ESCLUSIVA SN - Ivano Bonetti: "Impresa epica vittoria Sampdoria a Sofia con Stella Rossa"

10.10.2021 12:54 di Guido Pallotti   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Ivano Bonetti: "Impresa epica vittoria Sampdoria a Sofia con Stella Rossa"
© foto di Sampdorianews.net

Arrivo all'hotel scelto a Misano Adriatico il primo pomeriggio di sabato 3 settembre. La domenica mio genero mi dice che Ivano Bonetti sta mangiando ad un tavolo con i figli. Ci incontriamo nella hall a fine pranzo e gli regalo la bandiera che commemora i tre decenni passati dalla conquista dello scudetto da parte della Sampdoria e lui subito ci invita fuori a fare la foto, si pone al centro  reggendo la stendardo e io, mio genero e suo padre lo aiutiamo a tenerlo teso.

La foto viene scattata da suo figlio, il quale gioca nelle giovanili della Vis Pesaro, dopodiché rientriamo nella hall, ci sediamo ad un tavolino appartato. Gli porgo il libro “La bella stagione”, autografa la foto, in basso sulla terza di copertina, dove lui, Lanna, Cerezo appaiono vestiti come i giocatori degli albori del calcio e Branca è agghindato come un damerino di quei tempi con tanto di paglietta buttata spavaldamente all'indietro, poi mi chiede che dedica desidero, al che gli confido che, essendo nato nel 1939, ho tenuto per la Sampierdarenese l’anno prima della fusione con l’Andrea Doria, allora scrive sotto mia dettatura: “A Guido Tifoso Sampdoriano della prima ora, un Abbraccio Blucerchiato!!!”.

Inizio l'intervista in esclusiva per Sampdorianews.net con una mia constatazione: “Piero Bonetti, bresciano come voi, è stato il portiere del debutto della neonata Sampdoria contro la Roma, tuo fratello Dario, nella stagione ‘82 ‘83, era titolare della stessa squadra che ha dato inizio al ciclo più bello e insuperabile della storia blucerchiata, tu con quei colori hai vinto lo scudetto, evento che allora era solo follia sperare e hai fatto parte della Sampdoria che  stava per coronare un sogno impossibile, la conquista della Coppa Campioni. Ciò vuol dire  che i Bonetti, anche se con Piero, pur bresciano come voi non eravate imparentati, siete stati partecipi dei migliori anni della squadra blucerchiata. 

Ivano mi dice: “Sì, ho sentito parlare di lui ma non avevo mai pensato a questa coincidenza, ad ogni modo io e Dario siamo orgogliosi di avere contribuito ai momenti magici della Samp”.

Hai giocato con tantissime squadre, tra le quali la Juventus, quale è quella che ti è rimasta più nel cuore? “Mi basta dirti che i calciatori della mia società vestono i colori blucerchiati».

Quando voi mitici calciatori del campionato 1990 – 1991 avete capito di poter vincere lo scudetto? “Eravamo quindici titolari esperti  più tre ragazzi, avevamo l'età giusta, eravamo consapevoli della nostra forza, giocavamo in una grande squadra, ideata e completata per raggiungere quello scopo, guidati da un grande allenatore con esperienze internazionali ed era l'anno giusto. Quello scudetto era già nostro fin dal girone d'andata e i pochi passi falsi fatti nel corso del campionato non ci avevano mai fatto demordere, in più abbiamo asfaltato tutte le grandi di quei tempi”.

Wembley. “Ti sembrerà un'assurdità ma la vera finale di quella Coppa dei Campioni l’avevamo disputata e vinta a Sofia contro la Stella Rossa, 30.000 tifosi serbi ubriachi e urlanti, armati di mazze, bastoni e quant'altro, noi rintanati nello spogliatoio pallidi come cenci. Pietro Vierchowod va a fare riscaldamento sotto di loro, poi rientra e dice: “Come vedete sono ancora vivo!”. Vincemmo e quegli stessi tifosi inizialmente inferociti alla fine ci applaudirono. Quella sì che fu davvero un’impresa epica”.

Dolenti note, il gol di Koeman nella finale col Barcellona. “Ti spiego come andò. Pagliuca fece un impercettibile movimento col busto verso sinistra per vedere partire la palla, proprio nell'attimo che la stessa veniva calciata da un certo Koeman, abituato a  certe prodezze, un bolide simile era impossibile da parare. Piuttosto, come continua a giurare Invernizzi, il fallo era in nostro favore, io fui sostituito al 72' da lui, mi sentivo bene e non capii quella mossa tattica, però se la fece Boskov avrà senz’altro agito per il meglio, questa è una delle cose che ho capito da quando ho cominciato ad allenare”.

Come avvenne il tuo passaggio alla Samp? “Con il Bologna avevo pianificato il mio avvenire con una clausola che prevedeva che mi sarei potuto affrancare in caso di richiesta di una squadra di mio gradimento. Quando il Dottor Borea mi contattò, accettai di buon grado il passaggio in blucerchiato pur avendo richieste allettanti da squadre importanti, sapevo che la mia scelta mi avrebbe dato grandi soddisfazioni.»

Mi spieghi il perché dello scarso ambientamento di Mikhailichenko? “Mika era un calciatore polivalente che poteva occupare tutte le posizioni del centrocampo grazie alla grande tecnica, lancio e tiro accomunate alla giusta cattiveria agonistica. Era però abituato ad un altro tipo di calcio, non il nostro che giocavamo uomo contro uomo e in più non conosceva la nostra lingua, questo fu l’ulteriore motivo che gli impedì un inserimento più efficace. Posso però dirti che fu un grande uomo e un caro compagno per tutti noi in special modo per il Mancio che aveva caldeggiato il suo acquisto».

Hai conosciuto Francesco Morini? “Quando arrivai alla Juve lui aveva smesso da poco  di giocare ed aveva un ruolo dirigenziale, ma era sempre insieme a noi. La notizia della sua dipartita mi ha dato un immenso dolore; 77 anni il pomeriggio posta una foto e la notte stessa muore!”.

Quale è stato il calciatore più completo col quale hai giocato? “Scirea e Cerezo sapevano fare tutto in ogni zona del campo».

Un aggettivo per Paolo Mantovani. “Unico ed è inutile spiegare il perché”.

Un aggettivo per Giorgio Aiazzone. “Ne uso due: stupendo e solare».

La disponibile partecipazione di Ivano Bonetti mi ha ricordato il dottor Fulvio Bernardini, al quale una volta a Bogliasco, ormai lui non allenava più, feci una domanda tecnica alla quale rispose… poi m’intrattenne per più di mezz'ora disquisendo di calcio. 

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