IL SAMPDORIANO - Palle quadrate e vincere per quel settore ospiti deserto ma gremito
Se iniziassi questo articolo partendo dalle mancate campagne di rafforzamento negli ultimi due mercati con soldi investiti su elementi non all'altezza, dalla telenovela societaria che ha avuto più puntate delle maggiori soap opera sudamericane, dagli errori compiuti dallo staff dirigenziale, sarebbe come partire dalla prefazione per sintetizzare la trama di un libro di mille pagine. Una riga potrebbe essere eccessiva, capitoli e capitoli rischierebbero di risultare sinonimi di telegrammi.
Mentre circolano in alcuni media indiscrezioni relative a presunti rinnovi dietro le quinte, per i quali a mio modesto punto di vista non si dovrebbero intravedere nemmeno con il binocolo vista la situazione in cui si ritrova questa Sampdoria, soffermiamoci unicamente sul campo. Iniziamo con alcune premesse doverose. Il post pandemia rappresenta una situazione di eccezionale gravità, più unica che rara, ha inevitabilmente spiazzato e colpito ogni squadra, Sampdoria in primis considerando il numero di contagiati. Riprendere senza pubblico, con il caldo estivo, senza tre mesi di attività agonistica completano uno scenario di elevate difficoltà, vale per tutti.
Se perdere a San Siro, anche se il primo tempo vissuto da spettatori non paganti beh anche no..., ci può stare benissimo, all'Olimpico con qualche titolare in più e lo spirito battagliero di chi deve crederci ed è pronto a lottare abbiamo visto un'altra Sampdoria, uscita immeritatamente sconfitta. Temevamo una goleada, una partita mai messa in discussione, invece sono servite due perle di Dzeko e le nostre dormite difensive, quando meno te l'aspetti, a punirci e farci tornare a Genova con un pugno di mosche in mano. Grande il rammarico, perchè se non muovi la classifica quando si gioca con l'agognata mentalità di chi vuole salvarsi e si crea tanto, allora sì che lo scenario si complica e non poco. In questo campionato, come non mai, ci si può salvare o retrocedere per uno o due punti, a meno che qualcuno non esca prematuramente dalla lotta.
Un rischio che corriamo noi stessi, nel caso in cui non facessimo il nostro dovere contro Lecce e Spal. Uscendo sconfitti contro un Bologna che non ha fatto nulla di eccezionale e si è semplicemente limitato a scartare i nostri regali confezionati con cura, adesso quattro punti potrebbero nemmeno bastare. Certo, uscire sconfitti nella tana dei salentini suonerebbe come una potenziale condanna quindi un punto in uno scontro diretto in trasferta è sempre ben accolto, ma se guardiamo il calendario abbiamo bisogno come il pane di sei punti tra Lecce e Spal. È vero, forse pretendo fin troppo se ci ricordiamo di analizzare l'andamento di una squadra finora incapace di mettere a segno due vittorie consecutive in tutto il campionato. All'andata arrivarono quattro punti con mille patemi e una dose di fortuna con due rocamboleschi goal in pieno recupero che consentirono al nuovo tecnico Ranieri di dare ossigeno ad una compagine tristemente collocata all'ultimo posto.
L'assenza di Quagliarella pesa come un macigno, fatichiamo dannatamente a buttarla dentro. Se consideriamo tutte le nostre carenze non possiamo nemmeno dire di aver costruito poco, anzi, le occasioni hanno raggiunto un numero spesso superiore all'andamento pre pandemia. Sotto porta però non siamo cinici, concretizziamo raramente, vanificando tutti gli sforzi della squadra; contro Roma e Bologna abbiamo avuto le nostre chance, non le abbiamo sfruttate e puntualmente riaccendiamo sfide sulla carta destinate a concludersi almeno in parità. Tre goal, uno a partita, sono stati realizzati, in buona parte frutto di errori individuali degli avversari, dall'altra parte è altrettanto giusto ricordare come la stramaggioranza delle marcature subite costituiscano assurde dormite di una retroguardia che non riesce a mantenere concentrazione, le giuste distanze e la tranquillità per l'intero minutaggio. Se poi basta una palla a campanile dalla trequarti, oppure abbattiamo appena entrato in area l'avversario di turno con un intervento completamente fuori tempo, significa andarcele a cercare.
