IL SAMPDORIANO - "Non ci sono squadre più scarse". Vi dedichiamo 26 punti
Quasi un girone fa perdevamo in casa con il Benevento, gettando nella spazzatura un doppio vantaggio realizzato ad inizio gara. Una sconfitta frutto di un palese e inaccettabile calo di concentrazione, presunzione, equilibri ancora da raggiungere, acquisti da amalgamare. Una giornata in cui ci siamo incavolati imprecando con il mondo dando pugni contro il muro, era davvero arduo comprendere perchè ciclicamente dobbiamo andarci a complicare la vita.
Molti, moltissimi sono andati ben oltre, trovando il proprio habitat naturale nella caccia alle streghe, dando del rimbambito a chi allena da una vita (tutti sbagliano ed è giusto rimarcare gli errori in certe gare senza generalizzare), ignorando l'esistenza di Damsgaard (scoprendolo solo mesi dopo) e scordando che Keita e Silva fossero reduci da un lungo stop causa lockdown. Anche se il miglior spot era "Non c'è una squadra più scarsa di noi", credendo o facendo credere di fare il bene della Sampdoria, certo. Una sentenza da cassazione, basta non c'è più niente da fare, è finita dopo 180' di campionato, siamo retrocessi, i nostri giocatori troverebbero spazio malapena in B, in panchina chiunque farebbe meglio. Mettiamoci una pietra sopra. Chiudiamoci in un monastero.
A noi le fomentazioni, il caos mediatico, la giungla non appartengono. Non è il nostro modo di fare informazione, non è il nostro modo di rispettare la maglia della Sampdoria e i Sampdoriani che la seguono con amore. Giocatori, allenatori, società sono variabili che non cambieranno mai di mezza virgola il nostro modo di operare. Non lo abbiamo fatto anche e soprattutto nei momenti peggiori dello scorso torneo, quando le critiche sono sempre doverose se costruttive e in buona fede per l'obiettivo comune: la salvezza. A noi non piace salire sul carro dei vincitori, a noi interessa essere saldamente a bordo quando arriva melma ovunque ci si giri.
Le lacune dell'organico nei ruoli di esterni bassi sono tuttora evidenti, la difesa ha i propri limiti anche se la stagione fin qui disputata da Emil Audero sta andando oltre ogni più rosea aspettativa e sta tappando non poche falle. E poi abbiamo altro da dire? Quando metti in campo Candreva, Silva, Thorsby, Ramirez, Quagliarella e Keita, butti dentro Damsgaard, Torregrossa, Verre, Jankto ed Ekdal e hai ancora Gabbiadini ai box, è umanamente possibile credere di non avere tre squadre più gramme?
Ovviamente se prendessimo tre pere dalla Juventus e tornassimo da Benevento con una nuova sconfitta, si tornerebbe a parlare di una squadra senza capo nè coda e l'allenatore non in grado di trovare il bandolo della matassa, è bastata la figuraccia di Spezia per farcelo capire. Un bruttissimo k.o. da criticare senza "se" e senza "ma" è diventato un giudizio definitivo e irreversibile su chiunque. E se facessimo più punti del previsto? Niente di sconvolgente, ci avvicineremmo ulteriormente a quota 40, poi si rischierebbe di assistere all'ennesimo finale senza stimoli. Troppo il gap per credere ad obiettivi più ambiziosi, in attesa di un mercato estivo nel quale saremo costretti a far partire alcuni pezzi pregiati per la felicità delle plusvalenze. È il nostro mondo e non solo il nostro, basta guardarsi attorno.
È vero, a Parma l'approccio non è stato soddisfacente, abbiamo avuto non poca fortuna nei primi 45' tra legni e salvataggi sulla linea ma anche qui bisogna mettersi d'accordo. Quando capita agli avversari abbiamo una fortuna mai vista, quando tocca a noi siamo scarsi mentre gli altri sono freddi e cinici? Quando facciamo punti è per la stanchezza o le assenze degli avversari, per fortuna, cambio zodiacale, l'ora legale, il meteo o il campo. Quando siamo usciti sconfitti con Sassuolo e Milan siamo stati baciati dalla fortuna tra goal sfiorati nel recupero e rigori non dati, già...
Al giro di boa chiudiamo a 26 punti, al decimo posto solitario e nella parte sinistra della classifica. Mancano 14 punti per considerarci salvi, da fare il prima possibile e prenderci diversi riscatti, in primis nel derby. Occasione per sorridere e quietare? Mai e poi mai. Ci sarà da mettere in croce Quagliarella che non si è reso pericoloso ma ha lottato al Tardini, il ballottaggio Silva - Ekdal, lo schieramento a due punte, i continui cambi di modulo. Che bello avere questi problemi quando finalmente abbiamo trovato la punta forte di testa con largo anticipo. Nel frattempo non ci sentiamo fenomeni, ma nemmeno una banda di fessi. Ci sono 26 motivi per salutare gufi e destabilizzatori, pronti ad uscire dal nascondiglio alla prima occasione, puntuali come le tasse. Anche così si può essere protagonisti nel 2021, "beati" loro... Dai Doria.