IL SAMPDORIANO - Zero alibi a chi va in campo
Visto il calendario che ci aspetta prima del derby, rischiamo un inizio pessimo, se non peggiore dell'anno scorso. A distanza di un anno va fatta una premessa doverosa. Probabilmente tutti abbiamo capito di smettere di dare alibi a chi scende in campo; un anno fa sarebbero stati influenzati da chi non ha comprato la società, da tutte le dinamiche societarie che ben conosciamo tuttora, dalle responsabilità dell'allenatore scelto in estate, da un mercato deficitario che aveva fortemente indebolito la squadra ma non da renderla incapace di tenersi almeno tre avversarie alle spalle e ritenuta già retrocessa prima di Natale, dalle “pressioni” dell'ambiente. Del resto, esattamente come al ristorante, il conto si paga alla fine.
Magra consolazione intendiamoci quando ti chiami Sampdoria, ma bisogna essere realisti. Per mesi tutti quanti, o quasi, abbiamo giustamente evidenziato i meriti di mister Ranieri, il quale ha deciso di prendersi in carico una patata super bollente con tutti i rischi del caso. E' riuscito a salvarci con ben quattro turni di anticipo, un miracolo sportivo considerando la partenza, gli errori compiuti sul mercato estivo e invernale, le difficoltà incontrate lungo un cammino già estenuante e reso quasi infinito a causa della terribile pandemia.
In questo momento rischiamo di aver a che fare con la sensazione di bruciarci la carta Ranieri, con la squadra che non lotta, non corre in modo compatto, non ci crede come aveva dimostrato anche e soprattutto nel post lockdown. Chiunque sbaglia, chiunque può aver optato per moduli, scelte nell'11 titolare, o sostituzioni col senno del poi sbagliate, solo chi non fa nulla si ritiene esente da errori. Al tempo stesso è però giusto sottolineare come nessuno improvvisamente diventi un allenatore in grado di fare solo danni, o non aver più in pugno il bandolo della matassa. Il Ranieri dell'altro ieri, il Ranieri di ieri, il Ranieri di oggi e il Ranieri di domani sono la stessa persona, esattamente chi ci ha salvato, punto. Percorrere la strada dell'improvvisa presunta incapacità è semplicemente la moda dei folli, tendenti ad individuare un colpevole sbagliato. Detto ciò, è altrettanto opportuno evidenziare come anche i ritardi nella costruzione della squadra rappresentino un dato di fatto incontrovertibile; purtroppo diverse carenze tecnico – tattiche non sono state colmate e sarà difficile riuscire a colmarle tutte nei pochi giorni di mercato rimasti, ancora di più avendo a disposizione un budget ridotto.
Tutto vero, ma arriviamo anche al dunque. Chi scende in campo? Chi si è fatto prendere a pallonate tra le mura amiche per diverse fasi dell'incontro da una squadra ammazza campionato in B e super organizzata, ma pur sempre il neopromosso Benevento? Saremmo anche poco buoni, ma così tanto da fare una figuraccia simile, peraltro in uno scontro diretto per la salvezza perso in casa che può risultare pesante nel prosieguo della stagione? Prima della gara avremmo fatto cambio tra le due formazioni? Si può anche perdere, ma lottando, correndo, giocando da squadra, collezionando palle goal, aggrappandosi alla sfortuna / carenze quando colpisci dieci pali, il portiere avversario è premiato come il migliore in campo e la porta pare stregata, quando perdi per un'autorete. Niente di tutto questo si è visto ieri.
Non è bastato nemmeno che ci regalassero un goal assurdo nei primi minuti di gara, trovassimo poco dopo il raddoppio sulla prima perla di Candreva in versione assist-man e Audero diventasse finalmente decisivo in senso positivo. Da quel momento abbiamo subito per gran parte della sfida, arrivando sempre secondi sul pallone, non giocando di squadra, con gli attaccanti i primi a non pressare come si dovrebbe, i centrocampisti a non sfondare quasi mai sugli esterni e ad andare a vuoto in interdizione, i difensori a collezionare retropassaggi e mancate diagonali da farci strappare i capelli. Presunzione in qualcuno credendo di aver a che fare con una squadra materasso e andare a riposarsi per 70', leziosità come fossimo il Brasile, troppa gente interessata a fare il compitino, a gestire il non gestibile, troppa gente forse predisposta a vivere di rendita sulle cinque vittorie ottenute su sei gare che ci hanno evitato l'inferno oppure sul proprio curriculum.
Se qualcuno non se ne fosse accorto tra chi scende in campo, la stagione è ripartita, la squadra ha le capacità per potersi salvare purchè si ricordi di essere tale, in questo momento della Sampdoria abbiamo solo il nome e la maglia che indossate, purtroppo la storia e il blasone non fanno classifica. Dimostrate di onorare la nostra casacca, con il sudore, il massimo impegno e i giocatori di maggiore tecnica non perdano tempo a risultare decisivi per risollevarci. I limiti tecnici in alcuni casi sono evidenti, ma figure simili non sono accettabili.
Chi non ce la fa più, o chi non si sente più parte integrante della squadra, o chi ha la testa da un'altra parte, tolga il disturbo prima del 5 ottobre. Chi resta dovrà dare il 110%, senza i nostri ringraziamenti, perchè è solo un vostro dovere. E se il mercato ci regalasse qualche altra gradita sorpresa, ben venga.