Unica da 68 anni
Passano gli anni e nulla cambia.
Da bambino sei stata un autentico colpo di fulmine,
ti ho vista per la prima volta tra le figurine Panini,
era il 1986, in quel giorno ti ho conosciuta,
mi hai affascinato, non ci siamo più lasciati.
Da 68 anni illumini i campi, incanti gli occhi
di chi ti osserva, non tradisci l'amore dei tuoi spasimanti.
Un vero amore resta indelebile nel tempo,
va coltivato, difeso, compreso, condiviso,
bisogna farsi coinvolgere, travolgere, trascinare,
un sentimento talmente profondo che
cambia la vita, la migliora, la trasforma, la rende speciale.
Una vita è piena di apici di felicità, momenti di difficoltà, episodi di dolore.
Anche con l'amore chiamato Sampdoria, un vero Amore
abbiamo compiuto salti di gioia e vissuto momenti nei quali
è stata dura darsi una ragione di quanto avvenuto.
I tempi della Sampdoria d'oro, tra cavalcate in campionato e serate magiche
in giro per l'Europa,
un bambino di 5 anni ti seguiva dai seggiolini dei distinti e dalla tv di casa,
con te sono cresciuto, da bambino sono diventato ragazzo, da ragazzo oggi sono un uomo.
Apriamo l'album dei ricordi.
I goal e le esultanze di Vialli e Mancini, le parate di Pagliuca, le fughe di Lombardo,
l'eleganza di Cerezo, lo stile di Luca Pellegrini, la grinta di Pari, l'attaccamento alla maglia di
tutti i protagonisti della Sampdoria di Paolo Mantovani, Vujadin Boskov, Paolo Borea.
Abbiamo pianto le loro scomparse, ma resteranno per sempre dentro di noi.
Gli anni passano, i traguardi possono cambiare, giocatori e allenatori si alternano,
ma i sentimenti, le emozioni, i brividi restano all'ordine del giorno.
Dal trionfo di Goteborg allo Scudetto,
le rimonte a S. Siro contro le milanesi,
l'impresa di Oporto e la doppietta di Bellucci contro l'Arsenal,
lo storico successo 3-2 firmato Ruud Gullit in un “Ferraris” bagnato e infuocato,
le bombe sganciate da Sinisa Mihajlovic e Juan Sebastian Veron,
i decolli della compagnia aerea Vincenzo Montella, le esultanze sotto la Sud di Checco Palmieri,
il cuore della Sampdoria bis di Luciano Spalletti,
un Sampdoria – Messina con Mirko Conte e Francesco Flachi diventati due di noi,
il goal salvezza di Andrea Bernini sotto il diluvio di Vicenza,
l'alziamo un bicchiere di vino brindando a Novellino, i 112 paradisi con i goal della bandiera
Francesco Flachi,
il goal di tacco di Claudio Bellucci nel momento più critico della gestione Mazzarri,
il Pazzo vola in cielo e ci regala il quarto posto,
il trascinatore Beppe Iachini, Da Costa para il rigore più importante della sua carriera,
Nicola Pozzi a crederci per un anno intero al nostro fianco fino al meritato sigillo di Varese.
Ma stavamo parlando di vero Amore.
Lo è tale perchè si trova sempre il modo per
rialzarsi dai momenti più critici, imparare dagli errori commessi per non ripeterli in futuro,
conoscere il dolore, guardarsi attorno e capire davvero chi tiene davvero a te e non ti lascerà mai.
Le lacrime di quel bambino alla prima sconfitta con il goal di Andrea Mandorlini in un
Sampdoria – Inter stagione 1988 - 1989 sono state le prime di una vita da Sampdoriano.
Con il passare degli anni ho dovuto fare i conti con le scomparse di chi ci ha resi grandi, unici,
chi ci ha regalato gioie, trionfi, ma soprattutto ha contribuito a renderci Uomini, tifosi migliori.
Paolo Mantovani.
Al suo fianco Vujadin Boskov e Paolo Borea, entrambi ci hanno lasciato nell'ultimo anno,
seguendo la scomparsa di Riccardo Garrone, colui che
non si è tirato indietro nel momento probabilmente più buio della nostra storia,
con i libri in tribunale e la serie C1 dietro l'angolo.
I drammi umani, poi le sofferenze calcistiche.
La sconfitta di Berna, il sogno infranto a Wembley con
la consapevolezza che da quel momento qualcosa sarebbe cambiato.
Le cessioni dei primi pezzi pregiati, dei primi figli in campo di Paolo, una serie iniziata da
Gianluca Vialli, ma non per preferenza del diretto interessato, ma unicamente
per il bene della Sampdoria.
Chi prima, chi dopo, tutti sono stati ceduti,
hai cambiato traguardi, hai ricevuto un costante ridimensionamento,
già non hai più toccato quegli apici, spesso hai variato obiettivi, ma non il tuo volto.
Sei sempre rimasta la stessa, con il tuo fascino introvabile, quei colori unici.
Abbiamo pianto, sofferto, tutti insieme, con i tuoi Sampdoriani,
consolidando, fortificando un sentimento indescrivibile, dimostrando che
niente e nessuno potrà mai metterlo davvero in crisi.
La beffa firmata Schwarz con l'Arsenal, la Supercoppa persa con goal di Gullit.
Quel presunto contatto tra Sakic e Simutenkov e un pomeriggio surreale con il Palermo
hanno coinciso con due retrocessioni, molto differenti tra loro, ma causa di pari sofferenze.
Non siamo spariti, siamo rimasti al tuo fianco, restando seduti per ore dopo il triplice fischio finale
quando Pecorari e Giampà con il Crotone sembravano sancire la nostra fine,
quando un goal di Adriano e tre legni fecero allontanare le fantasie che volano libere,
quando come un fulmine a ciel sereno uscì la notizia della squalifica della nostra Bandiera,
quando all'ultimo minuto Rosenberg ci trasformò una serata da sogno in un autentico incubo,
quando la lotteria dei rigori ci voltò le spalle, ma per ore abbiamo cantato per te
mentre gli altri alzavano la Coppa,
quando il mondo ha conosciuto la Gradinata Sud al momento della retrocessione.
Se ogni persona al mondo potesse davvero scegliere la propria squadra del cuore
non potrebbe preferire altri colori ai nostri.
Sei te quindi Sampdoria ad aver scelto coloro che in Italia e in ogni parte del mondo
hanno la fortuna di amarti, seguirti ovunque, condividere con te trionfi e battute a vuoto.
Grazie per averci fatto conoscere passione, stile, fascino, l'amore per una maglia,
grazie per renderci unici,
grazie per essere Unica.
68 volte buon compleanno meravigliosa fanciulla.