ESCLUSIVA SN - E. Mantovani: "Con Muriel e Acquah c'è un bel margine di miglioramento. Flachi talento come pochi, Signori il mio rammarico"

26.02.2015 17:26 di Lidia Vivaldi   vedi letture
ESCLUSIVA SN - E. Mantovani: "Con Muriel e Acquah c'è un bel margine di miglioramento. Flachi talento come pochi, Signori il mio rammarico"
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© foto di Andrea Ninni/Image Sport

Una famiglia legata indissolubilmente alla Sampdoria e alla sua storia, non solo per la "favola" della Samp D'Oro di Paolo, ma anche per la passione che ha sempre contraddistinto coloro che ne hanno raccolto l'eredità. Il nome dei Mantovani resterà sempre nel cuore dei tifosi sampdoriani, consapevoli di trovare in loro lo stesso sconfinato amore per quei colori.

Enrico Mantovani ha concluso la sua avventura alla guida del club da ormai più di dieci anni, ma il suo legame con la Sampdoria non si è mai dissolto. Sampdorianews.net ha avuto il piacere di fare una lunga chiacchierata con l'ex Presidente, un excursus tra presente e passato della squadra per comprendere ancor meglio gli ultimi anni di storia blucerchiata.

Dott. Mantovani, non è più Presidente della Sampdoria dal 2002, ma l'amore nei confronti dei colori blucerchiati è rimasto intatto, segue con passione le sorti della squadra del cuore ed è sempre presente in tribuna. Come ha vissuto questi anni tra gioie e amarezze sportive? “Il rapporto nasce talmente tanto tempo fa che è antecedente alla presidenza di mio padre, ed è stato enfatizzato, diventando qualcosa di molto particolare sia per me che per la mia famiglia quando, appunto, mio padre prese quella bellissima decisione di intervenire direttamente acquistando il club. Da lì in poi la vita è cambiata, siamo andati avanti con una storia che è stata quasi una favola, con momenti belli e momenti un po’ meno belli, e siamo arrivati alla fine della presenza della mia famiglia all’interno del club nel 2002. Da quel momento in poi non c’è stato un allontanamento, la presenza c’è sempre, anche se sicuramente è meno costante di quanto non fosse prima, quando la presenza c’era per ogni singola partita in casa e per ogni singola trasferta, ed era un piacere ma anche un dovere. Adesso la vivo in modo più sereno, quindi cose che in passato mi avrebbero infastidito di più, rattristato o fatto arrabbiare, adesso vengono recepite in modo molto diverso. Lo stesso succede per le cose più belle, vengono apprezzate leggermente di meno, ma questo per me non fa altro che rendere il mio rapporto con la Sampdoria migliore, perché più sereno.”

La famiglia Garrone ha salvato la società nel 2002, ha sfiorato grandi risultati come la qualificazione alla Champions League e la Coppa Italia, i minuti finali e la lotteria dei rigori si sono rivelati fatali. Quei traguardi avrebbero potuto cambiare il corso della loro gestione? “Sicuramente sì, quelle sarebbero state delle vittorie perché la qualificazione in Champions, seppure non significasse vincere un trofeo, per la Sampdoria sarebbe stata una grandissima vittoria, e le vittorie sono quelle che rimangono per anni come simbolo dei risultati acquisiti. Qualcosa sarebbe senz’altro cambiato, ma se si guarda a quelli che sono stati gli anni dal 2002 al 2014, sono comunque stati anni di soddisfazioni: dobbiamo ricordare che arrivare in finale di Coppa Italia non succede a molte squadre.”

Lo scorso giugno abbiamo assistito all'inatteso e improvviso cambio societario. Il mondo del calcio rappresenta l'esempio più lampante nel quale la bontà degli investimenti dipenda da mille variabili. La sua gestione e la proprietà Garrone hanno toccato con mano come a volte non bastino le grandi risorse per ottenere grandi risultati, e la buona sorte giochi un ruolo non trascurabile. “Non mi piace parlare di fortuna, perché con quella uno può trovare una giustificazione a tutto, e quando le cose non vanno bene si parla di sfortuna. Che i soldi da soli non bastino è una cosa molto banale, perché se andiamo a vedere a quanto investito da altri, come ad esempio la famiglia Tanzi nel Parma, riversare una quantità di capitali incredibile ha portato soltanto qualche risultato. Lo stesso, per anni, si è detto della gestione di Massimo Moratti, che alla fine è però riuscito a completare il suo viaggio con un Triplete talmente unico che, se non ha fatto dimenticare a lui quanto ha speso negli anni, ha portato una soddisfazione finale che ha cambiato un po’ il giudizio sul rapporto tra investimenti e risultati ottenuti.”

