Il crollo doriano a Nocera: il racconto di chi era presente

Noi non eravamo davanti alla pay-tv, al digitale comodamente seduti in poltrona, non l’abbiamo sentita alla radio, non ci siamo fatti raccontare la partita da amici, parenti, o conoscenti. Anche noi eravamo incavolati neri, per non essere offensivi, dal cammino lento e deludente di questa Sampdoria, ma nonostante ciò abbiamo comunque deciso di non far saltare la programmata trasferta di Nocera, una tra le più lontane e sicuramente più insidiose. Una premessa doverosa più che altro per chi è abituato a dare l’etichetta di tifoso della squadra opposta, o di un destabilizzatore appena ci si permette di contestare, o semplicemente criticare qualcuno.
Il lancio delle uova diventa un qualcosa di più grande di quello che in effetti rappresenta, fischiare è diventato un atto deprecabile, censurabile e condannato da chi li riceve, ma per fortuna siamo in un paese democratico, talvolta chi paga 15 euro per un biglietto vanta almeno il diritto di manifestare civilmente il proprio dissenso nei confronti di chi guadagna milioni di euro e va dietro ad un pallone, ma ci va molto lentamente e con scarsi risultati, e di chi ha distrutto in maniera incredibile e assai rapidamente, nel giro di pochi mesi, un giocattolo perfetto costruito in 8 anni.
Lunga la trasferta di Nocera, gli stimoli e l’entusiasmo quasi in riserva, ma in compagnia si ritrovano in pochi minuti, per l’onore dei nostri colori abbiamo comunque deciso di non mancare, troppo facile andare a Brema, molto meno essere presenti a questi appuntamenti. Due notti in viaggio su treni che hanno attraversato, a fatica a causa della tragedia che ha colpito Liguria e Toscana, buona parte dell’Italia, 1.600 km di viaggio pur di assicurare il proprio supporto alla squadra in un momento delicato, cruciale della stagione, ma purtroppo, appena arrivi a destinazione, ti rendi conto di quanto si sia ridimensionata la nostra dimensione.
La piccola grande bolgia dei 9.000 di Nocera va a sostituire gli stadi che erano solitamente abituati ad ospitarci, assolutamente non semplice raggiungere l’impianto per mancanza di bus, taxi e di precise indicazioni, una sorta di cunicolo per entrare nel settore ospiti, nel quale erano presenti altri 50 cuori blucerchiati, tra tesserati e non, tutti presenti a prescindere dalle direttive governative. Nel settore non esiste un bar, ci pensano gli steward a distribuire bottigliette d’acqua per resistere ad un caldo tipico di Ferragosto, si assiste alla partita a petto nudo, abbiamo sete di riscatto, fame di vittorie, pronti a lottare sportivamente per restare attaccati ai quartieri alti della classifica, ma in campo “ammiriamo” uno spettacolo esattamente opposto, semplicemente indegno, becero, privo di rispetto nei confronti della maglia che s’indossa, di una tifoseria, di chi paga e di chi li segue ovunque.
Gente che cammina al posto di correre, persone fisicamente impresentabili, altre reduci da almeno un anno di rendimento lontano anni luce dagli standard precedenti, nessuno si assume doverose responsabilità, nessun leader. A questo spettacolo si aggiunge la confusione tecnico-tattica in panchina: la Nocerina, pur non disponendo giocatori stellari ed essendo composta per buona parte dai protagonisti dell’anno precedente in Lega Pro, ha un preciso gioco corale, tutti si aiutano in campo, vanta un cuore, un’anima e si nota la mano del tecnico. Alla Sampdoria niente di tutto questo: ci si affida al caso, all’improvvisazione, si spera sempre nella giocata di qualcuno, nel frattempo si cambiano schemi, l’11 titolare, si continuano a schierare giocatori fuori ruolo, a sbagliare formazione, a tardare oppure a non effettuare cambi visibili a chiunque.
