ESCLUSIVA SN - Sampdoria Club Il Tamburino Pegli: "Il calcio è fatto dai tifosi"

30.09.2015 18:03 di Edoardo Figone   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Sampdoria Club Il Tamburino Pegli: "Il calcio è fatto dai tifosi"
© foto di Sampdorianews.net

Riparte anche quest’anno l’appuntamento con “In viaggio con la Federclubs”, lo spazio con il quale Sampdorianews.net dà voce ai Club, cuore pulsante del tifo blucerchiato, che animati da immensa passione e sciarpa sempre al collo seguono la Sampdoria in giro per tutta l’Italia. Oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare Mauro Zappolla, Presidente del Sampdoria Club Il Tamburino Pegli che ci ha raccontato quello che significa per lui seguire la Sampdoria.

Mauro, raccontaci quali sono le origini del vostro Club: "Per risalire alle origini del nostro Club abbiamo fatto un po’ di ricerche tramite giornali e foto dell’epoca, parliamo del ’66. Il nome invece lo abbiamo voluto dedicare all’indimenticato Tamburino, figura storica del tifo blucerchiato, la maglia celebrativa che gli regalò la società la conserviamo con orgoglio appesa nella nostra sede. Dalla tribuna con il suo inseparabile tamburo e tanto entusiasmo animava anche chi in quel settore andava in giacca e cravatta e viveva il tifo in maniera più composta, a volte i cori partivano proprio dalla tribuna, dal suo tamburo. Il nostro striscione ha anche un grande valore simbolico, raffigura un giovane, con la faccia pulita, con i colori blucerchiati e il suo tamburo, una volta a Torino una poliziotta ci disse che abbiamo uno striscione davvero bellissimo, d’altronde, anche in guerra, il tamburino partecipa alle battaglie, ma non spara mai".

Un episodio che vi è rimasto nel cuore, che è rimasto nella storia del vostro Club? "Ricordo con molto piacere una trasferta a Bologna, anni ’60, un viaggio estenuante a bordo di una 110 con il cambio al volante, freddo e neve ovunque, c’era anche mio papà, quando entrammo nello stadio il nostro era l’unico striscione blucerchiato, ci ritrovammo in mezzo ai bolognesi che ci guardavano con grande stupore, come fossimo degli alieni".

"Un’altra trasferta che mi è rimasta nel cuore è quella di Varese per la finale dei play-off di B, quello stadio era una piscina, al gol di Pozzi c’era pieno di ragazzi che nell’euforia generale si tuffavano in queste pozze, io mi avvicinai a una volontaria della croce rossa che era li per prestare servizio e scherzosamente le chiesi di stare molto attenti che c’era il grosso pericolo che a qualcuno saltassero le coronarie, lei sorrise e mi rispose: “e chi lo cura il mio di cuore, che non vedo la mia squadra in Serie A da 36 anni…”.

"Il tifo è quello, è interscambio culturale fra città, una volta le tifoserie quando andavano in trasferta giravano per la città, a noi ad esempio piaceva andare a messa nelle chiese del posto. Il calcio è fatto dai tifosi, senza i tifosi, il colore sugli spalti, non si giocherebbe neanche. Purtroppo le difficoltà economiche, gli stadi militarizzati, sono tutte cose che stanno allontanando la gente dal calcio. Dopo la nostra generazione ci sarà un buco generazionale, le famiglie hanno paura di quello che sentono nei telegiornali, ma la violenza che che c’è nel mondo del calcio è la violenza della società che si aggrega al calcio, non è il tifo. Io sono dell’idea che se devo prendere una mosca non uso una clava, uso uno scacciamosche".

Passiamo all’attualità, come vedi il gioco che sta esprimendo la Samp con Zenga in panchina? "Come tifoso, a livello personale, non ho nulla contro di lui, nutro molto rispetto per Zenga e per il suo passato, però il gioco nella Sampdoria è assente, diamo poca profondità, caratteristica del gioco di Mihajlovic. La difesa non convince, anche se in parte c’è l’attenuante che stiamo subendo molti infortuni in quel reparto, spero che Zenga riesca a dare un gioco a questa squadra. Se potessi dargli un consiglio, gli direi di far giocare di più Cassano, lui è il calcio, lo abbiamo visto tutti cosa sa fare, quando ha la palla nei piedi fa sempre il passaggio giusto, la genialata, in 40 anni di stadio ho visto solo Mancini fare cose del genere, e forse Flachi".

Un saluto ai nostri lettori e a tutti i tifosi Sampdoriani: "Più che un saluto vorrei fare un invito a tutti i tifosi, li invito a venire sempre numerosi in trasferta, nonostante le difficoltà, siamo una grande società e una grande tifoseria".