SAMPDORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - Verticalizzare e dialogare con la trequarti. La strada giusta

La prima vittoria in una stagione che definire iniziata in salita sarebbe un eufemismo ci consente di affrontare il primo appuntamento con la rubrica dedicata al centrocampo incamerando aria dopo un’apnea che è parsa infinita. Restiamo cauti e coi piedi per terra, perché occorre continuità nei risultati per non restare impantanati nelle sabbie mobili della zona retrocessione, ma nel contempo proviamo a ripartire da quanto di positivo visto con il Pescara.
Il denominatore comune del pareggio di Bari e dei tre punti in casa con gli abruzzesi è la conferma del tandem Abildgaard-Bellemo in mediana, affiancati da Depaoli e Venuti. Dopo una serie di esperimenti da parte di Donati in tutti i reparti, fuorché la difesa che, essendo ridotta ai minimi termini, per forza di cose non può consentirne, l’assetto migliore sembra essere stato individuato, a discapito di un Henderson su cui inizialmente il tecnico blucerchiato aveva puntato molto, ma che al momento è apparso troppo “fuoco” e poca testa. L’agonismo è importante, ma lo scozzese ha valicato più volte la linea tra far sentire pressione all’avversario e rimediare gialli ingenui per interventi irregolari evitabili. Ciò che al momento è mancato al centrocampista, che si configura per curriculum tra i più esperti, è la lucidità nel leggere l’azione e la capacità di fungere da punto di appoggio per chi agisce sulla trequarti. Non è una bocciatura – tutti sono e saranno utili in un campionato complesso e con il Pescara è entrato in campo con la mentalità giusta –, ma di certo c’è bisogno di un contributo più efficace da parte sua.
A proposito di esperimenti, in queste sette partite disputate, la composizione del centrocampo è variata molto, probabilmente troppo, prima di trovare una quadra. Quadra che vede la giusta intersezione con la trequarti da quando si è deciso di puntare su due elementi tecnici, rapidi e con personalità come i giovani Cherubini e Pafundi, decisamente più ispirati e incisivi nel dialogare con la punta centrale rispetto a quanto espresso in precedenza da Benedetti o Barak. La mossa di creare superiorità numerica a centrocampo facendo salire Giordano nella ripresa di Samp-Pescara e favorendo gli inserimenti di Depaoli, andato di nuovo a segno, è stata una chiave di lettura fondamentale per dare minore prevedibilità alla manovra.
Numeri alla mano, Ferri è partito due volte titolare, mostrandosi macchinoso, lento e fuori condizione con Modena e Sudtirol, tanto da essersi accomodato in panchina nelle gare successive senza rimpianti. Bellemo e Benedetti sono stati schierati tre volte dal primo minuto, con risultati altalenanti, anche se di Bellemo va sottolineata la crescita da quando è affiancato da Abildgaard (ben diverso, quando di fronte al Modena la mediana formata da Ferri e Bellemo arrivava sempre seconda sulla palla e faticava a ripiegare per dare supporto a una retroguardia in affanno).
L’elemento che si è distinto maggiormente è Abildgaard, diventato inamovibile (6 presenze da titolare in 7 partite). Nell’ultimo match con il Pescara, dopo un primo tempo sotto ritmo e prevedibile, nella ripresa si è dimostrato propositivo, pennellando lanci lunghi che ci hanno finalmente fatto vedere verticalizzazioni e attacco della profondità dopo infinite sequenze di passaggi orizzontali al compagno più vicino. Coriaceo, fa valere centimetri e fisico nei contrasti e si sta ritagliando uno spazio sempre più importante sullo scacchiere tattico blucerchiato.
Come detto, siamo partiti dalle note liete scaturite dall’ultimo secondo tempo disputato, ma con obiettività non possiamo dimenticare quelle dolenti: la rosa è lacunosa e non complementare (e a gennaio la società dovrà rimediare in ogni reparto), si avverte la mancanza di un centrocampista che abbia un passo diverso, che si inserisca con maggiore frequenza, che sappia prendere sulle spalle la squadra e rendere più dinamico un reparto che spesso arranca, stretto in una morsa di prevedibilità, troppo leggero nelle marcature e soprattutto con le idee poco chiare in fase di costruzione del gioco (quante volte chi ha il pallone tra i piedi si trova a fare i conti con movimenti inesistenti da parte dei compagni, che non dettano il passaggio provando a smarcarsi?). La ricetta per trovare continuità passa anche attraverso i piedi di un reparto che, come diceva il buon Vujadin Boskov, riflette il gioco dell’intera squadra.
Ora che è stata individuata la trequarti ottimale, con Pafundi e Cherubini a dialogare con Coda (o in sua assenza, Cuni), è fondamentale che i centrocampisti compiano un salto di qualità: limitarsi al compitino vanificherebbe la presenza di due giocatori rapidi ed estrosi. Servono immediatezza, ricerca della profondità, scambi nello stretto, insomma, accompagnare l’azione per innescare il fronte d’attacco. Perché un cannone senza munizioni resta uno strumento inutile. Per questo compito, teniamo presente anche Barak: l’ex viola non si è calato da subito nella mentalità della categoria, ma possiede le qualità per dare imprevedibilità alla manovra e ha la duttilità per poter svariare. Servirà il 101% da parte di tutti per correggere la rotta e navigare in acque meno burrascose di quelle di queste prime sette giornate.
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