Ferrero: "Amo molto Donadoni. Uno fra lui, Sarri e Sousa lunedì sarà il nuovo allenatore della Samp"

30.05.2015 22:18 di Roberto Lazzarini   vedi letture
Ferrero: "Amo molto Donadoni. Uno fra lui, Sarri e Sousa lunedì sarà il nuovo allenatore della Samp"
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© foto di Federico De Luca

Un anno al massimo. Il 12 giugno Massimo Ferrero festeggia il suo primo anno da presidente della Sampdoria, e tante cose sono cambiate in questi dodici mesi nel mondo del “Viperetta” e dei tifosi blucerchiati. Abbinando un carattere istrionico e vulcanico, totalmente inedito nel mondo del calcio, a gesti di grande altruismo e di impegno sociale ed economico a sostegno prima dei malati di SLA e poi degli alluvionati di Genova e della Primavera del Parma, il tutto mentre riportava la Sampdoria nelle zone alte del calcio italiano, Ferrero è diventato in breve tempo una vera e propria celebrità nazionale, un personaggio cult, tanto da destare la curiosità e l’attenzione dei media stranieri.

Cavalcando in pieno la Ferrero-mania, che ormai dilaga soprattutto fra i più giovani, il presidente ha deciso di pubblicare la sua autobiografia dal titolo Una vita al Massimo, scritta a quattro mani con il giornalista di Sky Alessandro Alciato e in uscita il prossimo 4 giugno, nella quale si parlerà della incredibile vita, dall’esperienza in carcere minorile all’età di 14 anni alla scalata nel mondo del cinema, all’incontro con Fidel Castro e infine all’acquisto della Sampdoria, un vero e proprio fulmine a ciel sereno che scosse Genova e tutto il mondo del calcio.

Per presentare il suo libro, Ferrero è stato invitato alla puntata odierna di Che fuori tempo che fa dal noto conduttore televisivo Fabio Fazio, di conclamata fede blucerchiata:

“Io da piccolo ero il più povero fra quelli che conoscevo, ma essere il più povero vuole anche dire essere ricchi dentro. Nella vita quotidiana però voleva dire godersi veramente anche un semplice pezzo di pizza quelle poche volte che si avevano i soldi per comprarla. Io però l’ho sempre vissuta con serenità e ancora oggi quando mi vedete correre con i miei ragazzi sotto la curva capisco che non siate abituati, perché nel calcio i presidenti sono tutti composti e “con la papalina”, mentre io sono un uomo genuino, entusiaste e felice, infatti ho fatto la maglietta con su scritto Ferrero Presidente sorridente.

Prima dei 9 anni ho lasciato la scuola e sono andato a lavorare dal fornaio. Facevo una pizza lunghissima così quello che rimaneva a fine giornata me la portavo a casa, spesso gliene fregavo anche la metà. In quegli anni non avevo niente ma avevo voglia di fare e di guadagnare. Quando andavo a casa e dicevo a mia madre che avevo fame mi diceva “tira la coda al cane”, ma non avevamo neanche il cane. Ho fatto il macellaretto, cioè quello che portava la carne a Roma, il posteggiatore, poi mi sono inventato un bar ambulante: compravo quattro caffè ristretti al bar poi li allungavo con una boccia d’acqua calda e li vendevo alla capitaneria di porto a 10 lire. Con lo stesso sistema guadagnavo molto di più alla sala corse a Testaccio, perché lì non capivano niente e prendevano tutto. Ingegnandomi in questo modo portavo a casa qualche lira.

Ho fatto anche sei mesi nel carcere minorile per oltraggio al pubblico ufficiale ma qua la storia è comica, perché il pubblico ufficiale oltraggiato era il padre di una ragazzina a cui secondo lui io davo fastidio, ma io non sapevo manco come ci si baciava. Ho avuto quindi la sfiga di prendermi una cotta per la figlia di un maresciallo, e io che ero scemo sono andato a stuzzicarlo. Sono montato su una vespa e sono passato dietro di lui e gli ho fatto volare il cappello. La sfortuna ha voluto che mi è finita la benzina poco dopo, mi hanno acchiappato e mi hanno dato un sacco di botte (risate).

Sono stato anche autista di Gianni Morandi ma non avevo la patente. Non so se Gianni lo sapesse ma ora di certo lo saprà perché l’ho scritto. La patente non ce l’avevo perché con le vecchie leggi mi avevano impedito di prenderla a causa di quella vecchia storia con il maresciallo, ma io dovevo lavorare, anche perché a 19 anni dovevo già pensare a sfamare le mie due splendide figlie, e quindi ho fatto di necessità virtù e ho guidato anche senza patente.

Il giorno in cui ho incontrato Fidel Castro ho provato un emozione che è difficile descrivere e che auguro a tutti di provare. Quel giorno Fidel mi ha portato al palazzo del Governo e mi sono trovato in un corridoio immenso che al posto del pavimento aveva un vetro sotto il quale c’era il mare con gli squali. E in mezzo a tutta questa maestosità Fidel stava in una stanzetta di due metri quadrati con un lettino che è peggio di quello in cui dormivo io al carcere minorile. La mia salvezza è stata il cinema. Da bambino, essendo nato povero, andavo nel quartiere dei ricchi e andavo a vedere i ragazzini un po’ fighetti sperando di trovarmi una ragazzina ricca da sposare, però sono rimasto povero perché ho sempre preferito i sentimenti al denaro."

Il presidente ha poi concluso l’incontro dedicando qualche parola alla Sampdoria e soprattutto alla questione allenatore:

“Fino a domenica l’allenatore è Sinisa. Ci sono in pole position tre signori. Con Sarri ci dovrò ancora parlare ma non è assolutamente fatta. Io però per onestà voglio che Sinisa finisca serenamente il campionato, perché da quando abbiamo cominciato a parlare di questa storia dell’allenatore si è sfasciato tutto (risate). I nomi in lizza sono nomi che a me piacciono molto - riporta Sampdorianews.net - sono tre e due non li ho ancora sentiti, mentre uno sì, ma ora possiamo dirlo a tutti. Io amo molto un grande allenatore e un uomo di grande carattere e di spessore, che merita un grande rispetto assieme a tutti i suoi giocatori: il signor Donadoni, che voglio incontrare presto. Poi ci sono Paulo Sousa e Sarri. Lunedì uno di questi tre sarà il nuovo allenatore della Samp”.