ESCLUSIVA SN - Tirotta: "Non anteporre mai il risultato sportivo o morale al dio plusvalenza. Non siamo scappati di casa, noi siamo a casa"

Per decenni uno dei volti più noti della tifoseria organizzata blucerchiata. Da alcuni anni opinionista per Sampdorianews.net.
03.06.2018 19:27 di  Enzo Tirotta   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Tirotta: "Non anteporre mai il risultato sportivo o morale al dio plusvalenza. Non siamo scappati di casa, noi siamo a casa"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

In questo editoriale di fine anno scolastico il mio giudizio è quello classico scolastico: "l'alunno è stato promosso ma poteva fare molto di più", per come si è sviluppata la stagione, non in senso assoluto. Però non dobbiamo dimenticarci che abbiamo fatto tanto lo stesso. C'è questo sapore dolceamaro per cui ti rendi conto che forse qualcosina in più si poteva portare a casa.

Quando sei in corsa puoi inciampare, come per esempio è successo a Benevento, e se si prende in considerazione solo una partita, si tratta di un inciampo e basta. Ma gare come Benevento, Udine, Verona, a livello di prestazione e atteggiamento non tanto tattico, quanto mentale, erano tutti episodi da sommare per capire che evidentemente in determinate condizioni qualcosa è venuto a mancare. Sono episodi che si sono verificati anche l'anno scorso, non solo quest'anno, con la differenza che in questo campionato abbiamo proprio ceduto e preso delle imbarcate, mentre l'anno scorso magari perdevamo 2-1, ma la prestazione era la stessa, scialba, a ritmi bassi, quasi come fosse un fastidio a volte.

La cosa più brutta in questa stagione è che le 4 o 5 partite dove abbiamo subìto di più sono capitate nel girone di ritorno, con l'eccezione della gara di Bergamo dove casualmente c'è stato il ritiro. Quei due giorni in più di lavoro insieme hanno dato alla squadra più attenzione e concentrazione, tanto che è stata in grado di ribaltare il risultato vincendo con merito, anche con tante riserve in campo. Penso che le seconde linee della Samp quest'anno non fossero così scarse, ma inserite in una squadra che entra in campo senza la giusta concentrazione, a ritmi bassi, sono andate ancor più in difficoltà. Che le riserve fossero di valore lo si è visto non solo a Bergamo, ma anche all'Olimpico contro la Roma, dove una Samp attenta e mentalmente pronta, anche con le seconde linee ha fatto una grande figura.

L'impressione, alla fine, è stata quella esposta dallo striscione che campeggiava nella Sud "Credeteci quanto ci abbiamo creduto noi", ovvero che la Società, l'ambiente, e talvolta anche certi tifosi, non ci tenessero abbastanza. Forse non tutti ci abbiamo creduto allo stesso modo. Se Ferrero si è risentito per quella frase, allora deve guardare a quello che lui ha fatto, o a quello che la Società ha fatto di potenzialmente decisivo per dare una svolta in occasione di partite cruciali come il Sassuolo. Se ritengono di aver fatto tutto il possibile, lo striscione è ingiusto. Io non credo che sia stato fatto tutto il possibile.

Tra i motivi di critica nei confronti di Ferrero o della Società c'è sicuramente quello di non anteporre mai il risultato sportivo, o il risultato morale, al dio plusvalenza. Spesso prima di una partita, importante o meno, il messaggio che viene mandato è "pagare moneta vedere cammello" o "per meno di tale cifra non se ne parla", mentre non ho mai sentito in questi anni dire "quando sarà il momento parleremo di tale giocatore, per adesso ha appena preso lo stipendio dalla Sampdoria e deve meritarselo". Questo è il messaggio che io mi aspetto dalla Società, senza clamore o urli, "Torreira? Non è ancora tempo di calciomercato, adesso deve pensare alla Samp" questa frase purtroppo non l'ho mai sentita dire, e secondo me è una carenza.

La tensione che si è venuta a creare tra la tifoseria organizzata e Ferrero deriva dall'ennesima dichiarazione sciocca, a cui stavolta è stata data una risposta. Raramente, secondo i miei parametri, gli ho sentito dire cose interessanti, e non sono uno di quelli che erano stati contenti di sentire che in tre anni avremmo vinto lo Scudetto, perché ritengo che ci sia un limite anche alle musse da raccontare alla gente. Già lì era andato oltre, e ogni volta che parla o fa una dichiarazione non riesce mai a legare con un filo se stesso all'ambiente Samp. Se è vero che molti riconoscono i risultati come parametro per giudicare l'operato, io ho parlato non a caso di risultato morale, perché si può anche perdere una partita, ma se non si è dato il massimo non si ottiene nessuno dei due risultati a cui si poteva ambire.

Non si perde occasione per dire scemate, o cose che lo separano ancora di più dall'ambiente Samp, e adesso si è creata una situazione particolare. Uno come Ferrero, che essendo uomo di cinema vive di comunicazione, non può sempre incappare in queste cadute di stile, a volte anche offensive perché, fino a prova contraria, se c'è qualcuno di troppo alla Samp, non sono i Sampdoriani. Non se ne devono andare i "quattro scappati di casa", innanzitutto perché noi non siamo scappati di casa, noi siamo a casa.

La situazione è delicata ma non voglio usare la parola contestazione. Pur non avendo mai discusso in prima persona con chi sta organizzando la manifestazione del 12, la interpreto, più che come una contestazione, come una dimostrazione, magari qualcuno può pensare che cambi poco, per me invece cambia molto. Il mio spirito è quello di dimostrare un pensiero contrario, di dimostrare che c'è differenza tra chi è Sampdoriano e chi non vuole entrare in armonia con l'ambiente Samp. Il mio intento non sarà quello di contestare, ma di dimostrare di essere diverso.

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