Muriel: "A Genova tutto mi rende felice. Mihajlovic mi chiamò quando ancora non avevo firmato il contratto e..."

18.04.2015 09:32 di Alberto Boffano Twitter:    vedi letture
Muriel: "A Genova tutto mi rende felice. Mihajlovic mi chiamò quando ancora non avevo firmato il contratto e..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Arrivato a gennaio dopo un lungo ed estenuante tira e molla con l'Udinese, l'attaccante della Sampdoria Luis Muriel, intervistato dal numero di questa settimana di SportWeek, ha parlato dei suoi primi mesi in blucerchiato.

Ora sembra davvero un altro. Mihajlovic l’ha addirittura convinta a correre su e giù per la fascia. Come ci è riuscito?
(ride) "Quando uno è contento, è libero di testa e ha la fortuna di arrivare in un gruppo come questo, tutto viene naturale".

Questa è una risposta ovvia che viene buona quando le cose funzionano. Invece, cosa l’ha persuasa all’inizio a fare un lavoro mai fatto prima?
"Più che convincermi Mihajlovic, sono stato io a cambiare mentalità. L’ultimo anno e mezzo a Udine è stato brutto. Le
incomprensioni con Guidolin, le chiacchiere sul mio peso, l’infortunio, le troppe panchine… Avevo bisogno di ripartire, ricominciare da zero, anche nel modo di stare in campo. Ora neanche mi rendo conto di quanto corro".

Lei è arrivato alla Samp infortunato, tanto che a un certo punto il suo ingaggio sembrava potesse saltare. Eppure Mihajlovic l’ha voluta da subito.
"Le racconto una cosa che non ho ancora detto a nessuno. Il mister chiese di incontrarmi quando ancora non avevo
firmato il contratto. Mi disse: 'Voglio che tu torni a sorridere. Conmediventerai il campione che tutti aspettano'. Non avrei
mai immaginato di sentire quelle parole. Mi sono sentito desiderato e, dopo tanto tempo, pieno di orgoglio. Quando le riferii
ad Alessandro Lucci, il mio procuratore, scoppiai a piangere".

Per cosa Miha si arrabbia di più?
"Con me, quando spalle alla porta non riesco a proteggere il pallone per far salire la squadra. Quando perdo palle facili
si incazza proprio. Con la squadra, quando sbagliamo le cose semplici".

E' davvero così terribile quando urla?
(ride ancora) "Diciamo che non è bello da vedere".

Ha detto: quando uno è contento viene tutto naturale. Cosa la rende felice a Genova?
"Tutto, davvero. Svegliarmi, aprire la finestra e affacciarmi sul mare. Ne avevo bisogno. Mi mancava. A Santo Tomás, la mia città, sono cresciuto in sua compagnia. Poi, questo gruppo: nello spogliatoio c’è allegria. Ogni giorno prima
dell’allenamento qualcuno mette la musica. Una volta è Duncan con quella africana,un’altra è De Silvestri con quella
elettronica, un’altra ancora sono io con quella colombiana".

Cosa le ha detto Eto’o al primo allenamento?
"Sei troppo veloce. Mamma mia, mamma mia quanto sei veloce".

Eder?
"È forza, velocità, tiro… tutto. A fine allenamento ci sfidiamo sulle punizioni: calcia veramente forte".