MISS SAMPDORIANEWS: "Sulle note di una canzone che ogni volta mi mette i brividi"

MISS SAMPDORIANEWS: "Sulle note di una canzone che ogni volta mi mette i brividi"
venerdì 10 marzo 2017, 10:11News Doria
di Guia Rovegno

Viene sempre ripetuto: i derby si differenziano da tutte le altre gare, sono assolutamente imprevedibili nel risultato, vestono la città di un’atmosfera speciale, la classifica non conta.

Tutte le “banalità” che possono dirsi e scriversi su una stracittadina valgono – al duecento per certo – per il Derby della Lanterna. Probabilmente è l’unica cosa sulla quale doriani e genoani si sono sempre trovati d’accordo: non esiste un derby come quello di Genova e unico è il modo in cui la città e ognuno di noi tifosi lo vive. Con passione, ansia, trepidazione e un pizzico (forse non solo un pizzico) di follia.

Non so voi, ma io il derby comincio a viverlo nel momento in cui viene (finalmente) pubblicato il calendario del campionato. Il dito scorre veloce sino a “Sampdoria – Genoa” e, se per caso non ho il calendario sottomano, la prima cosa che chiedo è: “Guarda un po’ quando è il derby”. E lì cominciano i calcoli. Si gioca di sabato, no domenica, ma a che ora ci faranno giocare? (L’uso del “ci” e del plurale la dice lunga sul livello di immedesimazione con la squadra).

Molti di voi certamente controlleranno il turno di lavoro e penseranno “Devo parlare col mio collega, che tanto è juventino, mi faccio sostituire”. Per quanto riguarda la sottoscritta il dilemma da risolvere è capire quando la mia dolce metà sarà impegnata nel proprio campionato. Certo, niente è più emozionante di stringere tra le mani il biglietto e sapere di poter vivere quei 90 interminabili minuti a pochi metri dal tappeto verde, facendo parte di quello spettacolo di colori e canzoni (non so spiegarvi l’emozione del mio primo derby in Sud, sembravo una bambina la Vigilia di Natale).

Ad un mese dal derby cominciano i primi ragionamenti. Se non è possibile andare allo stadio, bisogna decidere dove vedere la partita e – soprattutto – con chi. Dove abbiamo visto l’ultimo derby? Con chi eravamo? Abbiamo vinto? Dobbiamo replicare. Abbiamo perso? No ragazzi allora dobbiamo cambiare posto. La cabala è la cabala, quale tifoso (e quale calciatore) non ci crede? E come ero vestita? Ho indossato la maglia della Samp di quest’anno, o quella vintage di mio padre? Avevo la sciarpa dello scudetto?

Nessun dettaglio viene trascurato. Niente è lasciato al caso. La pizza ordinata, i posti a sedere sul divano. A ben vedere, la vita del tifoso può essere davvero faticosa. Per questo è importante circondarsi di tifosi con in comune lo stesso livello di “passione malata”. Ad una settimana dalla stracittadina ascolto tutti i giorni la nostra Lettera da Amsterdam. Mentre la sparo nelle orecchie a tutto volume in ogni ritaglio di tempo, mi carico come una molla e (tenetevi forte, non sono proprio normale), visualizzo la vittoria.

Sulle note di una canzone che ogni volta mi mette i brividi, immagino la Sud in delirio, gonfia di voce, che esplode dei colori che amo. Evito ogni possibile commento con i “cugini”. Se proprio sono costretta a dire qualcosa, “piango un pochino”; “dai che questa volta vincete voi..” (e non ci credo neanche un po’). Poi, finalmente, l’attesa finisce, l’arbitro fischia l’inizio e lo spettacolo comincia. Comunque vada, al termine dei 90 minuti, sono certa che: 1) non avrò più nemmeno un’unghia; 2) i colori più belli sono sempre e soltanto i nostri.