CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Non si vive di solo rincorrere

Rubrica di approfondimento sul reparto difensivo della Sampdoria.
28.06.2020 09:26 di Lidia Vivaldi   vedi letture
CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Non si vive di solo rincorrere
© foto di Insidefoto/Image Sport

Difficile fare un'analisi sulle prestazioni della difesa doriana, difficile fare una valutazione più o meno oggettiva dopo i mesi di quasi totale inattività ed una ripresa che per calendario ha imposto alle squadre di presentarsi al primo impegno ufficiale con la stessa condizione di un'amichevole estiva di medio livello.

Ecco, quelle che potevano essere Samp-Sellero Novelle e Samp-FeralpiSalò sono state invece Inter e Roma, due sfide fuori casa da cui era lecito aspettarsi zero punti, ma che nel corso dei rispettivi 90 minuti hanno fatto credere che gli uomini di Ranieri potessero davvero strappare un punticino o qualcosa di più, all'Olimpico ancor più che a San Siro.

Inevitabile che la difesa fosse arrugginita, così come tutto il resto della squadra, ma queste due gare hanno confermato i difetti che si sono purtroppo palesati fin dall'ormai lontano inizio stagione: spesso basta un errore individuale, anche banale, per vanificare lo sforzo di una partita intera. Sia l'Inter che la Roma sfruttano uno schema semplice per mettere in crisi la difesa doriana: lancio lungo dalle retrovie per gli attaccanti che, senza perdere tempo a gestire il pallone, in pochi veloci tocchi si trovano a tu per tu con Audero.

A Dzeko non servono nemmeno pochi tocchi, ne basta uno al volo in entrambe le azioni per lasciare irrimediabilmente indietro i difensori avversari e mandare il pallone in rete. A San Siro dopo soli 8 minuti Lautaro addirittura inganna Bereszynski con un colpo di tacco nel momento stesso in cui Lukaku ed Eriksen si fanno beffe delle marcature di Colley e Yoshida. La triangolazione è chiusa prima di poter dire 3-5-1-1.

Ci vuole il raddoppio dell'Inter per convincere Ranieri ad abbandonare l'assetto a tre restituendo a Bereszynski, Yoshida, Colley e Murru la loro posizione più congeniale, ma la frittata ormai è fatta perché gli spazi concessi ancora una volta sul settore di sinistra lasciano un'autostrada aperta a Lukaku e Candreva per costruire la perfetta palla-gol da regalare a Lautaro.

In entrambi i casi non funziona la teoria dell'abbassamento dei due esterni di centrocampo per rafforzare la copertura difensiva dei tre centrali, poiché i lanci lunghi di Skriniar e Candreva tagliano completamente fuori Murru

Sia nel secondo tempo di Inter-Samp che per tutti i 90 minuti di Roma si rivede quindi la difesa a quattro, ma all'Olimpico Tonelli prende il posto di Colley, e Augello quello di Murru. L'impressione è che con la linea a quattro la Sampdoria sia meno soggetta a trovarsi nella situazione di dover rincorrere l'avversario, situazione che spesso si traduce in esiti negativi.

Poco da recriminare sulla prima prodezza di Dzeko, ma sul secondo gol l'attaccante bosniaco sfrutta un'enorme leggerezza dell'inseguitore Yoshida che, vedendo lo spiovente all'apparenza innocuo piovuto direttamente da metà campo, pensa forse di avere il tempo di intervenire quando l'avversario stopperà il pallone per meglio coordinarsi prima del tiro. Per Dzeko in versione "vedo la Samp e segno" (già 6 le sue marcature contro il Doria) non serve niente di tutto ciò: tocco al volo e rimonta completata.

La Sampdoria gestione Ranieri si è spesso trovata a rincorrere, sia letteralmente che metaforicamente gli avversari. Sono già nove le partite in cui i blucerchiati hanno incassato dei gol prima di risvegliarsi dall'apatia e mettersi a giocare tentando la rimonta: su queste nove partite, quattro volte la reazione è stata tale da riuscire a vincere.

A volte, però, rincorrere non paga, perché se l'avversario è un Edin Dzeko o un Romelo Lukaku, il vantaggio che gli si concede può essere decisivo, e la rincorsa risultare vana. Non si vive di solo rincorrere, ci sono partite da giocare all'attacco per tutti i 90 minuti, per quanto dispendioso questo possa essere.