IL SAMPDORIANO - Motivati e ambiziosi ricordando chi noi siamo. In casa nostra

18.02.2019 10:49 di  Diego Anelli   vedi letture
IL SAMPDORIANO - Motivati e ambiziosi ricordando chi noi siamo. In casa nostra
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Se al San Paolo siamo usciti dalla partita subendo un decisivo uno - due nell'arco di due minuti e con il Frosinone abbiamo "offerto" una delle peggiori non prestazioni degli ultimi anni, almeno a San Siro ce la siamo giocata.

Ci abbiamo provato con le nostre caratteristiche e i nostri punti deboli, giocandocela comunque a viso aperto e accettando spesso l'uno contro uno contro avversari tecnicamente superiori. Non una prestazione da incorniciare ma restano molti motivi per riflettere giustamente su quello che poteva essere e non è stato, su qualche episodio purtroppo risultato decisivo. In questi anni non siamo ancora riusciti a compiere un ulteriore salto in avanti a livello mentale in primis; strappare punti in partite complicate, maschie, manifestando la nostra scarsa attitudine a sfruttare con astuzia ed efficacia il momento critico dell'avversario.

A livello ambientale l'Inter era reduce da una settimana caotica, con l'eco del caso Icardi e un andamento stagionale fin troppo altalenante rispetto alla qualità della rosa. Il rammarico è elevato, perchè i neroazzurri hanno sofferto la posizione di Saponara nei primi 45', Dalbert ha faticato non poco e anche nella ripresa erano a nostra disposizione autentiche praterie da poter e dover sfruttare in ripartenza. Intenzioni mai tramutate in realtà, occasioni rimaste potenziali.

Anche chi gioca nelle big è umano e la "paura" di vincere si è sentita eccome nel finale. Tranne il guizzo del subentrato Gabbiadini non siamo risultati efficaci al momento della conclusione. Handanovic ha risposto presente su Defrel e Quagliarella, avremmo però dovuto cercare il bersaglio grosso in più occasioni, anche prima dell'intervallo. Troppo spesso abbiamo sbagliato l'ultimo passaggio, cercato quel ricamo di troppo, vanno sfruttate meglio alternative nel creare pericoli.

Raramente si battono a dovere i corner e si conclude da fuori, il centrocampo, fatta eccezione in parte per il dinamico e inevitabilmente non sempre preciso Linetty, non ha inciso. Ekdal, autore di un girone d'andata su livelli straordinari, pare dover rifiatare un attimo, Praet continua a non lasciare il segno; l'investimento della società in termini di costo del cartellino e ingaggio richiederebbero molto di più rispetto al solito goal stagionale e un utile lavoro sporco che non compensa la scarsa efficacia offensiva.

Defrel ha ridato segnali confortanti di reattività, Gabbiadini ha avuto il giusto impatto con la sfida, gonfiando la rete al primo tentativo e chiamando sempre palla. La sua rete pone fine all'astinenza realizzativa palesata non appena terminata la serie di marcature di Quagliarella, il quale non può sempre essere il salvatore della patria.

Domenica arriva il Cagliari e bisogna tornare a conquistare i tre punti, a prescindere dalle restanti chance di riavvicinarsi alla corsa europea. Bisogna dimostrare di aver imparato la lezione impartita nelle ultime stagioni, caratterizzate da gironi di ritorno in netta fase calante a livello di motivazioni che hanno finito per far passare in secondo piano quanto di buono fatto in precedenza.

Un obiettivo da raggiungere tramite ogni componente. La società, con l'onerosa operazione Gabbiadini che va ad aggiungersi all'obbligo di riscatto di Audero, ha dimostrato di non lasciar nulla di intentato in chiave europea, riscattando il precedente mercato di gennaio dove eravamo rimasti fermi al palo. Ora ci auguriamo di non ascoltare, nè leggere più dichiarazioni che libererebbero l'allenatore verso nidi più blasonati e il solito tormentone "moneta - cammello". Non diamo alibi, nè giustificazioni a nessuno, diamo un input ben preciso, conta solo il campo. Il resto lo faranno come sempre guida tecnica e squadra, chiamati entrambi ad alimentare le motivazioni di posizioni più nobili per un rendimento costante da garantire fino alla fine. A quel punto saremo dove saremo, almeno nessuno sarà costretto ad interrogarsi sui motivi di una seconda parte di stagione senza mordente.

Nel frattempo si segnalano i patemi di chi vive guardando cosa fa l'altra sponda calcistica genovese, preoccupandosi nel vedere come l'enorme vantaggio di qualche settimana fa si sia ridotto a 5 lunghezze. La presunta parte sinistra, i derby e la superiorità cittadina sono le uniche cose che contano. Io mi incavolo (e non uso termini più forti) nel constatare il distacco da Atalanta, Fiorentina e Torino, non mi guardo alle spalle.

Sarebbe ora che tutti quanto si ricordassero di essere Sampdoriani, noi siamo la Sampdoria e, a prescindere da tutto e tutti, dobbiamo essere i primi ad essere (almeno un minimo) ambiziosi e cercare di mantenere la pressione, quella giusta e costruttiva, sull'intero ambiente. Il "va sempre tutto bene" e il "guardare in casa altrui" sono segnali opposti ma con in comune segnali di provincialismo, ridimensionamento, mediocrità e scarsa ambizione. Cerchiamo di essere i primi a ricordarci chi noi siamo, altrimenti non possiamo pretendere che siano altri a tenerlo presente.

E domenica a pranzo facciamo tremare il Ferraris, deve esserci una bolgia, in campo una vera battaglia.. Servono i tre punti, tutti quanti con la bava alla bocca, gli occhi delle tigri. In campo, sugli spalti, in panchina, in tribuna. La posta in palio è elevata e non ci interessa se avversario di turno sarà rossoblu ma non si chiamerà Genoa. Forza Doria.