Zaza e il futuro: "Dovevo cancellare fin da subito il marchio di testa calda"

Simone Zaza e il Sassuolo, due "matricole" della massima categoria con la voglia di far bene in Serie A e dimostrare di non essere state semplici sorprese del campionato cadetto. L'ex attaccante della Sampdoria, ora in compoprietà tra la Juventus e i neroverdi, si confessa a La Gazzetta dello Sport, cominciando la sua intervista dai consigli datigli dal suo nuovo tecnico Eusebio Di Francesco. "Mi ha spiegato che nel calcio se ti attaccano un etichetta sei morto: dovevo cancellare subito il marchio di “testa calda” - spiega Zaza -.. Penso di aver già vinto questa battaglia. Il mio modello di centravanti? Sicuramente Ibra. Le sue acrobazie sono magie, che a volte provo anch’io. Poi mi piace Cavani. Lo vedi lottare in ogni angolo del campo e se ha la palla giusta non sbaglia. Ibra e il Matador: fisico e piedi buoni.
Un'estate particolare da uomo mercato, quella vissuta dall'attaccante, vissuta nell'unico modo possibile: "Stando tranquillo. Ma non è stato facile. Devo ringraziare la mia fidanzata Federica e il mio amico Francesco. Oltre a mamma Caterina, ho un tatuaggio con la sua immagine. Ora sfiderò la "mia" Juve (al trofeo Tim in programma oggi, ndr). La società bianconera è proprietaria di metà del mio cartellino e credo che qualsiasi giocatore sogni di giocarci. Però “quella maglia” devo meritarla disputando una grande stagione nel Sassuolo. Cosa mi piace della formazione di Conte? Inutile che faccia l’elenco dei campioni della Juve. Chi non conosce Buffon, Chiellini, Pirlo, Marchisio, Vidal, Pogba, Tevez, Vucinic? E potrei continuare. Quello che sorprende dei campioni d’Italia è che riescono a vincere anche quando giocano male.
Ma c'è stato un momento in cui Zaza ha pensato di non riuscire a entrare nel calcio che conta? A questa domanda lui risponde così: "Il periodo più duro è stato quando a diciotto anni l’Atalanta mi mise fuori squadra per sei mesi perché non volevo rinnovare il contratto. Il momento più triste, invece, è coinciso con la retrocessione dell’Ascoli. I miei diciotto gol non sono bastati. Ho vissuto questo risultato negativo come un piccolo tradimento nei confronti della gente che mi ha voluto bene".
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