Una disfatta europea: riflessioni a cuore aperto tra campo e mercato

Giornalista Pubblicista. Direttore e ideatore di Sampdorianews.net, fondato 12 novembre 2008. Direttore Responsabile TMW Sampdoria. Collabora con Alfredopedulla.com, Radio19, Primocanale, Radio Sportiva, TMW Magazine, TuttoEntella.com.
02.08.2015 11:24 di Diego Anelli   vedi letture
Una disfatta europea: riflessioni a cuore aperto tra campo e mercato
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Oggi è il mio compleanno e mi sarei atteso un bel regalo da parte della nostra Sampdoria in quel palcoscenico europeo che da sempre inserisco tra i  massimi e prestigiosi obiettivi raggiungibili. E invece giovedì sera abbiamo assistito ad un qualcosa impossibile da immaginare, una serata da incubo, uno scempio al quale però è doveroso che qualcuno ci fornisca spiegazioni chiare.

Potrei fare la lista degli aspetti che mi hanno lasciato sbigottito, amareggiato e seriamente preoccupato. A Torino la Sampdoria ha subito una delle più grandi umiliazioni della propria storia, la più pesante in competizioni europee, nel post gara era inevitabile toccare con mano la delusione e il disagio, ma probabilmente sensazioni lontane anni luce da cosa hanno provato e stanno tuttora provando i tifosi, gli unici a salvarsi, a non mancare mai né in termini di tifo, né di presenze, nonostante la distanza, le ferie, la diretta tv e gli impegni lavorativi. Una parte del Ferraris blucerchiato è migrato all'Olimpico di Torino per sostenere una squadra entrata in campo invece svuotata sotto ogni aspetto.

La Sampdoria ha iniziato a lavorare con largo anticipo rispetto alle altre formazioni della massima serie proprio per preparare al meglio sotto l'aspetto fisico il primo scontro nei preliminari, soltanto il tempo potrà rivelare la bontà e l'efficacia del lavoro svolto in ritiro, ma la prima gara ufficiale ha messo in evidenza una squadra eccessivamente imballata, perfino indietro rispetto alle più legittime aspettative. Come se non bastasse non si è intravista la pur minima bozza di gioco, identità tattica con elementi fuori posizione e continua ricerca del modulo più adatto. Non va scordato come abbia dato pesantemente fastidio la sensazione di “ammirare” un 11 privo di quella grinta che non andrebbe mai persa, soprattutto quando l'avversario, seppure tecnicamente modesto, prevale fisicamente.

Era una delle gare dell'anno al pari delle altre partite che avremmo desiderato affrontare per raggiungere l'obiettivo girone Europa League, invece sembrava aver fallito una normale gara di campionato. Qualcuno ha paragonato la debacle interna del Vojvodina in campionato con la disfatta blucerchiata all'Olimpico, ma a mio parere si tratta di un confronto che non sta in piedi nemmeno per una frazione di secondo. I serbi possono benissimo aver sottovalutato l'avversario, oppure essere scesi in campo mentalmente scarichi, non è una cosa positiva certamente, ma almeno loro fin da subito hanno avuto le idee chiare, fissando priorità ben determinate. L'Europa League davanti a tutto, dopo aver superato già due turni preliminari erano ben consapevoli che la Sampdoria rappresentava un avversario tecnicamente superiore, ma superarci avrebbe significato trovarsi ad un solo passo finale dal sogno girone. Recuperare in campionato è sempre possibile, restare in gioco per l'Europa dopo una serata imbarazzante rappresenta invece un'autentica impresa.

