Gastaldello: "Fui vicino al Genoa, poi mi chiamò la Samp. Raccolti 50.000 euro per gli alluvionati"

Dal nostro inviato Lorenzo Montaldo
18.12.2014 19:39 di  Alberto Boffano  Twitter:    vedi letture
Gastaldello: "Fui vicino al Genoa, poi mi chiamò la Samp. Raccolti 50.000 euro per gli alluvionati"
© foto di Lorenzo Montaldo

Presente al Santa Claus Village di Santa Margherita per l'evento "I Valori dello Sport", il capitano della Sampdoria Daniele Gastaldello ha risposto ad alcune domande:

"Calciatore vita di sacrifici che ripagano alla grande? Non mi piace chiamarli sacrifici perché non mi sono mai pesati. La prima cosa che mi passava per la testa era il calcio. Il calciatore ha una vita lavorativa ristretta, in questo lasso di tempo hai un guadagno immenso, però poi a 35 anni finisce. Se sei preparato vivi bene perché sai com'è la vita normale, se invece speri di vivere da calciatore non ce la fai. Il rispetto nel nostro lavoro? Ce l'hai o non ce l'hai, indipendentemente da essere o meno un calciatore. I risultati si raggiungono se si fa gruppo, se ognuno si impegna per il proprio obiettivo. Io cerco di dare l'esempio ai miei compagni più giovani. Quando sei in difficoltà, l'unico che ti può dare una mano è il compagno vicino a te. Errori ne facciamo, siamo uomini e non macchine. Nel nostro mondo poi viene tutto ingigantito, ci sono mele marce ma anche tanti giocatori che hanno fatto sacrifici, hanno lasciato la famiglia e tutto per la carriera. I giocatori fanno una bella vita ma prima si devono fare un culo così. Sono orgoglioso di quello che ha fatto, sono stato ripagato alla grande. Il calcio per me è vita, e mi ha sempre insegnato tanto. Vengo da una famiglia che mi ha dato valori veri di vita. Era una passione, ora è un lavoro. Se uno parte da questi valori, le qualità le si possono costruire.

Iniziative per l'alluvione? Io e Antonelli abbiamo chiesto alla nostra categoria di calciatori di raccogliere fondi, noi come Samp e Genoa abbiamo contribuito per primi raccogliendo 50.000 euro da portare ai commercianti che hanno perso tutto.

Otto anni fa dovevo andare al Genoa, stavo tornando indietro dalle vacanze e mi ha chiamato la Samp. Sono finito in blucerchiato, la vita è questione di attimi e l'ho preso al volo. Uno a 19-20 anni magari passa da esser nessuno a essere una star, ed è facile perdere la testa. Momenti in cui ho perso la testa ce ne sono stati, e mi viene in mente l'anno della retrocessione. Quando c'è tensione dentro la squadra perché le cose non vanno bene magari litighi per delle cavolate, l'importante è rimanere gruppo e avere lo stesso obiettivo. Io sono sempre stato abituato a dire le cose in faccia e a risolvere così. Dopo la retrocessione la voglia di rifarci dell'anno disastroso l'avevamo tutti, volevamo tornare in A e ce l'abbiamo fatta alla prima.

Il giocatore più forte che abbia mai marcato? Il vero Ronaldo, l'ho marcato quando era penso 10 kg in sovrappeso e non l'ho mai preso.

Nazionale? Giochi tanti anni per questo obiettivo, e quando lo raggiungi è una soddisfazione. Magari in futuro ricapiterà.

Cassano? E' una domanda che dovete fare alla dirigenza, noi giocatori queste cose non le sappiamo. Se dovesse tornare sicuramente non rovinerebbe lo spogliatoio".