"Samp Club Sestri Ponente": "Il tifo odierno? Non si può paragonare a quello di un tempo"

"Samp Club Sestri Ponente": "Il tifo odierno? Non si può paragonare a quello di un tempo"TUTTOmercatoWEB.com
venerdì 27 febbraio 2009, 10:23No al Calcio Moderno
di Gabriele Lepri
fonte Gabriele Lepri per "In Campo"

Continua la nostra rubrica dedicata ai clubs blucerchiati sparsi per il territorio genovese. Dopo aver narrato le origini dei Fieri Fossato, Belli Gonfi, Sestri Ponente, Sport Club, Certosa e Federclubs, eccoci pronti a descirvere la storia del Sampdoria Club Sestri Ponente, raccontata dal presidente Giancarlo Falabracco.

“Quando è nato il vostro club?”
“E’ nato nel lontano 1966, l’anno che coincise con la promozione della Sampdoria. Il presidente dei blucerchiati all’epoca era Salotti e, in accordo con gli altri soci fondatori, decidemmo di invitarlo per l’inaugurazione del club. Quest’ultimo fu fondato con la collaborazione di diverse persone tra le quali Pizzoli, Gambino, l’avvocato Centofanti, Belandra, Oliveri e Guerrino. Nei primi anni il nostro club era situato in un bar di Sestri, successivamente decidemmo di spostarlo nella centralissima piazza Baracca”.
 

“Come è nata l’idea di fondare il club?”
“All’epoca qui a Sestri c’era tanta gente di fede blucerchiata appassionata che era solita seguire le gare della Sampdoria sia in casa che in trasferta: dopo diverse discussioni decidemmo di fondare il club”.
 

“Al momento quanti iscritti avete?”
“Ne abbiamo circa 2.000 ma le persone che sono solite frequentare il club per commentare l’andamento della Sampdoria durante la settimana sono circa 400”.
 

“Ricorda un avvenimento particolare che avete fatto nel club?”
“Direi la festa che abbiamo fatto in occasione dei venticinque anni del club avvenuta nel 2001. Avevamo invitato diversi giocatori blucerchiati e qualche dirigente: è stata davvero una bella festa con centinaia di persone che avevano preso d’assalto il club”.
 

“In futuro avete in mente altre iniziative?”
“Per il momento no ma se si dovesse presentare l’occasione non ci faremo di certo trovare impreparati. Negli anni scorsi abbiamo fatto diverse iniziative di solidarietà per la delegazione e organizzato tornei calcistici”.
 

“La trasferta più grande che avete organizzato quale è stata?”
“Direi quella oceanica che abbiamo fatto a Wembley: ricordo che in quell’occasione circa 1.000 persone partirono dal nostro club per salire su diversi aerei che erano stati organizzati da noi per quella speciale partita che purtroppo finì male…Successivamente ricordo anche i 15 pullman allestiti per la finale di Coppa delle Coppe di Berna. Comunque sia anche durante gli ultimi anni ci siamo fatti notare per le diverse carovane di pullman allestiti per seguire le partite della Sampdoria lontano dal Ferraris”.
 

“A proposito di tifosi: trova giuste tutte queste restrizioni alla tifoseria da parte dell’Osservatorio”?
“Alcune leggi si mentre altre andrebbero riviste per non penalizzare la componente sana del tifo come quella del nostro club. A mio parere bisognerebbe rivedere le modalità della vendita dei biglietti sia in casa che in trasferta, le regole sugli striscioni e sulle coreografie. Trovo che sia stressante, soprattutto per la gente di una certa età, andare a reperire i biglietti nelle banche o nelle ricevitorie abilitate sparse per la città: fino a qualche anno fa il biglietto lo si poteva acquistare anche dieci minuti prima della partita presso i botteghini dello stadio. Oggi non è più possibile, è assurdo, anche perché se per qualche motivo non dovessi recarmi allo stadio in caso di ulteriori restrizioni non potrei cedere il biglietto ad altre persone”.
 

“Si può dire che è cambiato anche il modo di fare il tifo negli stadi?”
“Direi di si. Non è possibile paragonare il livello attuale del tifo a quello di tanti anni fa, dove era possibile andare in trasferta per conoscere altre città, visitarle, e gustare i prodotti tipici locali. Oggi purtroppo non è più pensabile, anche perché sono più le trasferte vietate che quelle organizzate”.