SAMPDORIA CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Senza Colley e Yoshida è un presepe

12.01.2022 09:18 di  Paolo Paolillo   vedi letture
SAMPDORIA CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Senza Colley e Yoshida è un presepe
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Post Natale è tempo di ritorni alla routine quotidiana e, in teoria, l'Epifania tutte le feste le porta via. Interpretando in chiave blucerchiata il famoso detto, la Sampdoria è stata portata via e, con essa, lustrini e strass. I pareggi di Roma e col Venezia e la vittoria nel derby e in Coppa Italia, sembrano già un lontano miraggio.

Sanguinoso, imperdonabile, autolesionista il passo falso del giorno della Befana, che a me personalmente ha ricordato le Streghe del 2018, quando ne prendemmo contro il derelitto Benevento. Nei panni del Real Madrid – si scherza – c'era, stavolta, il Cagliari – e allora si scherza un po' meno, visto che con noi le seadas tipiche dell'isola sembrano spesso le proverbiali merengues madrilene -.

I rossoblù, azionando l'acceleratore due volte e trovando un gol valido per un tacco di Chabot, temolante sin dalle prime battute, espugnano il Ferraris e ci fanno ripiombare nel baratro. Senza Colley in Africa per il torneo continentale, la difesa è orchestrata da Yoshida. Finchè regge lui, nessun problema. Un paio di svarioni, ma c'è il Samurai a tamponarle. Poi, solo sbadigli. Quando si fa male, guardo mio padre. Lui, di rimando, mi guarda e dice solo: “Ahia”. Un sibilo. Ci aveva visto, come sempre, lunghissimo. Spariti. La Sampdoria in venti minuti dilapida il vantaggio e non riesce più a prendere le misure agli avversari, che fanno ciò che vogliono. Prima Deiola infila Audero, dopo che Marin strappa il centrocampo e recapita un assist al bacio sul movimento del centrale in uscita. Il terzino, nell'occasione Ferrari, è in ritardo e il centrocampista rossoblù sfrutta la corta respinta del portiere doriano, ribadendo in rete il pareggio.

Poi, in omaggio alla giornata, su un calcio d'angolo anonimo, e su una ciabattata dal limite di un giocatore cagliaritano, la difesa doriana in toto si dimentica non di uno qualsiasi, ma del centravanti avversario, in piena area di rigore, ossia Pavoletti. Il livornese ringrazia, si gira, e fredda l'uscita disperata di Audero. Due a uno e tutti a casa.

Non importa quale fosse la difesa titolare o chi è subentrato successivamente, il problema è stata l'uscita di Yoshida: persi i riferimenti, la guida della retroguardia, le distanze col centrocampo, sbagliate le uscite in avanti e le scalature. Un disastro. La scelta di D'Aversa è pescare l'unica carta difensiva dal mazzo della panchina, ossia Dragusin, che inizia centrale, poi va a destra, poi torna centrale. Nel fare questa tarantella, si alterna con Ferrari che, poverino, non lascia mai la maglia senza sudore ed accetta di buon grado il sacrificio, però, va in confusione.

Partita diversa, sulla carta, quella di Napoli. Il brivido più grande è la sostituzione di Falcone, che entra benissimo, con Audero, per un problema ai muscoli obliqui, ravvisato dopo mezz'ora. Il cambio è stato fatto con colpevole ritardo, questo è sicuro, ma c'entra poco col gol preso, ancora nel segno di omaggio ad una delle tradizioni del popolo napoletano, ossia quella del presepe. Si, perché a vederlo e rivederlo, il gol di Petagna fa arrabbiare. Non può una squadra che deve salvarsi guardare la palla che fluttua all'interno dell'area di rigore, per poi anche ammirare la semirovesciata fantozzesca dell'ex di turno, che si infila docilmente all'angolo alto della porta di Audero, immobile perché dolorante. Ferrari dice di avere preso un colpo in faccia, Augello, Chabot e Dragusin guardano la scena. Fosse un quadro sarebbe un Caravaggio.

Perlomeno, la chiarezza del Maradona – nei ruoli – è decisa: Dragusin a destra Ferrari e Chabot centrali, il rientrante Augello a sinistra. Obbligata, ma chiara.

Insomma, c'è poco da dire, al netto della situazione Covid del Napoli, che andava sfruttata cinicamente. Non è stato così e c'è rammarico. Rabbia è aver dato sei punti ad una diretta concorrente che, senza questi due regali, sarebbe a sette-dicasi-sette punti in classifica, con un piede e tre quarti in Serie B. Io non me ne farò mai una ragione.

Chiudiamo con dell'ottimismo. Il mercato ha regalato Andrea Conti, al quale va il benvenuto e la speranza, se non che torni quello dell'Atalanta, perlomeno quello prima del primo infortunio al Milan. Sarebbe un bellissimo acquisto e allungherebbe la rotazione della panchina e della difesa. Così come sarebbe graditissimo, qualora arrivasse, un altro centrale, che permetterebbe di arginare il buco lasciato da Colley e Yoshida fino a febbraio. In proiezione Torino, con Chabot squalificato, i centrali sono obbligati in Ferrari e Dragusin. Ci potrebbe essere la sorpresa difesa a tre con Bere terzo dietro a destra, e Conti o Candreva a tutta fascia, ma lasciamo perdere i voli pindarici. La soluzione Novellino, ossia due terzini in fascia, sarebbe appropriata, se non gradita. Vedremo, poi se si sistemerà anche la fascia sinistra, dove Augello ha portato la croce mentre Murru non incide più e potrebbe essere moneta di scambio.

In tutto questo marasma, sempre e solo Forza Doria!