ESCLUSIVA SN - 1946, Sessarego: "Mancini era di un'eleganza e di un'unicità assoluta. Lui è un Sampdoriano"

Intervista realizzata il 28 aprile 2016.
19.05.2016 14:27 di Alberto De Venuto   vedi letture
ESCLUSIVA SN - 1946, Sessarego: "Mancini era di un'eleganza e di un'unicità assoluta. Lui è un Sampdoriano"
© foto di Sampdorianews.net

Il 19 maggio 1991, per ogni tifoso blucerchiato, rappresenta una delle date più importanti poichè risale alla vittoria del primo Scudetto nella storia della Sampdoria. A quasi 25 anni dalla conquista dello storico tricolore, Sampdorianews.net, per la rubrica "1946", ha avuto il piacere di parlare di uno dei giocatori più rappresentativi di quella Sampdoria, ovvero Roberto Mancini, assieme al noto giornalista Piero Sessarego

“Il prossimo 12 agosto l'Unione Calcio Sampdoria compierà 70 anni. In questi lunghi anni molti sono stati i Presidenti alla guida della società , moltissimi i giocatori che hanno vestito la maglia blucerchiata. In particolare due personaggi rimangono sul podio: Paolo Mantovani e Roberto Mancini, indicati come vessilliferi della storia blucerchiata. Mancini lo vedo come attaccante, di ogni tempo, ideale con Gianluca Vialli, senza nulla togliere a “Pinella”Baldini, Adriano Bassetto, Sergio Brighenti, “Tito” Cucchiaroni prima ed Enrico Chiesa e Vincenzo Montella poi. Ma i più grandi sono stati i gemelli del gol. In particolare Mancini è stato un qualcosa di veramente particolare, non a caso Mantovani diceva spesso: 'se non gioca Roberto non mi diverto'. D'altronde l'attaccante di Jesi è colui che, con la Sampdoria, ha battuto ogni tipo di record: 530 presenze di cui 392 in serie A, record col quale superò Bernasconi, con 338 presenze e 118 gol, e Bassetto fermo a 93 reti. A tal proposito fu una grande cerimonia quella che si consumò nella sala stampa di Marassi, qualche tempo fa, con allora presidente Enrico Mantovani quando, proprio Adriano Bassetto e Gaudenzio Bernasconi vennero a congratularsi personalmente con Roberto.

Mancini, oltre a vincere con gli altri compagni, come Pellegrini, Vierchowod, Vialli lo Scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa di Lega, 4 Coppa Italia, vinse un titolo da calciatore d'oro, 2 Guerin d'oro come miglior giocatore di Serie A in due stagioni. Era un giocatore di un'eleganza e di un'unicità assoluta, era protagonista anche fuori dal campo, ad esempio disegnava lui le divise blucerchiate in quanto ha sempre coltivato la passione per l'eleganza, come si vede tuttora. Unico anche nel modo di rapportarsi con gli arbitri in certe situazioni al limite, su tutte quella del 20 settembre 1992 ad Udine con Cinciripini, con Ceccarini e, soprattutto, quella con Nicchi a Marassi in una diatriba che ebbe una risonanza internazionale. Mancini ha sempre pensato che l'arbitro non dovesse mai sbagliare in quanto giudice.

Egli, insieme al “suo gemello“ Vialli, facevano spesso divertire Paolo Mantovani, anche se in campo quello che lo affascinava di più era il n°10, il quale preferiva, quasi sempre, l'assist al gol. Basta ricordare l'episodio nel quale, Mancini, dopo aver litigato con Vialli e fatto pace in Nazionale grazie anche al loro amico Zenga, in una partita contro il Pisa, nella stagione dello Scudetto, scartò tutti, andò sul fondo ed aspettò l'arrivo di Vialli per farlo segnare.

Altri episodi, questa volta fuori dal campo, contraddistinsero Roberto e la Sampdoria dei tempi d'oro, ad esempio il lancio delle cartoline di Natale, che ebbe un grande successo anche per la sponsorizzazione della Sampdoria, un'altra cartolina vestiti tutti da vecchi sportivi di inizio '900 o altrimenti, dopo la vittoria dello Scudetto, quando si vestirono tutti da scolaretti con Vujadin Boskov maestro o, ancora, l'anno in cui indossarono la tuta da motociclisti della Harley Davidson o da Top Gun andando sugli aerei militari nella base aerea di Novara. Infine, un altro anno, si vestirono tutti da marinai sull'Amerigo Vespucci e da genovesi dell'antica Repubblica Marinara a Palazzo Ducale. Tutte iniziative che nessun altro aveva mai pensato di fare nel mondo del calcio, un movimento nel quale stava iniziando a pesare più il denaro che il cuore e meno disposto a far ridere. Furono 6/7 anni grandiosi nei quali Mantovani avrebbe anche potuto vincere uno, se non, altri due scudetti, ma il Presidente disse: 'tutto ciò che abbiamo vinto, fino all ultimo spillo, lo abbiamo vinto lasciando che la pallina andasse a fermarsi dove voleva il destino', questo era Paolo Mantovani. A tal proposito Mancini ha sempre sostenuto che per lui è stato “un impareggiabile privilegio ed un incancellabile insegnamento di vita a divertirsi, sentirsi totalmente gratificato e vincere, non poco, nell'ambito della famiglia calcistica di Paolo Mantovani e della Sampdoria”.

Mancini aveva un particolare feeling coi tifosi blucerchiati, tanto da tatuarsi, assieme a Bosotin e Tirotta, il simbolo degli Ultras, inoltre era amico di Aldo e Vittorio De Scalzi, i New Trolls. Una figura importante per Roberto fu Sergio Viganò, suo massaggiatore che lo aiutò parecchio quando i tendini, ogni tanto, lanciavano qualche lamento ed infatti lo portò in giro nelle sue diverse esperienze, anche da allenatore. Aveva un ottimo rapporto anche col Prof. Andrea Chiapuzzo, il quale dovette prendersi un sacco di botte in occasione di una scazzottata tra Roberto e Trevor Francis. E come non parlare del rapporto con Boskov, che Mancini considerava un uomo dal carisma assoluto. Altro legame importante fu, poi, quello con Paolo Borea, che lo portò alla Sampdoria dal Bologna. A Mancini, inoltre, piaceva molto l'aplomb di Sven-Goran Eriksson.

Infine un ultimo aneddoto sulla coppia Vialli-Mancini: i quali promisero a Paolo Mantovani di vincere lo Scudetto nel caso avesse comprato Oleksij Mychajlycenko, che però non si adattò molto, nonostante fu un grande giocatore. Alla fine il tricolore arrivò, con al posto dell'ucraino, Giovanni Invernizzi. Per concludere io so per certo che Roberto Mancini è un Sampdoriano dentro e, secondo me, prima o poi tornerà alla Sampdoria”.