Gastaldello: "Se vede volontà e spirito giusto, la tifoseria della Sampdoria non ti abbandona mai"
L’ex capitano blucerchiato Daniele Gastaldello ha parlato dei suoi trascorsi alla Sampdoria nel corso di una lunga intervista al canale L’Angolo di Dora:
"Il mio arrivo alla Sampdoria? Quell'anno il Genoa lottava per la Serie A e Gasperini mi contattò e mi disse ‘se andiamo in A vorrei che venissi a giocare qui’. A fine campionato io andai in vacanza, e un giorno mi chiamò il mio agente per dirmi che stava andando a Genova per firmare… ma per la Sampdoria! Disse che il Genoa non si era più fatto sentire, invece la Samp mi voleva a tutti i costi. Era una piazza importantissima, e poi è la squadra a cui tutt'ora sono più legato. Il fulcro della mia carriera è stato a Genova con la Sampdoria.
Marassi è uno degli stadi più calorosi in Italia, la gente la senti lì attaccata, che ti spinge… è uno stadio bellissimo. Lì ho vissuto anni belli e anni brutti, momenti positivi e negativi, gioie e dolori, ho vissuto tutto. Non ho vinto lo scudetto, ma ho vissuto la Champions League, l'Europa League, una retrocessione, una promozione, ho giocato una finale di Coppa Italia… le emozioni lì penso di averle vissute quasi tutte. L’ambiente Samp mi manca ancora adesso, perché è un ambiente sano, riporta Sampdorianews.net, una tifoseria spettacolare, calorosa, esigente, ma che ti trasmette tanto. E, soprattutto, se vede in te la volontà e lo spirito giusto, non ti abbandona mai, mai. Basta vedere quello che stanno facendo in questo momento, il momento storico peggiore per il club, e loro sono sempre lì a incitare, a spingere. Io sono molto legato a quei colori, alla maglia, alla città, e soprattutto alla tifoseria, perché quello che mi hanno trasmesso quei ragazzi, secondo me, è difficile trovarlo in altre squadre.
Il preliminare di Champions? È stato uno dei momenti più alti della mia carriera, ma anche dei più brutti… io ho pochi rimpianti nella mia carriera, ma l’unica cosa che cambierei sono gli ultimi 10 minuti di Sampdoria-Werder Brema. Vincevamo 3-0, eravamo qualificati ai gironi, e abbiamo preso gol a pochi minuti dalla fine, un gol che si poteva evitare e che ha compromesso la qualificazione. Quello è stato un grande dolore sportivo. Ma sentire quella musichetta dal vivo è stata una bella cosa!
La Sampdoria è stata anche la fucina di molti campioni. Mentre a Siena ho giocato con campioni già in età matura, a Genova ho giocato con ragazzi, come Icardi, Mustafi, Romagnoli, che crescendo sono diventati campioni, o giocatori di livello importante. Quando arrivi a giocare nella Sampdoria, proprio come dice la canzone, c’è un filo che ti lega a quella realtà… avverti una sensazione diversa rispetto ad altre piazze, perché capisci l’amore che prova il tifoso della Samp per la propria squadra, e riesce a trasmettertelo sempre, non solo durante le partite. La dimostrazione è che tanti di quei ragazzi sono ancora legati alla Sampdoria.
Le cause della retrocessione del 2011? Dal punto di vista sportivo ci fu un cambio di allenatore, le partenze di due calciatori importantissimi per noi, e poi ci fu un fatto extra campo, la malattia di Riccardo Garrone, a cui subentrò il figlio Edoardo. Lui cercò di sistemare le cose, ma all’inizio non andò bene. Riccardo era un signore, ricordo che quando veniva alle partite avvertivi la sua presenza, era una persona che quando parlava sapeva usare parole dirette ma giuste, una persona degna di rispetto. Credo che al calcio di adesso manchino persone come lui.
L’anno della risalita? Ho un aneddoto: l’ultimo giorno di mercato estivo mi chiamò la Juve, mi voleva in prestito secco, avrei dovuto lasciare la Sampdoria quando eravamo appena retrocessi, e io non me la sentii. Non lo nascondo, fu una decisione difficile. Fu dura rifiutare, ma dissi di no, prima di tutto perché la Juve voleva prendermi per un anno in prestito, e mi sembrava un comportamento irrispettoso verso la società Sampdoria, che mi aveva sempre trattato benissimo. Anch’io ero retrocesso, anch’io avevo fatto sbagli, e volevo dare una mano a tornare in Serie A. Il destino ha voluto che quella Serie A ce la siamo presa all’ultimo secondo, lottando, e non è un caso se nella finale ho fatto doppietta. Quella scelta è stata ripagata".
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