Fisicamente imballati, mentalmente scarichi, assenza di determinazione con i cartellini gialli rimasti un tabù, confusione tattica, ma non dimentichiamo le scelte nell'11 iniziale. È impossibile da comprendere la scelta di posizionare Palombo centrale in una difesa a 4. Parliamoci chiaro. Angelo, come tutti i suoi compagni, è stato autore di una prova inguardabile, fisiologicamente è in calo di rendimento e con gli arrivi di Fernando e Barreto andrebbe considerato un'alternativa in panchina, ma schierare un centrocampista di 34 anni al centro della difesa in una delle gare più delicate della stagione contro attaccanti veloci e fisicamente anni luce più avanti nella preparazione rappresenta una colpa, un errore del diretto interessato, o di chi ha deciso di schierarlo in quel ruolo? Giusti i fischi nei suoi confronti al momento dell'uscita dal campo se derivano soltanto da quella serata, ma da tempo, spero di sbagliarmi, ho la netta sensazione che i suoi 2 anni e mezzo a buoni livelli, sotto le gestioni Delio Rossi e Mihajlovic, abbiano dato fastidio a chi non avrebbe voluto più vederlo indossare la nostra maglia già da 5 anni. Nell'ultima stagione in casa con il Sassuolo, contro il quale offrì una prova negativa, è stato sufficiente che si avvicinasse ad un compagno al momento della  battuta di una punizione per far piovere una marea di fischi da una parte del Ferraris. Giustamente i capitani vanno criticati nei momenti più bui finchè restano qui, una volta che salutano la truppa non si può più far nulla, basta mantenere la memoria da elefanti.

Quando le critiche sono costruttive e corrette sono le benvenute, ma se sono prevenute e  bisogna sempre trovare lo stesso capro espiratorio che si chiami Tizio, Caio o Sempronio, chiunque esso sia, non è il massimo per fare quadrato. Si vince e si perde in 11, perde anche chi esce dopo una prova deludente ma viene ignorato, oppure chi esce ma si fa trovare già nel posto della sostituzione proprio per non dare nemmeno il tempo alla gente di dedicargli fischi sonori. Per giocare nella Sampdoria la qualità non basta, occorre tanta personalità,  sennò le premesse vengono portate via dal vento. La decisione di schierare Palombo al centro della difesa è inspiegabile, la debilitazione di Regini e Coda (ma a quanto pare lo era anche Palombo impiegato dal 1' e Regini nel finale leggendo l'intervista di Zenga a La Repubblica), oltre all'assenza prolungata di Moisander non basta per spiegarla. Contro il Vojvodina sono state gettate al vento 99% delle chance europee, ma sono stati bruciati alcuni elementi della rosa. Non soltanto Palombo è difficilmente riproponibile a tali condizioni, ma lo stesso Salamon, il quale farebbe benissimo a chiedere la cessione. Il polacco è rientrato alla Sampdoria dopo la buona annata di Pescara con la dichiarata intenzione di ritagliarsi il giusto spazio, altrimenti si sarebbe guardato altrove. E così sarà costretto a fare. Un altro elemento destinato probabilmente a cercarsi un'altra sistemazione sarà Mesbah, il quale sarebbe potuto risultare anche utile dinanzi ad un'emergenza difensiva di tali dimensioni.

Rischiamo di fare gli stessi discorsi di 5 anni fa ma purtroppo non possiamo evitare di farli. Si parla ciclicamente di organici da rafforzare soltanto ad obiettivo raggiunto,  i gironi di Champions, o Europa League. Anche se tale disfatta era inimmaginabile, la Sampdoria invece avrebbe sempre avuto il dovere di presentarsi ai nastri di partenza con una formazione almeno all'80% già definita, senza doversi presentare con una panchina non all'altezza, praticamente priva di attaccanti e centrocampisti, fatta eccezione per i giovani Bonazzoli ed Ivan. Non possiamo affrontare il primo test europeo avendo disputato test amichevoli contro avversari non di adeguata caratura e senza alternative, senza una prima punta di ruolo, d'area di rigore, senza centrocampisti fisicamente possenti e dinamici. Non ho compreso le partenze di Acquah, Rizzo e Duncan, soprattutto la cessione di quest'ultimo potrebbe rappresentare un grosso motivo di rimpianto, come poteva essere gestita meglio la posizione di Munoz se le caratteristiche di Salamon davvero non convincevano fino in fondo. La situazione di Okaka era particolare, un contratto in scadenza nel giugno 2016, un rinnovo ormai non più praticabile, le parti ormai lontane, l'esigenza condivisa di trovare un'altra collocazione. La destinazione Anderlecht ha accontentato tutti, ma le tempistiche non sono andate a favore dei blucerchiati, rimasti soltanto con Eder e Muriel, entrambi fisicamente da recuperare al top, per far male alla Vojvodina.

