ESCLUSIVA SN - Pari: "Con Paolo avevamo due famiglie. Fu un periodo straordinario, nessuno voleva lasciare la Samp"

14.10.2015 17:26 di Lidia Vivaldi   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Pari: "Con Paolo avevamo due famiglie. Fu un periodo straordinario, nessuno voleva lasciare la Samp"
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© foto di Federico De Luca

Nel ventiduesimo anniversario della scomparsa di Paolo Mantovani, molte sono le voci del mondo blucerchiato che hanno voluto ricordarlo. Dai dirigenti e collaboratori, ai giornalisti, ai semplici tifosi, tutti coloro che hanno conosciuto Paolo portano nel cuore il segno indelebile che solo i grandi Uomini lasciano.

Per onorare la memoria del Presidente dello Scudetto, non potrebbe esserci testimonianza migliore di quella di uno dei ragazzi che con la maglia della sua Sampd'Oro conquistarono un posto nella storia del calcio nazionale ed europeo. Sampdorianews.net ha avuto il piacere di contattare in esclusiva Fausto Pari, nove stagioni e oltre 270 presenze in blucerchiato:

Tutti ricordiamo il grande Presidente Mantovani, ma voi che eravate parte di quella squadra avete avuto il privilegio di conoscerlo personalmente. Un tuo ricordo: "Per far capire quello che provo posso dire questo: sono tanti anni che non c'è più, ma a parlare di lui mi emoziono come fosse il primo giorno, ho la pelle d'oca anche adesso. Questo testimonia il rapporto che ci legava, e il personaggio che era, solo chi l'ha provato e chi lo ha conosciuto può capire quello di cui parlo."

A tanti anni di distanza, cosa vorrebbe che le nuove generazioni conoscessero di Paolo Mantovani? "Vorrei che lo ricordassero per quello che merita: per quello che ha fatto per quei colori, e per una parte della città di Genova. Purtroppo mi rendo conto che i giovani possono solo sentirne parlare dai genitori, non avendolo conosciuto e non avendo toccato con mano quello che ha creato e che ha fatto per la Sampdoria, ed è più difficile. Per chi invece ha vissuto tutti, o in parte, quegli anni, credo che parlare di Paolo Mantovani sia come parlare del Signore... forse esagero nel paragone, ma noi che lo abbiamo vissuto dall'interno, i tifosi, e anch'io che sono stato alla Samp nove stagioni, dall'83 al '92, negli anni più belli e più vincenti per la Società, sappiamo che è stato un periodo straordinario, la famosa "età dell'Oro" della Sampdoria. E tutti quei giocatori, corteggiati da Inter, Milan, Juve, non volevano mai andare via. E' toccato a me, come a Vialli, o Vierchowod: nessuno se ne voleva mai andare, volevano restare tutti, perché alla Samp si stava non bene, di più!"

Fu davvero un miracolo sportivo che in pochi potevano aspettarsi, quello di portare la Samp a trionfare in Italia e a competere ai massimi livelli in Europa... "Non solo questo, ma un altro aspetto che non è di secondaria importanza è il fatto che tutti noi che abbiamo vissuto quegli anni avevamo due famiglie. Oltre a mia mamma e mio papà, che mi hanno cresciuto e insegnato l'educazione, e senza nulla togliere alla sua famiglia e ai suoi figli, che conosco benissimo e stimo molto, Paolo ci ha davvero insegnato a vivere, ci ha insegnato come comportarci. Io da lui ho avuto grandissimi insegnamenti che porterò con me per tutta la vita."

Il calcio di oggi ormai ha ben poco in comune con quello dell'epoca di Paolo, cosa le piacerebbe che tornasse di quegli anni? "Che si riconducesse tutto ad una dimensione più normale. Oggi è diventato tutto troppo grande, tanto che non si riesce più a gestirlo: ci sono rose di 30 giocatori, mentre io ricordo che nella nostra rosa dello Scudetto eravamo in 19, e avevamo giocato più di 50 partite, quindi non è vero che eravamo meno perché giocavamo meno. Si sono volute ampliare troppo le cose e forse si è perso un po' il senso della misura".

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