ESCLUSIVA SN - Branca: "Scudetto Sampdoria, mi sento un privilegiato"

19.05.2021 08:26 di Diego Anelli   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Branca: "Scudetto Sampdoria, mi sento un privilegiato"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Tra i tanti protagonisti della fantastica cavalcata che ha portato la Sampdoria a conquistare lo Scudetto il 19 maggio 1991, abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva chi si è fatto sempre trovare pronto ogni qual volta è stato chiamato in causa, dimostrando senso di gruppo e attaccamento ai colori, chi ha intrapreso in seguito la carriera di dirigente a grandi livelli, con il quale abbiamo così potuto analizzare i cambiamenti del calcio. Marco Branca in esclusiva ai taccuini di Sampdorianews.net:

Marco, a 30 anni di distanza i ricordi, le emozioni, i brividi di quel 19 maggio. “Emozioni indescrivibili per la consapevolezza di essere riusciti a fare qualcosa di unico, chi c'era in quel momento storico lo sa benissimo. La Sampdoria non aveva mai vinto lo Scudetto e vincerlo per la prima volta ti porta emozioni ben differenti rispetto a chi per tradizione è abituato a determinati risultati. Eravamo una squadra con alcuni elementi di maggiore esperienza come Cerezo, Dossena e Vierchowod, nel complesso era un mix con buona parte dell'organico piuttosto giovane. Abbiamo vissuto quell'annata come una meravigliosa avventura, eravamo consapevoli della nostra forza, ognuno aveva il proprio carattere, chi più allegro e chi più introverso, ma mantenevamo sempre concentrazione e leggerezza, un gruppo di grosse personalità. Noi facemmo la nostra parte, Paolo Mantovani è stato il grande costruttore di quel puzzle vincente con l'aiuto di Boskov”.

Cosa ha rappresentato quella Sampdoria nella tua vita e nel prosieguo di carriera. “Mi ha dato tanto in termini di esperienza lungo tutto il mio percorso professionale, da calciatore e dirigente.  Ho avuto la fortuna di aver partecipato allo Scudetto della Sampdoria, al trionfo della Coppa Uefa del Parma e da dirigente ho vissuto in prima persona il periodo più bello della storia dell'Inter. Lo Scudetto della Sampdoria è stato il primo grande obiettivo raggiunto alla mia giovane età dopo la Coppa Italia in blucerchiato, ho potuto vivere una bellissima esperienza che ricordo tuttora con grande affetto, mi sento un privilegiato ad esserci stato”.

Avevi davanti due campioni del calibro di Vialli e Mancini, ma ti sei fatto sempre trovare pronto, realizzando 5 reti pesanti nella vittoria finale. Il rapporto con Boskov. “Il nostro rapporto è partito bene, poi è stato più difficile, è tornato positivo e alla fine ho capito che non avrebbe potuto fare diversamente. Con il senno del poi forse ho più capito io il nostro rapporto. Ho compreso che c'erano certi equilibri da rispettare all'interno della squadra e non si poteva fare in modo diverso”.

Un Presidente come Paolo Mantovani, il principale artefice di quel trionfo, un qualcosa di più unico che raro. “Veramente, più unico che raro. Una persona e una personalità veramente d'alto livello. Avendolo conosciuto era inevitabile capire come mai la Sampdoria fosse così competitiva in Italia e in giro per l'Europa. Era un uomo e un Presidente di un'intelligenza sopraffina, di un comportamento esemplare. Per tutti quanti noi era una sorta di secondo padre, sempre prodigo di consigli”.

Alla Sampdoria sei rimasto poco tempo. A distanza di anni hai avuto qualche rimpianto di non aver condiviso l'esperienza in Coppa dei Campioni e conquistato uno spazio duraturo nella storia Sampdoriana. “Nella prima esperienza abbiamo vinto la Coppa Italia, nella seconda lo Scudetto, dopo non potevo più aspettare, avevo bisogno di giocare di più, alla Fiorentina le cose non andarono benissimo, alla fine accettai l'Udinese in serie B pur di avere maggiore spazio. Sono contento di esserci stato alla Sampdoria e per la Sampdoria, anche in quel particolare periodo storico. Eravamo davvero una bella squadra con la maglia più bella del mondo. Per il sottoscritto in blucerchiato sono state esperienze che mi hanno portato un notevole bagaglio d'esperienza dentro e fuori dal campo, non posso dire di aver avuto rimpianti”.

La Sampdoria è stata l'ultima squadra di una piazza non metropolitana a vincere lo Scudetto. Un dato di fatto che conferma la portata del successo. Te lo saresti aspettato? “La tradizione dimostra che nel corso delle varie epoche gran parte degli scudetti sono stati vinti da Juventus, Inter e Milan, per tutte le altre squadre è sempre stato enormemente più difficile, tutto si deve incastrare al meglio come è accaduto alla Sampdoria, a causa della diversa distribuzione delle forze calcistiche e risorse economiche, giocoforza Juventus, Inter e Milan sono solitamente più forti, fatta eccezione per i campionati vinti da Lazio e Roma, le uniche altre squadre vittoriose dopo il 1991. Prima della Sampdoria abbiamo avuto il Verona, la Fiorentina e andando ancora più indietro il Cagliari, recentemente fuori dall'Italia abbiamo avuto l'esempio del Leicester, solitamente la tradizione è stata rispettata. Proprio per tali ragioni lo Scudetto della Sampdoria vale tre, dieci, cento volte di più e pesa tanto anche come lo si è raggiunto, noi vantavamo tantissimi Nazionali, erano anni con grossa concorrenza delle milanesi, Napoli e Juventus. La società Sampdoria prese decisioni ottime, l'allenatore altrettanto e noi giocatori abbiamo fatto quello che dovevamo. Ricordo questo trionfo con grosso affetto e altrettanta ammirazione”.

Da quel contesto familiare creato da Paolo Mantovani al progetto Superlega: i tempi passano, il business domina. Quanta nostalgia hai di quei tempi? “Probabilmente è giusto definirlo un altro sport. In relazione al progetto Superlega credo che siano stati presi dalla disperazione dall'attuale momento economico, coloro che lo hanno creato si sono dimenticati di due cose fondamentali: il rispetto dei tifosi e il concetto di meritocrazia. A nessuno tra tifosi e calciatori piace gioire, lottare, soffrire e raggiungere un determinato obiettivo per una situazione preclusa per status e non in virtù del verdetto sancito sul campo. Direi sia stato un qualcosa pensato male e presentato peggio”.

Nelle vesti di ex giocatore e in seguito dirigente a grandi livelli, il pensiero sulla tifoseria Sampdoriana, ricca di passione, un'oasi felice. “Da calciatore ho vissuto stagioni trionfali alla Sampdoria con la conquista della Coppa Italia e del tricolore. Ho conosciuto una tifoseria ipercalorosa, allegra, sempre civile. Nel corso degli anni successivi ho sempre visto una tifoseria che si è contraddistinta per il fatto di essere attaccatissima e passionale nei confronti della propria squadra e sportiva nel contesto generale”.

RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE SAMPDORIANEWS.NET