ESCLUSIVA SN - Fieri Fossato: "Non la smetteremo mai!"

10.09.2014 19:19 di Redazione Sampdoria News   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Fieri Fossato: "Non la smetteremo mai!"

La storia del club, la lotta alla tessera del tifoso, il mondo ultras, lo spirito di aggregazione, la nascita e la dedizione rivolta ai gemellaggi, le iniziative del gruppo, il recente cambio societario e il rapporto con la stampa. Sono numerosi gli argomenti trattati nell'intervista esclusiva concessa a Sampdorianews.net dal gruppo dei Fieri Fossato, una delle principali realtà della Gradinata Sud.

I ragazzi dei Fieri Fossato, ai quali vanno pubblicamente i nostri più sinceri ringraziamenti, ci hanno accolto con grande disponibilità e affetto all'interno della propria sede, dedicandoci un paio di ore davvero intense, nelle quali è emerso in primis un amore incondizionato verso i nostri colori, quelli blucerchiati.

Inizia una nuova stagione, come pensate di affrontarla? "Ci troviamo di fronte a un'altra stagione complicata, ricca di restrizioni, limitazioni alla libertà personale, di tifo e questo ci ha indotto a pensare che la lotta alla Tessera del Tifoso vada continuata e ampliata con nuove iniziative. Bisogna portare la gente a capire qual è il vero problema del calcio e  opporsi con forza a chi ancora parla del tifo come male del calcio.  Oggi, e noi lo abbiamo riportato spesso nel nostro sito, coloro che l'hanno studiata la stanno via via disconoscendo, però non cambia mai niente. Questo significa che, a parole, la gente ha capito che questo provvedimento non ha più ragione di esistere, però non si vuole fare niente per porre rimedio ai danni prodotti e così ci troviamo a cominciare un altro campionato con lo stesso tipo di regole degli anni scorsi. Quest'estate abbiamo partecipato a un dibattito organizzato dai nostri gemellati della Curva Nord della Ternana, alla presenza di importanti tifoserie a loro volta gemellate con i rossoverdi e di avvocati in prima linea nella lotta contro la tessera, impegnati a far emergere le assurdità di queste norme. Durante il dibattito è stato chiaro da subito che abbandonare in questo momento la lotta sarebbe come lasciargli campo libero, cosa che non possiamo permetterci. Quindi dal nostro punto di vista continueremo a lavorare sia sul nostro sito, www.fierifossato.it , sia con iniziative che verranno studiate via via, in modo da sensibilizzare il più possibile chi non ha ancora capito dove sta veramente il problema; il problema degli stadi che si stanno svuotando, dell'impossibilità per tanti di andare allo stadio per le difficoltà burocratiche di comprare un biglietto. Quante volte abbiamo sentito delle difficoltà dei genitori che vogliono portare i bambini allo stadio, ma per mille problemi non riescono a fare il biglietto in tempo perché non acquistabile il giorno della partita. Questo, secondo loro, è il modo di riportare la gente allo stadio, a noi non sembra invece che la gente possa tornare in queste condizioni e speriamo che arrivino a capirlo anche loro".

Sulla Tessera del Tifoso vi aspettavate un comportamento più compatto da parte delle tifoserie organizzate? Tante poi l'hanno siglata senza domandarsi del perché, altre in un secondo momento l'hanno sottoscritta in massa. Secondo voi poteva essere uno strumento di difesa se ci fosse stata, a livello nazionale, una presa di posizione compatta contro la tessera? "E' evidente che se fossimo stati tutti compatti contro la tessera, probabilmente si sarebbero potuti raggiungere determinati risultati. D'altra parte noi parliamo solo per noi e non guardiamo le cose che fanno gli altri. Gli altri gruppi hanno deciso secondo coscienza, ognuno ha fatto i propri conti e ha valutato come reagire a questo tipo di situazione. Per quello che ci riguarda  non cambia niente in nessun caso. Il nostro 'No' è deciso e non cambierà crediamo mai. Il fatto che molte tifoserie subito l'abbiano fatta,  anche e soprattutto tifoserie di un certo calibro, ha influito negativamente anche sugli eventi futuri, ma indipendentemente da questo noi abbiamo le nostre idee e le portiamo avanti. Lo stesso discorso vale anche per quanto riguarda gli striscioni, se dall'inizio nessuno li avesse portati, forse le cose sarebbero andate diversamente. La realtà è che la Tessera del Tifoso ha colpito duramente le tifoserie e il modo di fare tifo. E' difficile pensare che facendo la tessera tu vada contro quello che volevano fare loro. E' non facendola che rendi palese quello che succede, mostrando i settori ospiti vuoti o con pochissime persone, senza colori e senza tifo. La nostra battaglia è stata da sempre impostata su questo tipo di mentalità, su questo modo di vivere e non cambierà. Possono anche cambiare gli altri, noi no. Tutti i giorni leggiamo di tifoserie, come dicevate giustamente voi, che alla fine si arrendono e la fanno. Mollare ora significherebbe dargli adito di aumentare la repressione fino a dei livelli che non possiamo neanche immaginare. Vi facciamo un esempio: negli stadi inglesi si sta seduti vogliamo arrivare a questo anche in Italia? Fa sorridere che adesso il modello inglese, che anche i tifosi d'oltremanica stanno tanto contestando, chiedendo di tornare ai settori popolari dove una volta si stava in piedi, venga preso come modello in Italia".