L’arrivo di Massimo Ferrero la scorsa estate ha spiazzato sia i tifosi che gli addetti ai lavori. La presenza di una personalità così predisposta all'attenzione mediatica ha portato anche una nuova attenzione non solo verso di lui, ma verso tutto l’ambiente Sampdoria. “Ferrero ha spiazzato non solo i sampdoriani e gli addetti ai lavori, Ferrero ha spiazzato tutti, tranne credo i suoi amici intimi e i familiari, ma lo dico con simpatia. Io per principio ho un grande rispetto del ruolo, e in questo momento Massimo Ferrero è il Presidente della squadra per la quale io tifo: lui ha quella carica, per cui mi rappresenta. Sicuramente ha dei comportamenti e atteggiamenti che sono diversi dai miei o da quelli di tanti che lo hanno preceduto, ma alla fine l’importante sono i risultati, anche se non sono tutto. A meno che non si vada a esagerare, cosa che lui non mi pare abbia ancora fatto, dopo un momento iniziale in cui si è cercato di capire, le cose sono andate avanti come dovevano.”

L'anno scorso Sinisa Mihajlovic arrivò sulla panchina blucerchiata trovando una situazione di classifica precaria e una squadra impaurita, spaesata. In pochi giorni di lavoro riuscì completamente a trasformarla, trasmettendo mentalità vincente, personalità e fiducia nei propri mezzi. Il nuovo Presidente ha confermato l’allenatore, e concluso brillanti operazioni sul mercato, come giudica i primi mesi della nuova gestione a livello tecnico? “È fin troppo facile giudicare positivamente la conferma di Mihajlovic, visto quanto successo al suo arrivo. Il cambio di allenatore nel calcio si fa spesso, ma rarissimamente ha dei risultati così immediati come quando è arrivato da noi Sinisa. C’è stato un cambiamento marcato sotto tutti i punti di vista di quelli che erano i risultati della squadra. Concluso quel campionato in quel modo, allontanarsi da quella che era stata sicuramente una delle componenti più importanti per il raggiungimento della salvezza, che ad un certo punto sembrava quasi a rischio, sarebbe stato un errore gravissimo. I due, invece, sembrano essersi trovati abbastanza bene. Abbiamo forse rischiato di perdere Sinisa perché c’erano delle sirene importanti (anche se dovrebbe comunque riempirci d’orgoglio sapere che ci sono grandi club interessati al nostro tecnico), ma l’avventura è continuata. Ci sono stati anche importantissimi innesti, ed in più un miglioramento qualitativo portato dalla possibilità di lavorare a lungo con lo stesso tecnico. Adesso, se è vero che è partito un giovane che poteva affascinare come Gabbiadini, dopo aver visto in campo un po’ di Muriel, e un giocatore come Acquah, del quale si è parlato poco ma che mi ha entusiasmato particolarmente, penso che la Samp abbia davanti a sé un bel margine di miglioramento.”

Come già accennato, a gennaio è partito Gabbiadini, e la Samp ha piazzato i colpi Muriel ed Eto'o, scommettendo anche sul sudamericano Correa. È la strada giusta per non rimpiangere il talento bergamasco e compiere il definitivo salto di qualità? “Il calcio dà conferme e smentite con il passare del tempo. Non ho informazioni che non siano quelle che hanno tutti in questo caso, ma credo che la scelta sia stata fatta non pensando di migliorarsi nell’immediato, ma piuttosto che sia stata trovata l’opportunità di poter reinvestire, guardando alla lunga scadenza e cercando di fare bene in quell’ottica.”

Sinisa Mihajlovic alla Samp, Roberto Mancini è tornato all'Inter, Vincenzo Montella alla guida della Fiorentina, Clarence Seedorf ha recentemente allenato il Milan, Enrico Chiesa è il tecnico della Primavera blucerchiata...molti ex giocatori blucerchiati si stanno ritagliando pagine importanti in una nuova carriera calcistica. Le fa piacere vederli ancora in gioco? “Certamente. Invecchiando, vedere il proprio passato che si ripresenta sotto un’altra veste, da calciatore ad allenatore, è un prolungamento della gioventù… Più ce ne sono e meglio è!”

Montella, Mihajlovic, Seedorf, Karembeu, Boghossian, Veron, Laigle, Flachi...soltanto per citarne alcuni. La Sua gestione, con il DS Arnuzzo operativo sul mercato, ha dimostrato in varie occasioni come con competenza e fiuto per gli affari si possano definire grandi operazioni. “È vero che ci sono stati dei momenti in non si pensava che certi giocatori potessero venire alla Sampdoria, come Ortega, che era già un giocatore affermato, o Boghossian, Karembeu… Se si guarda la formazione blucerchiata nell’anno della retrocessione viene da piangere, ma a volte succedono queste cose. È anche vero che ci siamo “divertiti”, perché in alcuni momenti abbiamo fatto veramente bene, in altri meno. L’importante è stato mettere in cascina l’entusiasmo dei momenti positivi per poi riuscire a sopportare la negatività di altri momenti quando le scelte sono state sbagliate. Sbagliare fa parte del mestiere.”

