IL SAMPDORIANO - I vostri piedi, le vostre menti, i vostri attributi. Il nostro destino
Ne siamo tutti ben consapevoli, portare a casa almeno un punto dal Dall'Ara avrebbe rappresentato davvero tanto. Sarebbe stata tanta roba tornare per la prima volta a casa con un risultato positivo, dare continuità al pareggio casalingo con la Roma, guardare il bicchiere mezzo pieno con maggiori argomenti e muovere la classifica, mettendo un altro mattoncino prezioso in vista degli scontri diretti con Lecce e Spal.
E invece così non è stato, anche se ci siamo andati piuttosto vicini e questo fa girare ancora di più le scatole. Intendiamoci, ai punti il Bologna ha meritato, creando più occasioni da goal, mettendo in evidenza migliori individualità e credendoci fino alla fine. Ciò nonostante avremmo portato a casa un risultato positivo se avessimo fatto ricorso a maggiore intelligenza, una buona dose di astuzia e quella capacità di lottare fino in fondo come una provinciale che purtroppo continua a mancare. È vero, Lecce e Spal avranno anche avuto quel buon pizzico di fortuna ad affrontare Juventus e Napoli dopo gli impegni in Champions e quindi con minor freschezza fisica e mentale, pugliesi e spallini hanno però fatto ricorso ad ogni energia fisica e mentale per portare via con i denti quei punticini potenzialmente destinati a fare la differenza, assieme agli scontri diretti, nel rush finale.
Quando si gioca per la vita il fatto di giocare bene o male conta sempre meno, sono i punti raccolti a fare la differenza, poco importa come arrivano, vanno “soltanto” ottenuti. Tutti quanti devono mettersi in testa che per raggiungere la salvezza bisogna mantenere la calma e, al tempo stesso, ragionare con concretezza, realismo e gettare il cuore oltre l'ostacolo, senza perdersi in disfattismo. Il punto ottenuto contro i giallorossi alla prima blucerchiata di mister Ranieri ha rappresentato un importante punto di ripartenza, come del resto il buon debutto di Bertolacci. Come nel male non bisogna darsi per morti quando si è ancora malati, non è utile nemmeno esaltarsi dinanzi ad una delle prime prestazioni degne di nota, anche e soprattutto sotto il profilo caratteriale.
A prescindere da come sarebbe poi andata la gara sul sempre più ostico Dall'Ara, il compito salvezza è impegnativo, non serve a nulla nascondersi dietro ad un dito. A preoccupare sono il mercato estivo, l'avvio di stagione sotto la gestione Di Francesco, i numeri su goal fatti e subiti, il rendimento esterno, la ricerca di un modulo congeniale, troppe individualità al di sotto delle aspettative, il carente aspetto caratteriale. Sono dati di fatto indiscutibili. Fatta una premessa doverosa non bisogna prima fasciarsi la testa prima di essersela rotta, il tempo per rimettere a posto le cose non manca, si può guardare il bicchiere mezzo pieno in considerazione dell'immediata reazione allo svantaggio (una gradita novità), ad un superiore numero di occasioni create (non scordando il goal annullato, il palo di Gabbiadini e l'occasione di Quagliarella). Forse non saremmo mai una squadra con le palle quadrate purtroppo, abbiamo però fornito segnali di vita al Dall'Ara, Ranieri era ed è tuttora atteso da un grosso lavoro tecnico – tattico e psicologico, siamo soltanto all'inizio e bisogna prendere atto dei primi aspetti positivi.
Certo, la classifica fa paura e adesso i margini di errore sono ormai diventati ridottissimi. Contro Lecce e Spal non si può sbagliare, bisogna puntare all'intera posta in palio con orgoglio, carattere, dando priorità all'identità del collettivo e sperando che alcune individualità possano tornare ad essere un fattore a nostro vantaggio. Non bisogna però dimenticare quella buona dose di equilibrio e pazienza se dovessimo faticare a sbloccare la gara, facciamoci trascinare da carica agonistica, elevata ma non eccessiva, altrimenti rischieremmo di far il gioco altrui, cadendo in banali nervosismi e lasciando spazio a pericolose ripartenze. Essersi affidati a Ranieri rappresenta una certezza a mio modesto parere, in questo momento non conta più nulla pensare a quello che poteva essere e non è stato, oppure dedicare tempo, attenzioni ed energie ai responsabili di tale situazione. Non si possono più dare alibi a chi scende in campo. Saremo pure una squadra con mille problemi, mi rifiuto a pensare che il vero valore di questo organico sia l'ultimo posto in classifica.