Come strumenti di lotta, avete in mente di realizzare nuove iniziative o pensate che quello che è stato fatto sia stato il massimo per la tifoseria? "Non c'è un massimo. Finché tu vai avanti, le cose le puoi sempre migliorare. Se ti fermi ovviamente è un problema.  L'assemblea a cui abbiamo partecipato a Terni è un esempio: quello può essere un modo, cioè far partecipare degli avvocati, gente che abbia competenze legali anche per smontare alla base questo castello normativo assurdo. Pensate che la Tessera del Tifoso non è neanche una legge eppure viene valutata come se lo fosse: queste cose la gente le deve sapere. Siamo anche dell'opinione che purtroppo ormai non sia più così utile coinvolgere i politici, gente che promette ma di fatto poi ti abbandona. In tutti i casi la cosa importante è andare avanti sempre, fino alla fine, più che si può, perché abbassare la guardia vuol dire far segnare un punto a chi sta distruggendo il calcio".

Domanda scontata. Quanto vi manca il fatto di andare in trasferta e stare insieme? "Vi facciamo un esempio: noi siamo arrivati al punto che approfittiamo dei compleanni dei componenti del club per fare dei pullman. Questo per far capire quanto ci manchi viaggiare insieme, vivere l'aggregazione, fare chilometri al fianco di chi condivide con te la stessa mentalità. Fino all'inizio dell'anno scorso organizzavamo comunque trasferte nel miglior modo possibile. Una trasferta fatta in modo differente a come le affrontavamo in passato, però, purtroppo abbiamo cercato di adattare i nostri movimenti e fare in modo e maniera di poter seguire e poter portare la nostra pezza, o comunque il gruppo, nelle trasferte dove si riuscivano a fare i biglietti liberamente. Questo è stato possibile, anche se non in maniera continuativa, fino all'inizio dello scorso campionato. Poi l'intensificarsi della repressione generalizzata ci ha portato a temporeggiare, per  poter capire come affrontare il futuro, un futuro che ancora oggi non lascia scampo a chi voglia vivere il tifo come un tempo”.

Col senno di poi, quanto vi ha ferito il fatto di aver ricevuto provvedimenti ingiusti? "Tra i tanti episodi ci ha ferito molto l'episodio di Nocera dove, pur essendo presenti con regolare biglietto, abbiamo subito un trattamento ingiustificato e discriminatorio. In questo episodio, come in tanti altri, non c'è stata consentita alcuna difesa; ancora una volta i tifosi non tesserati sono stati colpiti da un giudizio sommario, pagando con diffide prive di fondamento”.

Parliamo della riunione di Terni. "Ciascuna tifoseria ha raccontato le proprie vicende inerenti i torti subiti e ognuno ha manifestato la propria idea su come debba essere il futuro. La nostra idea è stata quella di intensificare ulteriormente la lotta, perché siamo ad un punto in cui non bisogna mollare. Riteniamo che situazioni come quella di Terni siano molto importanti perché ci si può confrontare con altre tifoserie che stanno vivendo la tua stessa situazione e insieme si possono trovare importanti soluzioni comuni. Questi incontri sono fondamentali per poter proseguire la nostra lotta a 360 gradi contro ogni forma di repressione, per poter dire ancora la nostra e condividere le esperienze insieme ad altre tifoserie".

