SAMPDORIA GONFIA LA RETE - Petrangola e poker non pagano. Serve un segnale

08.01.2020 09:13 di  Paolo Paolillo   vedi letture
SAMPDORIA GONFIA LA RETE - Petrangola e poker non pagano. Serve un segnale
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Amiche e amici blucerchiati, benvenuti alla prima puntata della rubrica di Sampdorianews.net riservata al reparto d'attacco. Nel giorno della Befana, la Sampdoria è stata chiamata dal Milan a San Siro, come vittima sacrificale di Ibrahimovic, tornato alla corte del Diavolo dopo anni. Storia già scritta, si diceva con un pizzico di scaramanzia. Tutto apparecchiato per la festa dello svedese. E invece no, ad uscire dal Meazza con il rammarico di non aver portato i tre punti a casa è proprio la squadra di mister Ranieri, merito di poca precisione e freddezza sotto porta. Caprari squalificato, Bonazzoli in panca, le due frecce con cui provare a scardinare la difesa rossonera sono state Quagliarella e Gabbiadini.

Un po' come nella petrangola, antico gioco di carte marchigiano, dove l'importante non è vincere le mani, ma non perderle. Se, infatti, si perdono tre mani, allora si è eliminati dal gioco, finché non rimangono solo due giocatori. Se trasliamo tutto nella sfida di domenica, viene in mente la singolar tenzone tra Gabbiadini e Donnarumma.

L'attaccante numero 23 doriano è, per distacco e mancanza di alternative, il più pericoloso dei nostri. Si procura, entra o si trova in tre occasioni nitide che, col facile senno di poi, potevano voler dire jolly dal mazzo e tre punti. Va bene non chiedere sempre miracoli al suo sinistro, però, perlomeno nella prima occasione, di miracoloso c'è il fatto di non aver silurato il gigante rossonero, già sdraiato al momento del calcio. Il grande rimpianto è proprio questo. Mettere il naso avanti, pur avendo ancora mezz'ora da giocare, sarebbe stato decisivo, vista la pochezza di idee e di gioco di questo Milan. La seconda occasione capita poco dopo, quando ancora il mancino doriano e Donnarumma incrociano le loro strade. Il primo riceve una sponda chirurgica di testa di Linetty, il secondo sceglie perfettamente il tempo d'uscita e oscura la vallata all'attaccante blucerchiato, vanificando con le mani il pallonetto mancino di Gabbiadini. Sulla ribattuta, la palla è ancora per il Doria, ma Linetty allarga per Vieira che ciabatta e trova il difensore milanista a respingere.

La terza e, all'apparenza, più clamorosa, è sprecata quando i minuti sarebbero stati pochi per ribaltarla. Calabria sbaglia il retropassaggio e lancia Gabbiadini che, anticipa l'uscita disperata di Donnarumma, si allarga e scaglia il pallone, a porta sguarnita, al primo anello di San Siro. Lì per lì l'errore sembra clamoroso, ma dal replay si può notare come lo spazio dove indirizzare il pallone e l'angolo di calcio, non siano proprio ideali, pur avendo il portiere alle proprie spalle. Tre occasioni così non si vedevano da un po' e, stando alle regole della petrangola, decretano l'eliminazione dal gioco di Gabbiadini. Così è, perché il Milan si salva e la Samp non vince.

Discorso a parte merita Fabio Quagliarella, che purtroppo inanella un'altra partita opaca e sembra continuare la stagione negativa che lo attanaglia. La cosa che sorprende di più è la quantità di palle in transizione che sbaglia. Sia chiaro, c'eravamo abituati bene, non ne abbiamo praticamente mai visti di sbagliati. In questa stagione, però, sono tante le volte in cui abbiamo visto il Capitano controllare, magari liberarsi dell'avversario per poi sbagliare o misura o scelta del passaggio. Incredibile. Alcune traiettorie, domenica, sarebbero state pericolose, qualora fossero arrivate a bersaglio. Nel primo tempo, con Depaoli lanciato sulla corsia, in un tre contro tre che poteva dar fastidio, Quaglia sbaglia grossolanamente, regalando la palla a Theo Hernandez. Nella ripresa, lancia in controbalzo Gabbiadini. Peccato che il partner di attacco andasse verso la porta e non verso l'esterno, dove la palla è stata scagliata. Peccato, davvero. Bisogna, però, rimanere attaccati a lui e ai suoi numeri, perché, al momento, è lui quello che può ancora fare la differenza. In attesa di un colpo dal mercato anche davanti, per mettere qualità e gol dove mancano come l'acqua.

Perché si potrà anche giocare a carte, ma tirare a non perdere come nelle Marche, o giocare a poker cercando di bluffare, non pagano mai alla lunga. Non si deve mai tirare al minimo sindacale, ma bisogna osare per ottenere i risultati necessari a costruire un obbiettivo. In campo, quello della salvezza, fuori quello della chiarezza e la consapevolezza che senza un segnale dalla società, questa squadra è destinata a foschie e nubi nere.