CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA – L'amarezza del bel gioco

La rubrica settimanale sulla difesa blucerchiata
21.02.2019 09:13 di Corrado Camera   vedi letture
CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA – L'amarezza del bel gioco
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Niente, questa stagione sembra andare così. La maggior parte delle trasferte contro le grandi squadre delle Serie A (o quantomeno definite tali) le abbiamo passate a sperare di vedere la Sampdoria strappare un risultato positivo e poi ci siamo dovuti accontentare di sentire Marco Giampaolo elogiare la squadra per la prestazione. Punti? Zero.

Domenica sera contro l’Inter è stata incontrovertibilmente una partita divertente e piacevole da guardare, ma l’amaro in bocca della sconfitta io, personalmente, me lo sarei risparmiato più che volentieri. Sia prima del vantaggio nerazzurro, sia dopo il pareggio di Manolo Gabbiadini, ci ho veramente sperato. Ma come altre volte, una piccola disattenzione, un errorino, una lieve mancanza di precisione e la partita è andata.

Intendiamoci, nessuno qui pretende nulla, non sto dicendo che la Sampdoria deve per forza fare risultato a San Siro perché sennò è un insuccesso. A Napoli ad esempio, contro un’altra squadra obiettivamente più attrezzata, la Sampdoria ha perso meritatamente, superata dagli avversari sia sul piano tecnico sia sul piano tattico. Quella è stata una sconfitta che oltre ad essere preventivabile è stata anche giusta e digeribile. Quello che sto dicendo è che piacerebbe vedere, in partite interpretate bene e giocate tatticamente alla pari (se non meglio) di avversari sulla carta tecnicamente più dotati, un maggior cinismo, un salto di qualità nella gestione degli episodi, un surplus di concentrazione e attenzione nelle fasi determinanti della partita.

Restando a domenica e al reparto difensivo, ho visto le solite qualità dei singoli, come la grinta e l’esperienza di Tonelli, la tranquillità e la testa alta di Andersen in impostazione, la fisicità di Bereszyński, la corsa e la presenza offensiva di Murru e la capacità di reagire di Audero. Ho però visto anche i soliti difetti, quei brevi momenti di rilassamento che sono costati due reti e un brivido ghiacciato lungo la schiena. E questo discorso, che qui si applica alla difesa, può semplicemente essere esteso a centrocampo e attacco (vedi il poco cinismo sottoporta di Saponara e Defrel).

Dopo la roboante vittoria con l’Udinese, condita da una prestazione superlativa di tutti, i primi a parlare apertamente di sogni europei sono stati gli stessi giocatori. Onestamente ne ero ben felice, perché dal mio punto di vista era un segnale che il gruppo crede in se stesso, nei propri valori e soprattutto nella capacità di migliorarsi. Ne sono seguite tre sconfitte, differenti nei contenuti. Non credo siano state dovute a supponenza o superbia, però hanno evidenziato i limiti già palesati a più riprese dalla squadra. La domanda a questo punto sorge spontanea ed è: oltre a credere di poter migliorare, la Sampdoria ha la voglia, la rabbia, la cattiveria, le energie per farlo sul campo?