Macheda sull'infanzia: "Mi hanno salvato mio padre, la famiglia e agli amici"

Macheda sull'infanzia: "Mi hanno salvato mio padre, la famiglia e agli amici"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Stefano Orengo
sabato 29 gennaio 2011, 16:15News Doria
di Diego Anelli

Federico Kiko Macheda ha rilasciato un'interessante intervista a Sportweek, l'inserto del sabato del quotidiano La Gazzetta dello Sport, nel quale fa conoscere al pubblico alcuni suoi aspetti personali del passato e del presente. Ecco una parte del servizio:

"Sono cresciuto a Ponte di Nona, periferia romana, estrema periferia. Vedevo ogni giorno ragazzini che si bucavano, altri che spacciavano e i più grandi che si ammazzavano, letteralmente, per strada. Guardavo e pensavo: non voglio finire così".

Che bambino è stato? "Terribile ero un casino".

Se non avesse fatto il calciatore, avrebbe rischiato di finire male? "Forse. Mi hanno salvato mio padre, la famiglia e gli amici stessi. Appena hanno saputo che il Manchester United mi seguiva, hanno iniziato a scansarmi. Per il mio bene, non volevano che uscissi con loro. Mi diceva: guarda, stasera può darsi che ci scappa una cavolata, anche soltanto due cazzotti al bar, perciò è meglio se tu non ti fai vedere. Se arriva la polizia, non vogliamo che ci vai di mezzo".

Oggi li vede ancora quei ragazzi? "Sempre. Purtroppo uno di loro adesso è in carcere, un altro agli arresti domiciliari fino a settembre".

Ora che è famoso, prova imbarazzo a incontrarli, o che si sappia che li conosce? "E perchè a loro voglio bene".

E da parte loro? Problemi a frequentarla? "Nessuno, anche perchè io non li ho mai fatti sentire diversi da me. Tratto i miei amici di borgata nella stessa maniera di quando eravamo bambini. E' cambiata solo una cosa: adesso che ho i soldi, li prendo tutti con me e li porto a ballare o a cena".

Mai nessuno che abbia cercato di approfittare della sua generosità? "Mai. Mi hanno sempre fatto mille domande, sul calcio, tranne una: quanto guadagno".

Si fidanzerebbe con una velina o una letteronza? "Per come sono fatto io, no. La mia compagna si chiama Martina, andavamo a scuola insieme e il suo pregio migliore è la semplicità".

Vivete insieme? "Sì, mi ha appena raggiunto a Genova. A Manchester stava con me e il resto della mia famiglia. Mamma le ha insegnato a cucinare".

Tra tutti i calciatori italiani che hanno lasciato l'Italia per l'estero più o meno alla sua età, lei è l'unico ad avercela fatta, ad alto livello, perchè? "Non è facile emergere tra tanti altri, più o meno forti come te, che però hanno il vantaggio di essere del posto e quindi di conoscere la lingua ed essere abituati a tutto, dai metodi di allenamento al clima".

Tornando in Italia, ha ritrovato qualcosa cui non era più abituato? "No. Inghilterra e Italia sono troppo diverse per essere paragonate. Non c'è un meglio o un peggio".