CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Sipario e applausi

14.03.2019 09:42 di Paolo Paolillo   vedi letture
CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Sipario e applausi
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

C'è poco da dire. A volte, infatti, bisogna solo fare due passi indietro, levarsi il cappello e applaudire. Sì, applaudire e prendere esempio perché pur proveniendo da squadre non di primo grido (rispettivamente Groningen ed Heracles), Hans Hateboer e Robin Gosens sono due clamorosi interpreti ed evoluzioni di quel che fu il ruolo del tornante. Due Di Livio con un valore tecnico – forse due – in più. Siamo tutti consapevoli delle prestazioni di Sala, Bereszynski e Murru ma i due nordeuropei della Dea domenica erano in stato di grazia e non c'è stata storia. Attenzione, non è certo colpa dei nostri difensori se questi due fanno i terzini, gli esterni di centrocampo e, contemporaneamente, le ali avanzate a ritmo costante e incessante per 90 minuti. I nostri sono stati anche bravi a limitarli fino a venti minuti dalla fine, quando sono stati proprio i duelli sulle fasce a rompere l'equilibrio regnante. Hateboer va via, cross potente, Audero sfiora, Gosens irrompe e sigla il definitivo 1-2. Sipario.

Cala la notte nei nostri ragazzi, provati da una contesa bestiale e irruenta, fatta di contese continue e – forse – regole d'ingaggio un po' allegre.

Audero ha tenuto a galla la barca per tutto il secondo tempo, con quella parata su Hateboer che poteva - se non chiudere - sbilanciare ben prima la contesa. Bravissimo, per tempismo, anche su Ilicic, oramai davanti a lui indisturbato. Due paratone e personalità nelle uscite, quello che serve a questa squadra. 

La partita di Murru è stata la solita, per qualità e impegno, difensivo e offensivo, tant'è vero che se Gollini non avesse sfoderato quella parata incredibile sulla zuccata di Ekdal, il sardo avrebbe scritto +1 al Fantacalcio. Non è da nascondere la difficoltà iniziale sull'incipit quasi furibondo dell'Atalanta, è anche vero che lì è stata tutta la squadra a subire. Così come ha sofferto Sala, in difficoltà ogni qualvolta Gomez si allargava e chiamava la sovrapposizione di Gosens. Non è stata la migliore delle sue gare, ma l'ex Amburgo si è sottolineato per corsa e impegno fino alla sostituzione, straziato dalla fatica e dal rincorrere i tagli e le sovrapposizioni atalantine. Fa peggio Bereszynski, che ha perso lo smalto di inizio stagione e soffre ogni discesa dei dirimpettai, mentre davanti si proietta raramente. Che ci sia un problema fisico, nel senso di brillantezza, è innegabile, quello che preoccupa è l'involuzione in termini di convinzione e concentrazione.

Stesso discorso per Colley, che spesso è preso in mezzo ad esterno e trequartista, è superfluo con la palla tra i piedi e commette più di un errore. Sul piano dello scoantro fisico non c'è verso: non va mai giù, anzi.

Di Andersen, che contiene e sfida Zapata sul suo terreno, ossia lo scontro fisico, c'è poco da dire, onestamente, più di quello che si è già detto. Il danese, recentemente premiato con la convocazione in Nazionale maggiore, non sbaglia quasi nulla in impostazione, vince quasi tutti i duelli aerei, usa anche le maniere forti quando serve, salva due situazioni potenzialmente pericolosissime su Gomez e Pasalic. L'impressione, detto francamente, è che sarà difficile da trattenere in estate.

Ricapitolando, la Sampdoria ha una difesa che si è disimpegnata bene e che ha valore, che spesso ha giocato peggio di domenica e ha vinto, mentre ha perso giocando bene questo fine di settimana. La soluzione è presto detta: non c'è da rimproverare nulla ai ragazzi, stavolta hanno trovato, semplicemente, degli avversari più forti in questa occasione.