DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE – Ha fatto (quasi) tutto lui

La rubrica settimanale di approfondimento sul centrocampo blucerchiato
12.02.2020 09:24 di  Corrado Camera   vedi letture
DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE – Ha fatto (quasi) tutto lui
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Se dopo due minuti di gara mi avessero chiesto chi l’avrebbe decisa, avrei fatto il suo nome. Non mi ritengo un veggente e nemmeno uno da verità in tasca. Anzi, riconosco che quando si tratta di Sampdoria spesso sono emotivo.

Ci sono giocatori a cui mi affeziono e in cui probabilmente vedo più di quello che realmente c’è. Allo stesso modo ci sono altri giocatori che tendenzialmente mi indispettiscono e mi indispongono. Anche se in questa stagione mi è già capitato di lodarne alcune prestazioni, Gastòn Ramirez è uno del secondo gruppo. Troppo lezioso, eccessivamente bizzoso. Giocate a volte fini a se stesse e rabbia incanalata più in proteste che in sano agonismo.

Sabato pomeriggio però aveva una marcia in più, lo percepivo ogni volta che toccava il pallone, come lo accarezzava, come gli restava attaccato al piede. Sensazioni. Non vi è mai capitato di guardare un qualsiasi rigore e sapere che chi calcerà, sbaglierà? Solo da come guarda la palla appoggiata sul dischetto, da come respira, da come prende la rincorsa. A me è successo, più di una volta. È stata la stessa cosa.

Anche nella mezz’ora iniziale l’unico propositivo, l’unico che ha avuto qualche spunto, l’unico che sembrasse avere idee era lui. Intorno alla mezz’ora poi le prime occasioni, una rimpallata da Nkoulou e una parata da Sirigu. La sveglia per la squadra che alza il baricentro e inizia a creare un po’ di gioco nella metà campo avversaria, oltre a difendersi con ordine. Ad inizio ripresa ancora un’occasione su imbucata di Quagliarella. Poi il vantaggio del Toro, immeritato.

Sabato pomeriggio però non c’era modo di distoglierlo da quello che aveva voglia di fare, giocare a pallone. Non si è innervosito come spesso accade e ha continuato per la sua strada. Ci è voluto un altro quarto d’ora e poi... prima delicato, poi potente, un’altra partita, una bella storia, tre punti fondamentali.

Gastòn, perché non giochi così ogni domenica?