Se ci ritroviamo in questa posizione dopo nove giornate le lacune, già descritte al termine del mercato estivo, sono evidenti, ma tante e troppe individualità stanno rendendo al di sotto delle attese. I presunti “comprimari” non stanno riuscendo a fornire sostanza alla causa, le individualità chiamate a fare la differenza faticano a lasciare segnali degni di nota. Anche al Dall'Ara sarebbe bastato un pizzico in più di attenzione per non regalare corner (una delle varie situazioni che continuiamo a patire dannatamente) e nelle marcature, ripetendo quanto già visto a Firenze e in altre circostanze. Col senno di poi è facile dire che avremmo dovuto chiuderci e puntare al pareggio, sempre se ne saremmo stati capaci, piuttosto che farsi trascinare dall'entusiasmo e iniziare a ragionare sulla possibilità di fare propria l'intera posta in palio. Ranieri ha voluto giocarsela e non mi sento di fargliene assolutamente una colpa. Se il nono posto può rappresentare un mezzo miracolo con una rosa composta da Andersen, Praet e Defrel, probabilmente se l'attuale organico si fosse espresso al meglio delle proprie possibilità, sarebbe stato così utopistico pensare ad una posizione sopra la quota salvezza? Non credo.
Dopo la sconfitta di Bologna qualcuno ha dichiarato che ci starebbe girando tutto storto. Attenzione, la fortuna premia gli audaci e finora in ben poche occasioni chi scende in campo si è meritato anche il lato b. Troppo spesso in cinque trasferte sono stati i tifosi, onnipresenti, commoventi e pronti a sostenere oltre il risultato, a prenderselo in quel posto dinanzi a spettacoli lontani anni luce dal rispetto e dall'onore che la maglia della Sampdoria merita di ricevere in ogni occasione. La società non è cambiata e tale era la situazione anche in occasione del successo con il Torino, l'allenatore è stato esonerato dopo la scandalosa prova offerta dai calciatori al Bentegodi, i moduli si sono alternati, il sostegno del pubblico non è mai mancato. Adesso tocca a voi, da questa situazione chi va in campo deve rendere al 100%, basta musi lunghi, sguardi arrendevoli, atteggiamenti passivi e impotenti, vittimismo, il vostro destino, il nostro destino è nei vostri piedi, nelle vostre menti, nei vostri attributi.
Bisogna sempre aggrapparsi allo spirito combattivo di chi ci rappresenta in campo, non commettendo mai l'errore di pensare alla scarsa professionalità di chi ha sempre svolto questo mestiere con il massimo attaccamento alla maglia e rispetto assoluto. Non appena Fabio Quagliarella ha faticato a lasciare tracce dopo tre anni fantastici, denota nervosismo, ha pochi palloni giocabili e dà la sensazione di non stare al top facendo temere a qualcuno che gli anni possano iniziare a farsi sentire, ecco che da qualche parte escono rumors sul presunto mancato pagamento di un premio per la vittoria dello scorso titolo di capocannoniere. Se soltanto per un secondo qualcuno ha voluto collegare tali situazioni tra campo e contratto, viene invitato a sciacquarsi la bocca, vergognoso sputare addosso a chi ha sempre dimostrato professionalità, leadership e sentimento. Un conto è evidenziare il suo periodo di difficoltà e pensare ad eventuali alternative offensive, ben altro è mettere in dubbio la sua professionalità.
Mercoledì il Lecce al Ferraris e lunedì la Spal in trasferta. Ci si gioca una bella fetta della stagione, bisogna mettere in campo tutto quello che abbiamo in termini di carattere e concentrazione, con la speranza che i giocatori chiave possano finalmente alzare l'asticella adesso ai minimi storici. Chi ha lottato al Dall'Ara è pronto per prendersi con rabbia tre punti pesantissimi per classifica e morale contro i salentini, chi invece è subentrato con il belino mollo quando ci si gioca la vita pensando di essere sempre un presunto fenomeno, è meglio che si renda conto che a suon di crederlo gli anni passano e non essere titolare in una delle peggiori versioni della storia della Sampdoria non rappresenta senz'altro un motivo di gloria, porsi una domanda, darsi una risposta. Mercoledì un'altra battaglia, stavolta vinciamola, al nostro fianco, tutti insieme.