Chi parla di scarsi valori, chi fa riferimento alla malasorte, altri ancora fanno riferimento ad un livello di attenzione e determinazione ben lontani da una formazione in lotta per non retrocedere. Tutto vero, tutto falso, ora come ora i discorsi stanno a zero. Bisogna fare punti, non ci interessa se e quanto questo organico sia stato indebolito, seppure pieno di problematiche si è finora rivelato incapace di mettere in campo le proprie potenzialità, troppi elementi stanno rendendo ben al di sotto del proprio valore e non possiamo permetterci di giocare in inferiorità numerica, come del resto mettere in maggiore risalto le lacune a causa degli uomini più esperti, i quali dovrebbero invece essere chiamati a portarci fuori da questa agonia e trascinare i compagni più giovani. Senza Quagliarella il tasso tecnico scende fortemente, Gabbiadini e Ramirez rientrano tra i pochi intimi in grado di trovare la giocata e illuminare una manovra spesso lenta, compassata e prevedibile, soprattutto l'uruguayano non sta riuscendo ad incidere, entrando in campo come un giocatore normale piuttosto che una delle possibili ancore di salvezza. Per non parlare dei tanto voluti cinque cambi, una manna dal cielo per chi dispone di una rosa all'altezza, un autentico boomerang per squadre con la coperta corta, o priva di alternative di valore...
Contro Lecce e Spal non ci sono scusanti, né giustificazioni, bisogna portare a casa punti, serve la bava alla gola, gli occhi da tigre, crederci davvero su ogni pallone come ha testimoniato Federico Bonazzoli ad esempio contro il Bologna. Non bisogna cadere in dormite o amnesie, restiamo concentrati fino alla fine, calcisticamente parlando ci giochiamo la vita. Chi vorrebbe esserci è impossibilitato a riempire gli spalti e non può far altro che sostenere il Doria da distante, con il cuore, la mente, l'anima. Chi andrà in campo, sia Tizio, Caio o Sempronio, deve giocare non solo per il proprio presente e futuro ma per una maglia, una storia, una Tifoseria e dare tutto, ma senza i punti stavolta non basta. Nutro ancora speranze di potercela fare, non le ho mai perse e le perderò solo se e quando la matematica mi dirà il contrario, dopo lo 0-2 del Bologna ho vacillato per un attimo ma una frazione di secondo più tardi mi è bastato vedere qualcuno come Bonazzoli che lottava come un disperato per tornare in trincea.
Chi non se la sente per favore lo dica e si metta da parte, mercoledì e domenica servono le palle quadrate, stringere i denti, prestare maggiore attenzione in difesa e gonfiare sta benedetta rete. Contro non avremo né il Liverpool, né il Barcellona, un avversario tecnicamente alla nostra portata, ma una neopromossa capace di compiere il doppio salto e capace di offrire una prestazione tutta cuore e anima, ne sono certo. E noi dovremo fare altrettanto in termini di carica e determinazione, avere la meglio puntando sugli aspetti a nostro favore, la maggiore esperienza e il tasso tecnico di alcuni elementi. Questa Sampdoria deve in primis battere i propri fantasmi, il goal su campanile nonostante anni disputati a grandi livelli, l'infinito numero di rigori procurati senza un senso, non prendere le redini della regia dopo un'ora di passeggio, innescare una sanguinosa ripartenza su un rimpallo a centrocampo a difesa sguarnita ecc ecc...
Obiettivo impossibile? Non credo, dipenderà tanto dallo spirito di chi scenderà in campo, senza SE e senza MA, non aggrappandosi a nulla, oltre le proprie forze. Segniamo, vinciamo e voltatevi verso quel settore ospiti obbligatoriamente vuoto, non ci vedrete, ma saremo tutti lì dentro a spingervi, dedicateci quei punti.
Dai Doria