Piazza pulita

Giornalista Pubblicista. Direttore e ideatore di Sampdorianews.net, fondato 12 novembre 2008. Direttore Responsabile TMW Sampdoria. Collabora con Alfredopedulla.com, TMW Magazine, TuttoEntella.com.
15.05.2016 13:06 di  Diego Anelli   vedi letture
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© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com

In diversi momenti della stagione in molti, tra tifosi e addetti ai lavori, si erano illusi che si fosse intrapresa con continuità e convinzione la retta via, mettendosi definitivamente alle spalle i patemi, le sofferenze, e, perchè no, gettare le basi per un roseo futuro a brevissimo termine, puntando al centro classifica, o addirittura alla parte sinistra della classifica.

I 7 punti tra Frosinone, Verona ed Empoli avevano illuso in primis coloro che scendevano in campo, probabilmente già “stanchi” per l'immenso impegno profuso in campo, i continui cali di concentrazione e pertanto inconsciamente legittimati a prendere sotto gamba le insidie del campionato, oltre a sopravvalutare con un egocentrismo raramente riscontrabile le proprie qualità tecniche. L'inaccettabile capitombolo casalingo con il Chievo, capace di spazzarci via nel giro di mezz'ora con una facilità disarmante, aveva ulteriormente complicato le cose.

L'insperato pareggio (in inferiorità numerica) a Firenze e il successo, non convincente fino in fondo, nello scontro diretto con l'Udinese avevano ridato ossigeno all'intero ambiente e la gara con il Milan, persa nonostante un gioco discreto e il goal regolare annullato a Dodò sullo 0-0, aveva fatto pensare ad un finale di stagione almeno dignitoso, senza dover usare aggettivi ricchi di eccessivo ottimismo. A quel punto invece i miei continui timori che la situazione potesse precipitare continuarono ad accompagnarmi e dico grazie ogni giorno a Viviano per i rigori parati, a partire da quello di Sassuolo.

Per l'ennesima volta qualcuno, in maniera scoordinata e un'esperienza rimasta nel cassetto, ha pensato bene di lasciarci in 10 per 70' e abbiamo vissuto l'ennesimo pomeriggio di inaudita sofferenza. Al triplice fischio finale ero consapevole che quel punto sarebbe pesato come un macigno per il raggiungimento della salvezza. Essere riusciti, nonostante l'inferiorità numerica, ad uscire imbattuti dal Mapei Stadium contro una delle autentiche rivelazioni del torneo avrebbe dovuto caricare a mille il gruppo, dimostratosi, almeno una volta, più forte di ogni avversità. E invece.... e invece con la Lazio una prestazione imbarazzante, quando Simone Inzaghi, a giorni di distanza, non capiva come i biancocelesti avessero potuto tornare a Roma senza la conquista dell'intera posta in palio, beh io lo penso ancora oggi.

Quel giorno sono uscito dal Ferraris letteralmente incredulo e nauseato, già un punto sarebbe stata una manna dal cielo per quel poco fatto vedere in campo, figuriamoci 3 punti grazie ad un rocambolesco goal in mischia, preceduto dal rigore parato (l'ennesimo) di Viviano, il goal divorato da Djordjevic e diversi miracoli del nostro n°1. E mentre la Sud, come sempre, incitava a squarcia gola i propri beniamini, in campo non c'era una traccia di gioco, si ammirava gente che camminava, senza un minimo di carattere, senza il rispetto nei confronti della gloriosa maglia che indossavano e di chi fa mille sacrifici per seguirli in casa e in trasferta. Eppure i 3 punti arrivarono e, dinanzi ai festeggiamenti post partita a centrocampo, ero certo che da quel momento una volta raggiunta la tanto agognata quota 40 punti, nonostante non fosse arrivata la matematica salvezza, in campo saremmo andati in vacanza e non ho sbagliato.

Mancavano i pantaloncini corti e gli infradito poi sarebbe stato tutto perfetto per la vacanza a Palermo, dove il povero Viviano ha dovuto preoccuparsi prima delle dormite della sua retroguardia che degli attaccanti rosanero. In quel momento se qualcuno avesse ragionato almeno un attimo, non si sarebbe perso nemmeno un secondo per rimborsare il prezzo del biglietto agli irriducibili tifosi presenti anche al Barbera e costretti ad assistere ad una prova imbarazzante e irrispettosa. Pensarci evidentemente era troppo. Nel frattempo eravamo costretti a fare tabelle e valutare il tasso di difficoltà nei calendari di Palermo e Carpi mentre sentivamo le solite frasi fatte sull'importanza del derby e sull'impegno da mostrare in campo...aria fritta come poi abbiamo visto purtroppo... tre pere da incassare, zero reazione, gente da mandare in ritiro a tempo indeterminato, ma purtroppo la parola ritiro non è mai stata seguita per l'intero campionato, chiedo venia.

Già la partita di Palermo e l'intero campionato ben al di sotto delle attese e delle promesse non mantenute avrebbero dovuto inevitabilmente generare il malcontento dell'ambiente, uscito chiaramente allo scoperto soltanto dinanzi al derby, chissà cosa sarebbe successo se avessimo vinto la seconda stracittadina stagionale, in molti avrebbero rinviato probabilmente giudizi, avrebbero ridato ulteriore fiducia a chi, a coloro che non se la meritano. E invece una gara, per quanto sia importante (ma ormai soltanto per la rivalità cittadina) non può e non deve essere il termometro di una stagione. Non era mai capitato di arrivare dietro al Genoa per due anni consecutivi, ma purtroppo dobbiamo “ringraziare” gli ultimi mesi con la spina staccata della scorsa stagione nonostante la Sampdoria avesse, a mio parere, la miglior rosa a disposizione in serie A dalla Coppa Italia vinta con Eriksson e i continui gravi errori compiuti quest'anno.

