ESCLUSIVA SN - Tirotta: "Forse anche quando Gesù moltiplicò i pani e i pesci qualcuno restò comunque senza mangiare..."

28.04.2018 17:41 di  Enzo Tirotta   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Tirotta: "Forse anche quando Gesù moltiplicò i pani e i pesci qualcuno restò comunque senza mangiare..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Partiamo dalla fine, dai quattro gol incassati a Roma. E' un problema che conosciamo da anni, anche se adesso il luogo comune è dare la colpa a Giampaolo e al suo modulo. Lo soffrivamo sia quando abbiamo avuto un contropiedista come Zenga, sia quando abbiamo avuto un allenatore duro come Mihajlovic, e persiste anche con un allenatore che punta molto sulla tattica come Giampaolo. 

Per come la vedo io, secondo logica, non può essere un problema di modulo né di allenatore, quanto piuttosto un problema di ambiente, di società e squadra, di atteggiamento. Tanti fattori concorrono. Si ripropone tutti gli anni da tanto tempo, ma mentre magari lo si avverte meno quando la squadra è più forte, adesso con questo calo di concentrazione arrivano le imbarcate, ed è ancora più evidente.

Noi tifosi siamo portati non solo ad interrogarci sulle questioni della squadra, ma anche a darci da soli delle risposte, e in un momento come questo sento addirittura dei deliri secondo cui alla Samp andrebbe bene un Ballardini qualsiasi. Significa che la logica non c'è più. Io sono orgoglioso di avere in panchina un allenatore come Giampaolo. Personalmente non sono un grande intenditore del calcio al di fuori della Sampdoria, e devo dire che prima che arrivasse non conoscevo Giampaolo come persona e come tecnico. Non sono un estimatore del suo tipo di gioco, ma sono un estimatore di chi riesce a proporre il proprio gioco e a farsi seguire, e lui ci è riuscito senza ruffianerie, senza far finta di non sedersi su una sedia per accattivarsi le simpatie... 

Lo ha fatto attraverso un sistema rischioso, che dal mio punto di vista non è il massimo, ma che quando è fatto bene, porta la squadra a giocare talmente bene e con tale convinzione che mi rende orgoglioso. Questa è la Sampdoria, questo è il nostro modo di giocare, è come se fosse una carta di identità calcistica, per cui io sarei contento se Giampaolo rimanesse. Si stanno facendo troppi discorsi, da troppo tempo, su Giampaolo, da parte dei tifosi della Sampdoria, tanto che credo che non avrebbe più la possibilità di superare il contraccolpo di altri risultati negativi. Adesso si sentono spesso discorsi secondo cui se dovessimo giocarci la salvezza con questo allenatore, che non cambia mai modulo, saremmo in difficoltà. 

Ma ora siamo in corsa per l'Europa League, e in due anni non ci siamo mai giocati la salvezza con Giampaolo. Pur di dare sostegno alle proprie tesi, però, si vogliono immaginare scenari catastrofici: non è detto che ciò non possa succedere, ma al momento non ha nessun fondamento. Anzi noi abbiamo rischiato la Serie B con Montella, eppure nessuno lo ha criticato, essendo arrivato con tutto il credito dell'idolo dei tifosi. Forse Giampaolo rischia di non essere più l'allenatore adatto per la Samp, e questo mi dispiacerebbe. Purtroppo ci sono situazioni in cui la folla rende l'ambiente carico di elettricità, e se dovessimo avere dei problemi -e li avremo, perché tutte le squadre li hanno, perfino la Juventus è stata contestata pochi giorni fa- una società come quella attuale, che non è così presente nei momenti topici, non sarebbe in grado di difendere il proprio tecnico. E' già successo con Zenga, e l'anno scorso con lo stesso Giampaolo: non è una società adatta a navigare in acque agitate. In questo caso, forse, la cosa migliore per lasciarsi col sorriso sarebbe lasciarsi quest'anno.

Nei miei precedenti editoriali ho già detto che se al termine della stagione dovessimo arrivare noni o ottavi, questo risultato verrebbe preso come un fallimento. E' vero, ma è vero anche che il risultato va rapportato al valore della squadra. Per sei mesi siamo stati in testa al campionato delle squadre normali, facendo un miracolo, e se quello era un miracolo non si può restare delusi nel momento in cui si perde qualche posizione. Forse anche quando Gesù moltiplicò i pani e i pesci qualcuno restò comunque senza mangiare, ed ebbe una delusione, ma non ci si può dimenticare di tutti quelli che dal nulla sono stati sfamati. 

Per me quindi questa resta una stagione positiva. Il risultato finale, se dovesse essere questo, evidentemente non accontenta nessuno, proprio perché a lungo abbiamo fatto la bocca ad un piatto prelibato. Ma il piazzamento ci sfugge anche per il grande ritorno dell'Atalanta, e perché il Milan, che ci sta davanti come valore assoluto, si sta riprendendo la sua dimensione. Ci stiamo comunque giocando alla pari il posto con squadre come Fiorentina e Torino, che hanno qualcosa in più di noi.

Penso che la delusione sia dettata soprattutto dal fatto che forse non tutti hanno dato il massimo nei momenti topici. Parlando degli ultimi due anni, se fuori casa prendiamo imbarcate, entriamo in campo in certe partite con un atteggiamento completamente sbagliato che ci fa fallire appuntamenti apparentemente semplici, e non viene fatto nulla per invertire questa tendenza, è legittimo incazzarsi un po'. Se poi l'unica volta che la Sampdoria fa un breve ritiro -peraltro in un momento di forma non eccezionale- va a Bergamo a fare la partita, va sotto di un gol, reagisce, gioca ancora meglio e vince meritatamente, mentre la trasferta successiva è di nuovo una batosta, viene da pensare che forse quel percorso andava ripetuto. Ciò non vuol dire che sarebbe stato vincente, ma se ha funzionato una volta, perché non riprovarci, come segnale da parte di tutti di una ricerca di concentrazione?

La Sampdoria ha dimostrato, quest'anno più che mai, che giocando a determinati ritmi, con voglia e spirito, può fare la partita e tener testa a chiunque, quindi certamente anche al Cagliari che ci è inferiore come qualità e gioco. Sono convinto che la questione sia l'atteggiamento mentale in certe partite, sfido chiunque a dirmi che abbiamo giocato all'andata con la Juventus con lo stesso spirito che abbiamo messo in campo a Benevento. Dipende tutto da noi, specialmente in partite come quella di domenica. Mi piacerebbe, invece di sentire solo banalità, avvertire anche prima di una partita per noi pericolosa la presenza della società, e la sua vicinanza all'ambiente. Credo che ci sia bisogno anche di questo, un ambiente che sia stimolante, e l'ambiente lo fanno tutti, non solo la squadra e il mister.

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