1946: Giorgio Roselli e "Adesso non ci prendono più"

02.11.2017 19:46 di Marco Benvenuto   vedi letture
1946: Giorgio Roselli e "Adesso non ci prendono più"
© foto di Sampdorianews.net

Quattro stagioni alla Samp e “maledetto Mancini”...Sì, perchè proprio lui, Giorgio Roselli, fu l'elemento chiave per portare il Bimbo in blucerchiato. Passarono in rossoblu lui e poi Galdiolo, Brondi e Logozzo oltre ad una bella paccata di milioni. Sliding doors, porte che si aprono e si chiudono al passaggio. 

E dire che Giorgio Roselli, perugino di Montone a 70 chilometri da Marsciano dove è nato nel 1954 tre anni prima di lui Giancarlo Antognoni, arriva alla Samp nell'ottobre del 1978. Entra in squadra subito dopo il tragico derby del 2-0 firmato da una doppietta di Damiani. Arriva dal Vicenza, ma ha un solido background interista che lo ha portato anche ad esordire in serie A con i nerazzurri. 

Il derby resterà un motivo tra i molti, non ultimo quello di aver dato un figlio alle giovanili della Samp, per ricordarlo come doriano doc, ma anche  genovese ad honorem, visto che quando non è in giro ad allenare, il suo bueno retiro è all'ombra della Lanterna dove si è anche sposato. 

In mezzo al campo forma una solida coppia di centrocampo con il talentuoso ma non sempre dinamico “Micio” Keegan Orlandi: i due si completano. E arriva il 18 marzo 1979 con Roselli, che qualcuno definisce il “Nano” per via dell'altezza non dirompente, che la mette dentro per la prima volta in un derby e sarà solo  l'inizio di una serie. 

Per inciso la Samp vince proprio in funzione del suo goal. In quella stagione di reti Roselli ne metterà a segno cinque che andranno a formare il bottino, per nulla trascurabile, di centri su 33 gare giocate. Alla fine saranno ben 137 le presenze con la maglia più bella del mondo e 22 i goal, con alcuni pesanti per il loro contributo alla vittoria contro il Genoa.

Ma la vera storia si scrive nel campionato successivo e sempre a marzo, ma il 16 del mese. La storia la sanno anche i sassi che sono rimasti sotto il Ferraris... Il derby delle grandi emozioni, quello del 3-2 con Toneatto “come si dice”, in panchina. Una squadra che finisce ad un pelo dal sogno tra una trasferta maledetta a Pistoia e un pari casalingo stregato contro il Brescia. Sarà anche l'anno dell'infortunio al piede che gli fa saltare sette gare e le conseguenze si vedono: senza di lui i blucerchiati realizzano solo cinque punti. Sono pochi e, alla fine del campionato, quelli mancanti si conteranno con tanto rammarico.

Un'altalena di emozioni che mette a dura prova anche Paolo Mantovani dalla tribuna e, quando  al minuto 65, Roselli la mette dentro, il presidente è sicuro e si lascia scappare ai microfoni: “E adesso non ci prendono più”.  Sempre derby anche l'anno successivo, il 10 maggio. Ancora goal ma i genoani non lo odiano, Giorgio Roselli, lo temono. La rete serve a pareggiare il conto con quella  di Tedesco e lì finisce. 

In quella stagione Roselli ha confidenza con il goal: ne segna sette complessivamente sette. Ben sei, uno dietro l'altro tra la 32esima e la 36 esima giornata: il via lo prende proprio dal minuto 79 della Stracittadina.  Poco dopo la chiusura della carriera calcistica, ho avuto il piacere di condividere un po' di percorso televisivo con lui  in un'emittente televisiva regionale. Una trasmissione dove il suo contraltare calcistico era il purtroppo scomparso “Pelé bianco” Bruno Mainetto. 

E anche dietro la telecamera, Giorgio Roselli non ha mai perso la dinamicità che lo ha sempre contraddistinto in campo. Ma intanto arriva il derby e nel salotto di casa, c'è da credere, che Giorgio Roselli stia esercitando la mira...Nel caso ci fosse bisogno. Il goal non passa mai di moda per uno visto dai genoani come l'aglio ad un Sabba di streghe.