I. Bonetti: "Si giocava per respirare entusiasmo città. Quella partita con la Stella Rossa..."

08.07.2020 10:22 di Emanuele Massa   vedi letture
I. Bonetti: "Si giocava per respirare entusiasmo città. Quella partita con la Stella Rossa..."
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Nel corso della consueta diretta web di Una Banda di Cialtroni è intervenuto in questa puntata Ivano Bonetti, uno degli indimenticabili protagonisti degli anni d'oro blucerchiati.

Nel corso della serata sono stati toccati diversi argomenti e non si poteva che cominciare parlando del Presidente Paolo Mantovani:

"A Genova abbiamo avuto un grandissimo Presidente, difficile ritrovare una persona del genere. Arriva un personaggio che come stile non ha niente a che vedere, scudetto e coppe vinte è come se le dovessi purgare. Una differenza enorme come stile, improponibile".

Sulla partita più bella di quegli anni. "Quando vedo le immagini del campo torno a quei tempi, come se fosse ieri. La partita è quella giocata su campo neutro contro la Stella Rossa, che dovevamo vincere a tutti i costi. La mattina usciti dall'albergo per una passeggiata si vedevano coltelli e pistole, un'atmosfera mostruosa. Eravamo nello spogliatoio e non volava una mosca, silenzio tombale. Sapevamo che era la vera finale, anche con il pareggio saremmo stati fuori. Ero vicino a Luca, ci guardavamo, ci stavamo mettendo i calzettoni, mi fa 'Dobbiamo fare qualcosa?', e io 'Cantiamo'. Ho cominciato 'Lotteremo fino alla morte...' e poi mi è venuto dietro, mi sono venuti dietro tutti gli altri, tutto lo spogliatoio cantava, da pelle d'oca. La partita sappiamo come è andata, abbiamo preso gol subito ma siamo riusciti a fare tre gol, partita incredibile, la notte non ho mai dormito".

Il gruppo. Boskov era un pazzo scatenato, aveva un modo di fare molto diretto, non ti potevi arrabbiare con lui. Una volta si presentò Cerezo con pantaloncini corti, Superga, occhiali e occhi gonfi, passa davanti a tutti. Boskov gli dice 'ma dai tu sei arrivato in ritardo' e Toninho passa testa bassa e dice 'è già tanto che sono arrivato'... Toninho era uno spettacolo, eravamo un gruppo della miseria. Dovevamo vincere per andare a festeggiare, sennò non potevamo essere felici. Si giocava per la vittoria, per essere felici, per respirare l'entusiasmo della città. Quando c'è positività, con la gente la respiri insieme, si crea atmosfera vincente".