1946: il pavimento alla "veneziana" e il "pristal"

La rubrica storica targata Sampdorianews.net
23.02.2019 19:46 di Guido Pallotti   vedi letture
1946: il pavimento alla "veneziana" e il "pristal"

Premetto che la prima partita che vidi allo stadio fu un derby nell’ottobre 1949 giocato in casa del Genoa e che vincemmo 0 – 1 con gol di Bassetto; il capitano era il centromediano Bertani. Non ne vidi più nessuna fino all’inizio del campionato 1952 – ’53, Sampdoria 0 Napoli 0, capitano Bassetto. 

Tenendo conto che la televisione in Italia iniziò i programmi nel 1954, i miei ricordi fino al ’52, dei visi e fisici dei giocatori del campionato italiano si basano sulle figurine di ogni tipo addirittura sulle caricature degli stessi calciatori (digitare su google “Figurine di calciatori del dopoguerra). Noi ragazzi collezionavamo le figurine dei calciatori e pure dei ciclisti, ma scriverò soltanto dei primi, le ritagliavamo, sforbiciando attorno alla protezione di sughero, all’interno alle grette (i tappi delle bibite gassate), per poi fare, da soli oppure contro un avversario, le partite. 

Il pavimento di casa alla veneziana era l’ideale per lo scivolamento dei tappi metallici, il pallone era un problema perché non poteva essere, per esempio una biglia, poiché sarebbe rotolata troppo. Esisteva una materia rigida che si chiamava “pristal”, e trovai  dentro una confezione di dentifricio, una scatoletta rotonda di quel materiale, che conteneva delle pastigliette al fluoro e il coperchio della stessa, pur essendo un pochino sproporzionato per grandezza, aveva però il pregio di scivolare velocemente, quindi bastava regolare la forza della biccelata, (s’incastrava l’unghia del pollice sotto indice piegato a uncino), e si regolava la forza del rilascio: forza minima, se si voleva fare un passaggio corto - media per un lancio lungo – forte per un tiro. 

Si tracciava il campo, identico a quelli veri, le porte si formavano con due grette rovesciate, intanto il gioco era soltanto rasoterra, infine si schieravano le squadre col WM. Due terzini con in mezzo il centromediano, i due mediani con le due mezze ali formavano il quadrilatero centrale, fra le due ali si poneva il centrattacco. Se si prova a tracciare una riga obliqua ascendente: dal terzino destro (n°2) al mediano destro (4), da lì scendere al centromediano (5), quindi risalire al mediano sinistro (6) e ridiscendere al terzino mancino (3), si presenterà una grossa M. 

Ripetere l’operazione: ala destra (7), riga a scendere sulla mezz’ala destra (8), salire sul centravanti (9), scendere sulla mezz’ala sinistra (10) e salire sull’ala mancina (11), si avrà una grande W con sotto la M. Personalmente, partendo dal WM e seguendo tutte le modifiche, credo di avere capito le varie evoluzioni tattiche del gioco del calcio. Si sorteggiava il campo e cominciava la partita con i due tocchi, dal 9 all’8 o al 10. A due tocchi erano pure le punizioni e i corner. La punizione avveniva quando la gretta scontrava una di quelle avversarie, spostandola di almeno 3 dita. Le rimesse laterali e quelle dal fondo erano ad un tocco. 

Il rigore c’era quando lo spostamento, all’interno dell’area grande, era di 2 dita o più; al momento dell’esecuzione del penalty, chi lo subiva, poteva, tenere il dito premuto all’interno della gretta del portiere e spostarlo lungo la linea della porta, ma solo dopo che si era mosso il pseudo pallone. L’abilità di chi tirava il penalty consisteva nel colpirlo quasi di striscio, di modo che andasse dalla parte opposta da dove, in base alla posizione della mano, sembrava essere destinato. Come nel calcio giocato, chi muoveva il portiere battezzava un angolo, perciò le possibilità di realizzare il gol erano inferiori nella squadra che ne usufruiva, perché oltre alla possibile parata, c’era pure quella che il tappetto di pristal, andasse fuori o colpisse uno dei due pali.

Personalmente non vedevo l’ora che, la settimana prima dell’inizio del campionato, uscisse il “Calcio illustrato”, con le foto di tutte le squadre, sei giocatori in piedi e cinque accosciati, dei quali, col sistema spiegato, ritagliavo i visi dei calciatori. L’inconveniente era che essendo le pagine fronte retro, dovevo eliminarne la metà, strano a dirsi non scartavo mai il Genoa, ammesso che avesse sul retro una squadra occasionalmente in serie A: Pro Patria, Legnano, Novara, Modena ecc. Quindi: Milan, che mi piaceva perché avevo nella mia cameretta, la foto grande (poster), ricavata in precedenza dalle due pagine centrali dello stesso giornale, del mediano Annovazzi, poi Inter, Juventus, Torino, Sampdoria, Genoa, Bologna, Roma, Lazio, Napoli. Per avere queste dieci squadre arrivavo a rinunciare a qualcosa d’altro e compravo un altro “Calcio Illustrato”.

Ho scritto tutto questo pastrocchio, per rammentare come noi ragazzini allora, avessimo una manualità importante, nel sapere costruircele da soli, a pochissimo prezzo, le cose con le quali giocare; in più per riempire il pezzo dei capitani della Sampdoria, per i quali, fino al 1952, che come ho detto avevo visto soltanto una partita, ricorrerò alla documentazione cartacea da me, sempre collezionata, che mi riporta alla mente bei ricordi.

BRUNO GRAMAGLIA: a guerra finita era un giocatore dell’Andrea Doria e assistette alla fusione con la Sampierdarenese: mediano sinistro, biondo e ben strutturato, nato a Genova nel 1919 e deceduto a Rapallo nel 2005, probabilmente la sua genovesità l’aveva designato ad essere il primo capitano della neonata Sampdoria. Dopo 3 stagioni con la maglia blucerchiata, nel 1949 ritornerà al Napoli, dove era già stato dal ’38 al ’43, rimanendovi altri 6 anni, fino al termine della carriera. Nel campionato 1943 – ’44 vinse lo scudetto, giocando nello Spezia, nel campionato Alta Italia. Lasciò la fascia di capitano a:

LUIGI BERTANI: varesotto classe 1921, passa dalla Pro Vercelli alla Sampierdarenese nel campionato anomalo 1945 – ’46. Dopo la fusione disputa il primo campionato disputando soltanto 9 partite, sostituendo Borrini, nel successivo si impone come centromediano, invertendo i numeri, saranno 27 le sue presenze e 11 quelle di Borrini. L’anno successivo, l’ultimo di Gramaglia come capitano, Bertani sarà in campo per 35 partite, 34 il campionato dopo. 27 soltanto scambiandosi le maglie 4 e 5 con Ballico. Fu questo l’ultimo campionato di Bertani nella Sampdoria che lo cedette al Livorno in cambio di Fommei.