Anche negli ultimi anni in serie A ha sempre tentato di regalare un grande colpo alla Sampdoria, non solo Ariel Ortega, titolare nell'Argentina impegnata nel Mondiale, ma anche Beppe Signori dalla Lazio, nonostante le resistenze della piazza biancoceleste. La buona sorte non sorrise alla Sampdoria... “Uno dei miei rimpianti più grandi è proprio riferito a Beppe Signori. Il tempismo forse non è stato dei migliori, perché lui lasciava la Lazio non troppo bene, ed arrivava in un momento della sua carriera in cui aveva avuto una leggera flessione. Noi non abbiamo creduto nella possibilità che lui avesse ancora la forza di volontà di ritornare, cosa che invece ha poi dimostrato in maniera eccezionale con la maglia del Bologna, tornando a segnare tantissimi gol. Quindi avevamo visto giusto, è questo il nostro rammarico. Quando si sbaglia in una scelta si conclude che un giocatore non era bravo quanto si pensava, ma nel caso di Beppe abbiamo creduto che forse la sua carriera fosse in fase calante, ed era comprensibile, visto quanto aveva già dato. Invece ha saputo ritornare alla grandissima, e sono stato molto felice per lui… un po’ meno per noi, perché abbiamo perso l’opportunità di avere un campione come Signori che desse così tanto alla Sampdoria, e lui lo avrebbe fatto con piacere. Credo che Genova sarebbe stata una piazza perfetta per lui.”

Chi invece ha dato tantissimo ai colori blucerchiati è stato un altro acquisto della vostra gestione, Francesco Flachi. Sampdorianews.net ha lanciato l’iniziativaUna Rovesciata con Francescoal fine di organizzare la partita di saluto che chiuda il cerchio del suo bellissimo rapporto con questa piazza. Quali sono i suoi ricordi legati a lui? “A Francesco voglio bene proprio per come lui si è sempre comportato in modo genuino nei sentimenti. Le difficoltà che ha avuto le conosciamo tutti, ma parliamo di un talento come pochi. A Firenze non era riuscito a dare quello che voleva, e qua a Genova, per quanto all’inizio qualche difficoltà ci fosse, ha dato veramente tutto. Questo i sampdoriani lo hanno apprezzato moltissimo, e sono felice che non se lo siano dimenticati.”

Sono passati tanti anni da quando decise di affidare le chiavi della guida tecnica ad allenatori a quel tempo emergenti, ma già reduci da promozioni come Luciano Spalletti e Giampiero Ventura. Il campo non diede ragione alla Samp nell'immediato, ma col senno di poi si giudicano scelte azzeccate visti i percorsi seguiti dai due tecnici. “Preferisco sempre non dare responsabilità ad altri, ma prenderle in prima persona. Nel caso di Luciano Spalletti abbiamo sbagliato perché forse era troppo presto, o comunque non siamo stati in grado di dargli la forza di cui avrebbe avuto bisogno, vista la sua poca esperienza in un club del livello della Sampdoria. Avendo avuto prima di lui allenatori come Boskov e Eriksson non eravamo abituati ad avere in panchina il giovane emergente. Nel caso di Ventura la situazione è leggermente diversa, perché la sua esperienza era sicuramente maggiore, ma abbiamo sottovalutato il fatto stesso che fosse di Genova, sampdoriano, e sentisse di più di quanto avrebbe dovuto i momenti di difficoltà. Ritengo veramente che fare bene qua fosse il suo massimo obiettivo in quel momento, ma tutto questo è andato ad aumentare la pressione."

Chiudiamo la nostra chiacchierata tornando a parlare dell'attuale guida tecnica: il lavoro di Mihajlovic è sotto gli occhi di tutti, e molte big lo seguono con attenzione in vista di giugno. Pensa che ci siano possibilità di rivederlo sulla panchina blucerchiata anche la prossima stagione? “Io dico di sì. Dipenderà molto dai programmi, e da quello che lui potrà vedere nel futuro della Sampdoria. È ovvio che a fronte di una richiesta di una grande del calcio diventa molto difficile, ma se Sinisa dovesse vedere nei giocatori che ci sono, e nei potenziali nuovi arrivi, un miglioramento, credo che lui rimarrà molto volentieri alla Sampdoria, perché penso si trovi veramente bene.”

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