Si parla come sempre molto di rinforzi che sarebbero in procinto di arrivare. In questo momento bisogna evitare di trasformarsi in un porto di mare, con gente che va e viene con eccessiva facilità. Occorre mantenere la lucidità e la consapevolezza che l'organico vada rafforzato non con elementi di medio livello, bensì di grosso spessore, altrimenti cambierebbe la forma, non la sostanza. Nel mio precedente editoriale esternavo il mio pensiero sul possibile ritorno di Antonio Cassano. Da anni l'avrei sognato, ma in questo momento posso ritenerlo utile, ma non esattamente la soluzione più congeniale per le necessità della Sampdoria, che ha bisogno subito di rinforzi importanti, probabilmente però con un'età anagrafica, una prospettiva e caratteristiche differenti. Va però fatta una considerazione fondamentale. Nelle ultime settimane seguendo come sempre le indiscrezioni di mercato, non ho letto nemmeno un nome di attaccante in grado di farci davvero compiere il salto di qualità, di garantirci sulla carta quei 15 – 20 goal, tranne forse Denis ma di qualche anno fa e dinanzi ad altre condizioni econimiche, indispensabili per far sì che una stagione preoccupante possa trasformarsi in un'annata tranquilla in grado, perchè no, anche di regalarci soddisfazioni particolari. Beh, a queste condizioni, dinanzi a tali alternative vado a piedi a prendere Antonio Cassano, senza scordare che in ogni modo tale organico avrebbe anche assolutamente bisogno di un Bomber con la B maiuscola, un rapace, un cecchino d'area di rigore, una vera prima punta con il giusto feeling con il goal.

Concludo soffermandomi sulla posizione di Walter Zenga. La serata di giovedì resterà purtroppo indelebile nelle memorie dei tifosi e nella storia come uno dei momenti più vergognosi dal 1946 in poi, impossibile negarlo, come non si possono nascondere le gravi responsabilità della guida tecnica. Al tempo stesso sembrava e sembra difficile pensare ad un ribaltone dopo soltanto una gara ufficiale, anche se ha seriamente compromesso uno dei principali obiettivi stagionali. A meno che, al di là della volontà esternata dai tifosi, qualcuno più vicino alle questioni tecniche non consideri la situazione attuale un qualcosa da risolvere il prima possibile. Questo potrebbe essere generato soltanto dall'eventuale constatazione che le preoccupazioni generate sotto il profilo fisico, in termini di gioco espresso, identità tattica e feeling con la rosa siano realmente esistenti. Non ho compreso fino in fondo la scelta della guida tecnica post Mihajlovic, se a Novi Sad non si avessero reali segnali di una netta inversione di tendenza sotto ogni punto di vista, a prescindere dal compimento di un autentico miracolo sportivo, non avrei nulla da dire contro la società nel caso in cui si decidesse di affidarsi ad un altro tecnico.

L'importante è rendersi conto che si è ancora in tempo per rimediare, ma, una volta compiuto quel passo, non si può più tornare indietro, non si potrebbe più sbagliare. Montella è destinato a restare un sogno, Donadoni riscontra gradimenti alternanti nella piazza, Prandelli sarebbe una scelta ambiziosa ma non facilmente realizzabile. Nelle ultime ore ha preso quota un clamoroso ritorno di Delneri, il quale sinceramente non accende i miei entusiasmi e richiede una rosa perfettamente modellata al suo 4-4-2. Personalmente ritengo chiusa la sua esperienza alla Sampdoria con il raggiungimento del quarto posto e la decisione di non restare in blucerchiato. Dal 2010 solo fallimenti, compreso il periodo alla guida del Genoa. Occorre la miglior guida possibile che, al tempo stesso, sia probabilmente favorevole al ritorno di Cassano. Mi piange il cuore a pensare che tali riflessioni vengano fatte quando al 2 agosto rischiamo di aver già detto addio all'Europa al termine della prima annata nella storia con Milan e Inter fuori dalle Coppe. La Sampdoria merita sempre rispetto, se il mero e dannoso provincialismo di arrivare sopra i rivali cittadini diventa l'obiettivo stagionale non mi interessa, non porta da nessuna parte, non regala gioie autentiche, come tanto meno gli sfottò nel cielo. Noi siamo Sampdoriani e dobbiamo guardare più in alto, volare più in alto, ma solo per trionfare.