola vittoria (contro il Genoa) nelle ultime sedici gare. Contro un avversario affamato di punti salvezza e complessivamente modesto non siamo riusciti a far prevalere la nostra superiorità tecnica, anche in virtù del doppio svantaggio.

Anche se la stagione è ormai andata c'è sempre un finale da onorare e peccato per questi due punti mancati, si sarebbe potuto chiudere con un bel filotto, anche in considerazione della gara interna con l'Empoli e la trasferta con il Chievo già retrocesso. Credere e sperare nella malasorte dell'altra sponda cittadina fa inevitabilmente parte del tifo, anche se non bisognerebbe mai perdere di vista la difficoltà dei rispettivi calendari. Sicuramente non mancano coloro, e dico per fortuna, che si augurano in una vittoria della nostra amata, ricordandoci che siamo Sampdoriani, che siamo la Sampdoria e queste considerazioni hanno sempre parte del dna storico di qualcun altro. Se poi vogliamo adeguarci al provincialismo va bene, poi però non lamentiamoci. Se dovessimo non battere, o addirittura perdere con l'Empoli ci sarebbe lo scoppio di critiche verso squadra e allenatore mentre altri godrebbero nell'aver messo il Genoa in difficoltà, se vincessimo allora si direbbe perchè abbiamo vinto, era il minimo sindacale ecc ecc. Basta mettersi d'accordo.

Mister Giampaolo ha evidenziato come una crescita della squadra si sia comunque registrata, quest'anno, a meno di clamorose rimonte, finiremo al nono posto, migliorando quanto fatto nel precedente biennio. Abbiamo registrato meno tonfi con le cosiddette matricole dimostrando una maggiore maturazione e attenzione nel non snobbare alcun impegno, compiendo però sensibili passi indietro nei termini degli scontri diretti, una tendenza complessivamente opposta allo scorso anno. La continuità di rendimento, tradotta in risultati e prestazioni, ha subito alcune pause destinate purtroppo a far la differenza. Ho apprezzato la volontà, per convinzione, bluff e motivazione, di alzare l'asticella alla squadra e all'ambiente, perchè soltanto in questo modo si può provare a crescere e migliorarsi. Se a qualcuno basta non perdere i derby, arrivare sopra l'altra sponda cittadina come da tradizione e giungere nella fantomatica parte sinistra della classifica, se non addirittura essere salvi senza patemi, probabilmente si dimentica di tifare per la Sampdoria e allora non deve poi criticare nessuno se non arrivano risultati migliori, né la squadra, né l'allenatore, né la società, perchè è il primo ad accettare un certo livellamento, verso l'anonimato.

Nessuno è privo di responsabilità, nessuno è perfetto, ognuno ha contribuito ad un triennio complessivamente positivo, ognuno ha compiuto degli errori che hanno fatto sì che non si potesse andare oltre. Gli organici della gestione Giampaolo potevano raggiungere l'Europa? Forse l'anno scorso, quando siamo stati al sesto posto per due terzi della stagione ma non si è riusciti a porre un freno all'inarrestabile fase calante della seconda parte della stagione, senza dimenticare la completa assenza di rinforzi nel mercato di gennaio, un errore non ripetuto quest'anno con il grosso investimento sostenuto per Gabbiadini, il quale però non ha inciso come molti si attendevano. In questa gestione sono partiti giocatori del calibro di Skriniar, Schick, Muriel,  Fernandes, Torreira e Zapata, lo scouting ha avuto un ruolo decisivo nel pescare giovani talenti in grado rimpiazzarli (vedi Andersen), ma non va mai scordato l'apporto della guida tecnica (emblematico l'esempio di Ekdal regista nel rimpiazzare il pezzo pregiato Torreira, insistere su Defrel nel momento più critico).

Mi ha fatto piacere leggere le recenti dichiarazioni del mister. Non rientro tra quelli che si augurano con trepidazione una sua partenza, anche se non rientro tra chi lo reputa immune da critiche, parto sempre dalla considerazione che ogni allenatore possa sbagliare, avere le proprie fissazioni e talvolta una certa flessibilità tattica sia in grado di portare maggiori benefici rispetto alla rigidità. Il calcio cambia, si rinnova e ci adegua. Detto questo, per la nostra dimensione attuale, per il continuo fare e disfare l'organico in ogni mercato, Giampaolo ha dimostrato di mettere sempre a posto i cocci, confermando lo stesso piazzamento nonostante i patemi e le preoccupazioni (molte) dei tifosi in occasione di ogni estate. È sempre delicato e rischioso cambiare a scatola chiusa.  Fatta eccezione per l'Atalanta (dove oltre alla qualità dei giocatori e l'oculatezza della società a livello di scouting, si ha a che fare attualmente con il miglior allenatore in circolazione per qualità di gioco) in finale di Coppa Italia e in piena corsa per un posto in Champions, ci ritroviamo esattamente dietro alle grandi, presunte o reali, soltanto la Fiorentina ha deluso le aspettative.

Siamo in linea con gli obiettivi fissati dalla società? Direi di sì, si è spesso parlato di un piazzamento tra il settimo e il dodicesimo posto, con l'Europa un sogno da realizzare. Il problema sta proprio qui; per la Sampdoria quell'Europa (intesa come Europa League) deve rappresentare un obiettivo, si può o meno raggiungerlo, ma bisogna crederci fino alla fine. Non scordiamoci che fino all'ultima retrocessione ogni anno, pur non disponendo di organici stratosferici e campioni sopra la media (fatta eccezione per Cassano), due volte su tre andavamo in Europa, si faceva poca strada ma ci si arrivava, senza nemmeno entrare nel ragionamento delle plusvalenze, che invece diventano vitali per l'attuale gestione societaria.

Si può davvero alzare l'asticella a tali condizioni? Non impossibile, ma difficile senz'altro. Può essere alzata con altre strategie societarie, a meno che non avvenga ciò che buona parte dell'ambiente si augura da mesi, la metà di maggio si avvicina e va programmata la nuova stagione. Presto avremo delle risposte e sapremo come andremo avanti.