Giocavamo insieme

Tradizionale appuntamento con la rubrica dedicata alla storia blucerchiata.
01.10.2012 21:03 di  Guido Pallotti   vedi letture
Giocavamo insieme
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© foto di Giulia Prosperi

A livello personale il mio andamento scolastico in terza media nell’anno 1953/54, era notevolmente migliorato e le domeniche delle partite casalinghe allo stadio andavo assieme a Gino, Vittorio ed Egidio, ragazzi più grandi coi quali abitavo nello stesso caseggiato.

Allora al Luigi Ferraris i giocatori entravano in campo dall’angolo destro sotto la gradinata Nord e da lì uscivano e solo per vederli, la mania degli autografi non era ancora in voga, a fine partita andavamo ad attenderli; poi a piedi arrivavamo fino a Piazza De Ferrari, dove sul cornicione di quello adiacente a palazzo Ducale scorrevano i titoli luminosi, con i risultati delle altre partite, che a quel tempo era il massimo della tecnologia elettronica, se si pensa che fu in quell’anno 1954, che le trasmissioni televisive vennero attuate in Italia.

Altre volte da lì proseguivamo per caroggi fino a Caricamento e lirette permettendolo, facevamo merenda con una delle meravigliose “biove”, traboccanti di fette di salame o pancetta (carnesâ), esposte nella vetrinetta di un chiosco in Sottoripa. Infine salivamo sul “7” Caricamento – Pontedecimo, ci mettevamo seduti, però pronti a cedere il posto alle signore e alle persone più anziane di noi, come ci era stato insegnato.

Riguardo alla nostra Sampdoria, Il dodicesimo posto del 1952/53, fu ulteriormente migliorato nel campionato in oggetto, che si concluse con la lusinghiera ottava posizione. Avevano dato l’addio ai colori blucerchiati oltre al mitico “Nano” Bassetto, pure Gei e il forte mediano Oppezzo, che era passato alla Juve in cambio del pluriscudettato mediano Mari e della mezzala destra Karl Age Hansen, fratello di John, cannoniere juventino.

Il nuovo portiere in sostituzione di “Bepi” Moro fu Pin, ritornò dal Como “Pinella” Baldini e furono acquistati i giovani attaccanti Tortul e Testa, ed erano stati aggregati alla prima squadra stabilmente, i giovani del vivaio Mialich e Ronzon. Allenatore era Tabanelli, venti anni dopo un illecito costò alla Samp 3 punti di penalizzazione con conseguente retrocessione e rocambolesco ripescaggio ai danni del Verona.

L’esame di licenza media andò abbastanza bene, a parte la matematica da riparare a settembre come di consueto, mi sarebbe bastato studiarla il mese precedente l’esame di riparazione per superarlo, quindi passai un’estate tranquilla.  Ho giocato a calcio, poca roba, un po’ di seconda, molta terza categoria, tornei aziendali e notturni, fino a che un serio infortunio al ginocchio destro, all’età di venticinque anni mi fece desistere, anche perché mi ero sposato da poco e insieme alla moglie avevamo tutto da costruire. Mi è però rimasta impressa una partita a sette, non ufficiale, infatti, l’avevamo disputata senza divisa calcistica, vestiti con roba sciupata e scarpe da ginnastica come facevamo sempre quando andavamo a giocare fra amici all’oratorio Don Bosco di Sampierdarena.

Successe che un pomeriggio di fine giugno, all’ora che doveva essere disputato l’incontro di finale di un torneo fra adulti, una delle due squadre non si presentò, mentre i giocatori dell’altra, in completa tenuta di gioco erano pronti a disputare la partita. Don Andrea Gallo, allora giovane chierico, racimolò un po’ di gente in giro per l’oratorio per far disputare lo stesso la partita che lui stesso avrebbe dovuto arbitrare, e che si giocò basandosi sulla lealtà reciproca.

Come portiere si offerse Carletto Volpi tredicenne, che mai avrebbe immaginato di diventare prima un bomber e poi un forte mediano di serie A e B e di vincere, segnando il gol della vittoria, nel 1958 con la nazionale italiana, contro l’Inghilterra, il campionato europeo under 19. Dietro si misero in tre: Don Gallo, dopo essersi tolto il collarino e infilata la tonaca nei calzoni a destra, centromediano Manlio Vigna futuro giocatore di Sampdoria e Pisa e a sinistra Milli Giordano un classe ’37 che avrebbe pure lui giocato in prima squadra nella Samp.

Davanti Carlo “Lallo” Cervetto, diventato poi professionista a Pisa in serie A e B, Canali, il toscanino maniaco dei tunnel, che come allenatore della primavera della Sampdoria vinse un torneo di Viareggio nel 1977, diventando poi mister della Samp in serie B. Ne mancava uno per fare 7, allora Don Gallo, che già nel corso del mio anno in collegio mi faceva giocare con i più grandi d’età, venne a pescare me, a quei tempi quindicenne come Vigna, Canali e Cervetto, che stavo tranquillamente giocando a ping pong.

Sul tre pari, a pochi minuti dalla fine, Milli Giordano, con un lancio di sinistro in diagonale mi pescò alle spalle del terzino, alto il doppio di me che per tutta la partita ridendo mi chiamava “ Balletta” e che non mi aveva fatto toccar palla. Gli ero sbucato da dietro e dopo aver stoppato di petto, avevo spostato il pallone con la suola del destro, tagliando fuori il centromediano e dopo aver fintato il tiro di sinistro, avevo scartato il portiere ed ero entrato fra i pali col pallone al piede.

A distanza di quasi 60 anni ricordo ancora quella partita, nata così per caso, che fu l’ultima che disputai sul campetto del Don Bosco. Volpi l’avrei rivisto ai bagni Mediteranèe di Pegli nel giugno del ’66 anno in cui sarebbe passato alla Juventus. Vigna, molti anni dopo nella banca in cui lavorava e Don Gallo, incontrato nella trattoria che gestiva con i suoi ragazzi in via Milano, che dopo che mi ero fatto riconoscere aveva detto a mia figlia:«Sai che tuo padre giocava davvero bene al pallone». Milli Giordano e Canali, il toscanino, non ebbi più modo d’incontrarli, di Carlo Cervetto, invece seppi con grande dolore, che era mancato in ancor giovane età. Ciao Lallo.