DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE: alla ricerca del tempo perduto

Rubrica settimanale di approfondimento sul centrocampo blucerchiato
17.09.2019 09:39 di Serena Timossi Twitter:    vedi letture
DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE: alla ricerca del tempo perduto
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Terza sconfitta, altre due reti incassate e nessuna all’attivo. Il bilancio della Samp al San Paolo non è roseo, anche se l’elettroencefalogramma piatto delle prime due giornate di campionato ha mostrato timidi segnali di ripresa.

Volendosi aggrappare a questi ultimi, cominciamo la nostra analisi settimanale del centrocampo blucerchiato soffermandoci sui benefici che il cambio di modulo potrebbe portare dopo il rodaggio in terra partenopea.

L’idea di Di Francesco di abbandonare un pretenzioso 4-3-3 in favore del 3-4-1-2 ha portato maggiore densità a centrocampo, nel tentativo di alleggerire il peso che grava sulle spalle di una difesa ancora incerta nei movimenti e nelle interpretazioni dei singoli. La coppia Ekdal-Linetty - scelta obbligata vista l’assenza dello squalificato Vieira e dell’infortunato Jankto - si conferma la meglio assortita: il polacco fa legna, lo svedese prova a riordinare le idee, rese meno confusionarie dall’assenza di un Vieira ancora acerbo e, probabilmente, poco incline per caratteristiche ad una coesistenza con il metronomo del quale fino alla scorsa stagione era la riserva.

Prestazione dei due più convincente nella prima frazione, rispetto ad una ripresa in cui la squadra ha abbassato troppo il baricentro, prestando il fianco alle incursioni del Napoli senza riuscire a ripartire. Tuttavia, una lancia a favore dei centrocampisti blucerchiati va spezzata: l’azione non parte più dalla difesa come nell’era giampaoliana, i difensori sono meno abili nel giro palla e occorre abituarsi ad un nuovo modo di interpretare la gara.

Proprio le ripartenze sono state la nota più lieta della prima parte di gara, propiziate da un Quagliarella pronto a sacrificarsi per duettare con il centrocampo e da un Rigoni che ha mostrato buona visione di gioco, non disdegnando la giocata di prima, anche se ha peccato di freddezza a tu per tu con Meret.

Il tasto dolente resta lo sviluppo dell’azione sulle fasce: la scelta obbligata di una squadra più abbottonata, con Murru e Bereszynski sulle corsie esterne per dare supporto alla retroguardia, ha fornito una maggiore stabilità rispetto alla goleada subita con il Sassuolo, ma ha penalizzato le incursioni di Murru, andato al cross col contagocce, mentre il polacco era impegnato soprattutto nel cercare di contenere la pressione dei padroni di casa.

Un appunto su Léris: l’ex clivense, subentrato nella ripresa, mostra gamba ma non ancora testa. Prova a proporsi, ma risulta confusionario al momento dell’ultimo passaggio, quasi corresse a testa bassa perdendosi i movimenti dei compagni. E’ presto per dare un giudizio tranciante, ma necessita di essere disciplinato tatticamente per essere incisivo.

Il ciclo di ferro continua con il Torino, alla ricerca del goal, della mentalità (quella che porta a non sciogliersi come neve al sole dopo uno svantaggio) e del tempo perduto. Inteso non solo come tempi di gioco a centrocampo da ritrovare, bensì soprattutto come tempo perso ad attendere invano innesti e cambi al vertice, insistendo probabilmente troppo a lungo su un modulo senza gli interpreti adatti.

Il mister ha compiuto il primo passo, ora anche dai singoli ci si attende qualcosa in più. Senza i facili alibi forniti dal calendario ostico e dalle diatribe societarie, prima che sia troppo tardi per recuperare attimi preziosi.