Un portiere invalicabile. Auguri a Battara, incubo del S. Paolo

“Datemi un portiere che pari, un attaccante che segni e poi nel mezzo metteteci chi volete!", era solito dire Fulvio Bernardini, oppure, per citare il neo tecnico della Samp Gianluca Atzori: “Serve uno che pari, uno che segni e uno che insegni”. Per quanto riguarda i pali, quando scendeva in campo Pietro Battara i tifosi blucerchiati potevano stare tranquilli.
I più giovani, provando a domandare a chi seguiva la Samp tra il 1961 e il 1972, si sentiranno rispondere che Battara era un portiere affidabile, che si trasformava in muro invalicabile nelle giornate di grazia. Al S. Paolo di Napoli, soprattutto, passò alla storia a furia di prestazioni maiuscole e decisive che, tra il ’65 e il ’72, fecero guadagnare alla Samp un bottino di quattro pareggi e due vittorie esterne, sovvertendo le statistiche che fino ad allora avevano decisamente sorriso ai partenopei. Indimenticabile la sua performance proprio contro gli azzurri il 7 febbraio ’71: con il pollice ingessato restò in campo e riuscì a compiere sei miracolosi interventi, tanto che il Corriere dello Sport titolò: “Imbattibile Battara a Napoli anche col pollice ingessato!”. Per la cronaca, la Samp portò a casa un prezioso pareggio a reti inviolate.
Battara, dopo aver mosso i primi passi nell’A.C. Cenesia, si mise in luce tra le file del Lanerossi Vicenza, da cui la Samp lo prelevò nel 1961. Inizialmente chiuso da Rosin, divenne titolare fisso con Bernardini, totalizzando complessivamente 229 presenze in blucerchiato. Battara è anche detentore del record di inviolabilità della porta doriana con 641 minuti (stagione ’69-’70) senza subire reti. Nel calcio di allora, per una Samp che in attacco segnava col contagocce (il miglior marcatore fu Vieri con 5 sigilli), le sue parate equivalevano ad un goal. Lasciata la Samp in età matura, sostituito da un giovane Massimo Cacciatori, Battara si trasferì a Bologna, in cui concluse la carriera professionistica dopo due stagioni, cominciando quella di preparatore dei portieri. Una figura professionale di cui fu il pioniere nel calcio italiano e che lo riportò alla Samp in questa veste nella stagione dello Scudetto. In carriera, oltre a Pagliuca e Nuciari, allenò molte conoscenze blucerchiate come Bistazzoni, Casazza, Zenga, Sereni, Pagotto e Ferron.
Da oggi settantacinquenne, con il figlio Massimo che ne ha seguito le orme ed è stato anche preparatore dei portieri al seguito di Mancini al Manchester City, Battara è una delle figure più rappresentative e indimenticabili della storia della Samp. Quel portiere che con i suoi voli infondeva sicurezza alla squadra e ai tifosi, quello che a Napoli viene ricordato come una leggenda (o un incubo). Una bandiera sulle cui parate decisive si costruivano i risultati positivi della giovane Samp.
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