Per quelle poche persone che non conoscono la vostra realtà, potete fare una piccola storia del vostro club? "Noi ci chiamiamo Fieri Fossato, e siamo nati nel 1999 un anno che, chi è sampdoriano lo sa, non è stato proprio un anno eccezionale per i colori blucerchiati. In quell'anno alcuni ragazzi che già si conoscevano e facevano parte di due gruppi diversi, i Fieri e il Fossato, dopo la retrocessione di Bologna, invece di rattristarsi e abbattersi, hanno reagito  dando vita a un nuovo gruppo per vivere la propria passione per la Sampdoria, anche in una serie B che quei ragazzi non avevano mai visto. Chi aveva visto prima del '99 la serie B aveva già un po' di anni. Noi eravamo tutti ragazzi abbastanza giovani, tutti intorno ai 20 anni, e avevamo deciso di dar vita a questa nuova avventura. Così sono nati i Fieri Fossato, da una dozzina di ragazzi che hanno iniziato a viaggiare insieme per vedere la Samp; la prima è stata a Cosenza, e viaggiando viaggiando si è aggiunta sempre più gente. Amici degli amici o ragazzi incontrati nelle trasferte si sono uniti a noi  contribuendo a tutte le nostre iniziative. Un vero club, diciamo, non l'abbiamo avuto per almeno 4 anni. Nei primi anni ci vedevamo nei bar per fare le nostre riunioni, e ogni volta si aggiungeva qualche nuovo membro. Tanti ragazzi, di Genova e non solo. Sotto quell'aspetto è ancora più bello vedere come si è sviluppato il gruppo. Dopo quattro anni, spinti anche dalla voglia di organizzarci in modo migliore, abbiamo trovato un club proprio al Fossato, in una vecchia falegnameria adattata a dovere per poter ospitare le riunioni e la vita di tutti i giorni del club che ci ha consentito di poter organizzare le nostre attività 7 giorni su 7. Poi nel 2005 ci siamo trasferiti in via Giovanetti dove tutt'ora risiede il nostro club, il luogo dove nascono le idee del gruppo e dove tra l'altro ci si incontra per cene con i gemellati, dove si fa tardi a far bandiere e a costruire quello che è stato e quello che sarà”.

Ci sono alcuni episodi, qualche festa o ricorrenza in questi anni, che ricordate con maggior piacere nella vostra storia? "Il nostro decennale nel 2009 è stata una bellissima festa svoltasi alla Chiamata del Porto alla quale aveva preso parte tantissima gente. E' stato un successo che ci ha galvanizzato e ci ha portato quest'anno a compiere i 15 anni, un altro passo fondamentale nella nostra storia che festeggeremo degnamente. Altro capitolo importante sono state le trasferte, in particolar modo ricordiamo quella di Udine del 2005, quando sfiorammo la Champions, dove allestimmo 3 pullman e, ovviamente, la finale di Coppa Italia a Roma quando portammo 1000 persone a bordo di uno dei treni speciali che partirono per l'occasione. Traguardi importanti, senza dubbio. La cosa più bella è stata rendersi conto col tempo di come agli inizi si partiva con una macchina, per poi incominciare a viaggiare coi primi pulmini da nove ed arrivare finalmente a organizzare i primi pullman, con risultati eccezionali come i due esempi prima citati. Logicamente però le trasferte che ricordiamo più volentieri sono quelle sui campi difficili e distanti dove la nostra presenza non è mai mancata”.

Le iniziative del club. "Fin dall'anno scorso, soprattutto nella fase finale del campionato, abbiamo preso la decisione di battere molto sul discorso dell'aggregazione per riportare nella gente quell'entusiasmo che pian piano sta scemando, non per colpa dei tifosi, ma per colpa di questo calcio malato. Il nostro intento è stato quello di riportare al passato il modo di vivere il pre-gara, che è importantissimo perché è un momento in cui ci si prepara ad andare allo stadio e si sta insieme. Abbiamo quindi iniziato con due eventi insieme ai Fedelissimi, per ricreare la stessa atmosfera di un tempo. Tutte iniziative che hanno visto la gente riunirsi sotto la Sud e affollare via Del Piano. Cercare di aggregare, anche con la musica, ci è parso un modo per rispondere a questo tipo di calcio che non condividiamo più e anche per quest'anno stiamo studiando alcune iniziative. Non dimentichiamo inoltre tutte le bandiere che ogni domenica portiamo allo stadio e che la gente deve essere orgogliosa di poter sventolare in Gradinata. Ecco, tutto questo secondo noi è un ottimo modo per far sì che la domenica allo stadio torni ad essere un giorno festoso, facendo sì che la gente si diverta e si riavvicini a quei concetti che sono sempre stati alla base della Gradinata e del gruppo, in modo che ogni domenica dentro lo stadio l'urlo della Sud sia sempre più forte".