Una situazione poco gradita, sia chiaro, ma siamo la Sampdoria e non dovremmo vivere avendo in mente come unici obiettivi la rivalità cittadina, o i derby, se così fosse saremmo davvero finiti male.  Una gara non condiziona mai una stagione, non fa cambiare giudizi, a meno che non sia la finale di Coppa Italia, o un preliminare di Champions League. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Noi siamo la Sampdoria, siamo Sampdoriani, non ce lo dimentichiamo mai, facciamo in modo che nessuno ci costringa a dimenticarcelo. La scandalosa disfatta nel derby ha messo invece in luce, una volta per tutte anche per chi non voleva rendersene conto, quanto fosse grave la situazione nel presente e nel futuro a breve termine. Rispetto zero per la maglia, per i tifosi, per la storia. Non mi soffermo sulla manita di ieri, perchè in 10 dai primi minuti e contro la corazzata juventina sarebbe come sparare sulla croce rossa...

Speranze e obiettivi? Difficile dirlo. Sicuramente possiamo dire in cosa speriamo di tutto cuore. Una bella piazza pulita, come raramente abbiamo assistito. A partire dal 90% del parco giocatori; chi non crede nell'obiettivo comune, chi cammina al posto di correre, chi pensa di essere Nesta o Maicon e invece non si regge in piedi e fa i tocchi leziosi sulla fascia, chi ha la pancia nonostante dovremmo avere a che fare con atleti, beh... quella è la porta.  Di gente simile ne abbiamo piene le taniche. Gli errori compiuti nelle scelte delle guide tecniche e in sede di mercato sono innumerevoli, servirebbe un'enciclopedia ad elencarli. Proviamo a riassumerle. La scelta di Zenga, mentre in estate il primo nome accostato un anno fa alla Sampdoria fu Di Francesco e qui chiudiamo..., si è rivelata errata. Non si è voluto esonerarlo dopo il tragico preliminare con il Vojvodina, dopo Frosinone era giunto al capolinea e invece si è perso ancora tempo. Ma i punti arrivarono, grazie ai goal di Eder, alle uniche sgroppate di Muriel e ad una gran dose di fortuna (vedi San Paolo e Roma).

Tutti, nessuno escluso, erano felici dell'arrivo di Montella e invece con i fatti il suo ingaggio si è dimostrato una tra le più grosse delusioni. Mille giustificazioni tra situazioni di bilancio e partenza del pezzo pregiato ma...poche tracce di gioco da novembre ad oggi, troppi approcci di gara sbagliati con una lunga serie di goal subiti nei primi minuti, scarsa reazione della squadra dinanzi alle difficoltà, tendenza ad intestardirsi in uomini e moduli per una filosofia di gioco anni luce lontana dalle esigenze della Sampdoria, di questa Sampdoria e non della Sampdoria dei sogni comuni. In tanti sostengono che se iniziasse con i giocatori da lui richiesti dal ritiro estivo alla guida dei blucerchiati, o di qualunque altra formazione farebbe benissimo e io sono il primo a sostenerlo, ma se abbiamo ragione allora dobbiamo renderci conto che il grande allenatore è colui che riesce a sollevare e a dare un'identità di gioco e un'anima entrando in corsa e prendendo una squadra in grossa difficoltà. Vedi Iachini a Siena. Sennò si segue lo spot del “vincere facile”. Ho detto tutto.

Terminiamo con il mercato e programmi. Zenga ha almeno avuto il merito di puntare e dare spazio ai giovani al contrario del suo successore, Ivan era un punto di riferimento, come del resto Pereira, letteralmente sparito invece durante la seconda gestione tecnica. Ponce avrebbe dovuto avere visibilità in precedenza, mi auguro di vederlo nel parco attaccanti della prima squadra nella prossima stagione, a meno che qualche big non decida di aggiudicarselo ancora prima che possiamo ammirarlo. La Sampdoria deve puntare e investire sui giovani, facendo capire a chi opera che tesserare elementi avanti con l'età e in scadenza di contratto significa assistere ad un bagno di sangue tecnico e economico, come del resto i prestiti secchi, strada seguita a gennaio dinanzi alle risorse economiche evidentemente messe a disposizione, rappresentano un autentico fallimento. Chi vuole svernare, o pensa di essere un fenomeno vada altrove, grazie. E ora arriviamo ai programmi. Una parola pronunciata giustamente in numerose circostanze da rappresentanti della tifoseria nelle ultime riunioni pubbliche. Non soltanto nei media fuori Genova il tempo delle battute, delle gag e delle canzoncine è ormai agli archivi, anche qui scocca l'ora di parlare in maniera chiara, seria e trasparente. Ognuno di noi vuole conoscere i programmi della Sampdoria, gli obiettivi, le ambizioni, se dobbiamo vivere o sopravvivere, se bisogna essere ottimisti, pessimisti o semplicemente realistici. La realtà dice che urge fare chiarezza quanto prima, per poter ritrovare il sorriso e smettere di far ridere, come spesso accaduto invece negli ultimi mesi, in campo e non solo. Auguriamocelo tutti quanti.