Siamo dei fantasmi, in difesa si ha paura della propria ombra, a centrocampo non si lotta, non ci costruisce e non si spezza il gioco avversario, sulle fasce gli esterni non aggrediscono gli spazi e tanto meno pensano alla fase di copertura lasciando i terzini, già in difficoltà come il resto della squadra, in assoluta balia delle scorribande avversarie. Si paga l’ennesima ingenuità sui calci piazzati (nonostante tutti sapessero della pericolosità sottoporta del difensore Di Maio, evidenziata anche dal sottoscritto durante il nostro programma “Sampdoria sempre con te” su Radio 103), regaliamo ingenuamente e goffamente due rigori, subiamo il quarto goal in contropiede con due passaggi, forse nemmeno 1’ dopo aver accorciato le distanze, che dire? Ogni qual volta la Nocerina si avvicinava alla nostra porta, la sua azione offensiva coincideva con un’occasione da goal, nessuna resistenza posta da giocatori disorientati, confusionari e imbarazzanti. La doppietta di un Maccarone che dà segnali di ripresa, nella fase terminale di gara quando gli avversari avevano rallentato il ritmo, rappresenta l’unico barlume di luce nella notte fonda blucerchiata.
Il triplice fischio finale pone fine all’agonia, i giocatori e il tecnico vengono giustamente invitati a tirare fuori gli attributi. Una mezz’ora all’interno del settore ospiti in attesa che l’intero pubblico di casa si decida, dopo inutili cori che minacciavano i nostri gemellati veronesi e ci davano il benvenuto alla cadetteria come se fosse una categoria alla quale fossero abituati da sempre, ad abbandonare l’impianto. Fortunatamente per le forze dell’ordine eravamo 50 e non 1.000, altrimenti sarebbe stato curioso vedere come si sarebbero organizzate. Nessun mezzo previsto per il trasporto degli ospiti: qualcuno va a recuperare la propria automobile, i non tesserati cercano un modo per raggiungere Salerno, noi riceviamo il passaggio dai doriani della zona che, su indicazione delle forze dell’ordine, ci lasciano alla stazione non di Nocera, ma di Cava dei Tirreni. La serata a Napoli e veniamo a conoscenza del lancio di uova, arance e pomodori all’arrivo della squadra al “Colombo”, poi il viaggio del ritorno con arrivo a Genova alle 6 di domenica mattina.
Come era facilmente immaginabile oggi è la giornata del focus sulla questione allenatore, sull’imminente sfida contro il Crotone, sul lancio di uova, un gesto magari non condivisibile, ma ampliamente comprensibile di contestazione di un pubblico che da un anno sta assistendo a spettacoli indegni, se ne parla, anche perché a Genova non succede mai niente e quindi fa subito notizia. La Sampdoria rappresenta un’isola felice, ma, nei momenti di difficoltà, rischia di diventare felice soltanto per chi riceve critiche minime e lontane anni luce da quelle che pioverebbero lavorando in qualsiasi altra piazza. A chi si sorprende del lancio delle uova, oppure chi si lamenta per i fischi ricevuti al termine di una gara (mentre durante i 90’, qualsiasi sia lo spettacolo in campo, è giusto e doveroso incitare sempre e comunque la squadra), ricordiamo che il tifoso blucerchiato non è costretto a subire in silenzio qualsiasi cosa gli venga proposta, le scuse e le parole non servono a nulla, occorrono i fatti e soprattutto un radicale cambiamento della mentalità societaria.
Al tempo stesso però sottolineiamo che, pur comprendendo la grande delusione dei tifosi, doverosamente condanniamo qualsiasi episodio di violenza: gli schiaffi e gli spintoni non hanno nulla a che fare né con il mondo Sampdoria, né con l’essenza civile e genuina dello sport. I responsabili sono pregati a non ripetere più simili atti e a non inquinare invece una contestazione civile ampliamente giustificata, oltre che doverosa.
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