ESCLUSIVA SN - 1946, Lazzara: "Mantovani, un presidente che ha imparato a vincere perdendo"

14.10.2015 19:46 di Edoardo Figone   vedi letture
ESCLUSIVA SN - 1946, Lazzara: "Mantovani, un presidente che ha imparato a vincere perdendo"
© foto di Sampdorianews.net

Ventidue anni fa ci lasciava Paolo Mantovani, inutile dilungarsi in presentazioni davanti a un personaggio di tale caratura e valore storico per i colori blucerchiati. Oggi "1946", la rubrica storica di Sampdorianews.net, è doverosamente dedicata a lui. Per l'occasione abbiamo intervistato il giornalista di Primocanale Andrea Lazzara, e con lui siamo andati a spolverare qualche vecchio ricordo dei primi anni blucerchiati dell'indimenticato Presidente:

"Quando Paolo Mantovani prese la Sampdoria nel '79 io avevo 9 anni, si può dire che è stato il presidente dei miei primi anni della ragione. Di storie su di lui ce ne sarebbero a bizzeffe, ma la prima cosa che mi viene in mente pensando a Paolo Mantovani è che è stato un presidente che ha imparato a vincere perdendo.

Quando prese la Sampdoria commise qualche errore muovendo i suoi primi passi in questo mondo, errori di cui fece tesoro e le vittorie venute successivamente sono lì a testimoniarlo. Era una squadra decotta quella che si ritrovò per le mani il presidente Mantovani, che lottava sempre per non retrocedere. Nella stagione '79/'80, la prima da presidente della Sampdoria, l'allenatore era Lauro Toneatto, mister molto ruspante, da tutti visto come un allenatore di categoria: difficile trovare un paragone calzante, diciamo un po' Mazzone. Di quell'annata si ricorda soprattutto il famoso derby vinto 3-2, pareggio riacciuffato per ben due volte, sorpasso blucerchiato con gol di Roselli su punizione e Mantovani che esultò al grido di "Ora non passano più!". La squadra quella stagione sfiorò la promozione, ma Toneatto non fu riconfermato.

Il suo successore fu Enzo Riccomini, un allenatore il cui credo era non rischiare nulla, un punto era sempre guadagnato, infatti la Sampdoria inanellò una serie incredibili di pareggi andando poi a vincere l'unica partita che forse sarebbe stato meglio non vincere: la trasferta a Roma contro la Lazio che di fatto assegnò la promozione al Genoa: proprio a quell'evento è dedicato lo storico striscione rossoblù "Grazie rumente". L'anno dopo Mantovani volle fare uno squadrone per tentare la risalita in serie A, arrivarono giocatori del calibro di Zanone, Scanziani, Conti, Guerrini, Garritano; sulla panchina siedeva ancora Riccomini che però fu esonerato dopo 5 partite, dopodiché arrivò Ulivieri e fu nuovamente Serie A.

Dal lato umano invece fu sin dal primo istante qualcosa di indescrivibile, solo ricordando le sue passeggiate sotto la Sud si possono rivivere certe sensazioni. Mantovani è stato un uomo che ha sempre valutato a 360 gradi le sue possibilità ed ha visto prima di chiunque altro quello che stava succedendo nel mondo calcio, non sarebbe resistito un giorno nel calcio di oggi. Quando morì nel '93 le tv iniziavano ad ottenere i primi posticipi serali, e lui capì che società come la Sampdoria, per sopravvivere avrebbero dovuto iniziare a vendere i giocatori migliori in cambio di giovani di prospettiva; per noi il primo “quadro da sacrificare” fu Vialli che dopo la finale di Wembley andò alla Juventus in cambio di Serena, Bertarelli, Zanini e Corini, giovani sulla quale la Sampdoria avrebbe potuto consolidarsi in futuro".

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