Si fa più fatica a coinvolgere le giovani leve nelle iniziative del gruppo? "Il fatto che i giovani si stiano allontanando dal nostro mondo è un dato di fatto; è sempre più difficile trovare dei ragazzi giovani che abbiano la passione di fare quello che facciamo noi 7 giorni su 7, principalmente perché per un giovane che va allo stadio tutte le restrizioni e le stupide norme degli ultimi anni non sono certamente un grande incentivo. E' sempre più difficile attirare nuove leve dalla propria parte, ma quello che cerchiamo di trasmettere alle future generazioni è che il mondo del tifo non è cambiato nonostante tutto. Chi ha creato la tessera, chi si continua ad occupare di distruggere questo mondo vorrebbe far pensare che sia cambiato, ma noi non lo siamo affatto. Noi siamo sempre gli stessi e chi volesse seguirci sa che troverà quella mentalità di un tempo che ci ha sempre contraddistinto. Una mentalità fatta di tifo, di attaccamento alla Sampdoria per la quale bisogna sempre dare il massimo in ogni situazione. Per quanto riguarda il coordinamento con gli altri tifosi, abbiamo un ottimo rapporto con i Fedelissimi, gruppo col quale collaboriamo, insieme ad altri gruppi, realizzando tante iniziative e con i quali occupiamo la Gradinata inferiore cercando ogni domenica di fare il massimo per la Sampdoria”.

Per le amichevoli all'estero come vi siete organizzati? “Abbiamo presenziato a tutte le amichevoli estive, come da nostra tradizione. Cerchiamo di portare in giro il nostro striscione tutte le volte che ci è consentito senza chiedere alcuna autorizzazione. Le amichevoli hanno anche questo aspetto in più: quello di portare lo striscione e poterlo esporre liberamente, cosa che ormai è impossibile fare in campionato. Per l'amichevole di Londra parte del gruppo si è mossa in auto, parte in aereo, per Cadice invece una temeraria macchinata ha attraversato tutta la penisola iberica ed ha presenziato ad entrambe le giornate. Diciamo che la trasferta con mezzi via terra (auto, pulmini e pullman) è quella che in assoluto privilegiamo, è chiaro però che talvolta gli impegni lavorativi impongono l'utilizzo di mezzi diversi come l'aereo. La cosa importante in ogni caso è essere presenti, sempre".

Viaggiare in Europa manca un po' in questi anni? "Manca ormai da troppo però il fascino della Sampdoria non finisce mai. Perché se pensate che per il torneo di Cadice siamo stati invitati noi e a Londra anche, vuol dire che la Samp ha ancora un nome importante al di là di quella che è la situazione attuale. Nonostante l'assenza dalle coppe, la gente in Europa sa chi è la Sampdoria e chi sono i suoi tifosi".

Come coltivate i gemellaggi e come nascono? "Partiamo dal presupposto che i nostri gemellaggi sono con il Verona, con i ragazzi del Colectivo del Porto e con i ragazzi della Curva Nord di Terni. Proprio quest'ultimo gemellaggio si è rinnovato poco tempo fa: fin dai primi anni di vita del gruppo infatti c'era un ottimo rapporto che a lungo andare non si è andato a perdere, ma successivamente il tutto si era ridotto a semplici amicizie personali. Col passare del tempo siamo stati di nuovo ospiti dei ragazzi di Terni ed è rinato questo rapporto forte. Nel corso di questi anni, come dicevamo, il rapporto era meno intenso, ma resisteva comunque: tre anni fa alcuni di noi sono andati in Curva Est per la sfida contro il Lumezzane quando la Ternana era in Lega Pro e qualche tempo dopo siamo tornati  per assistere alla sfida col Lanciano in serie B. Nel frattempo alcuni ragazzi si sono spostati in Curva Nord dando vita a questo nuovo gruppo e, dopo la visita di alcuni di loro a Genova ad inizio anno, c'è stata l'occasione per solidificare il rapporto quando siamo stati loro ospiti in Curva Nord per la partita con il Cesena ad aprile. Abbiamo visitato il loro club, abbiamo discusso su tanti temi sui quali vi è convergenza di vedute ed infine c'è stata una cena insieme a loro dopo la partita; da lì è nata l’idea di rivedersi che ci ha portato a decidere di prendere parte al dibattito contro la t.d.t, tenutosi  a distanza di due mesi dalla partita col Cesena. Con i ragazzi del Porto il gemellaggio è nato nel 2010 in occasione dell'amichevole disputata proprio contro i portoghesi. E' nato tutto in modo un po' particolare. Avevamo organizzato la trasferta in pulmino, come sempre, e avevamo previsto una toccata e fuga, diciamo, sempre con qualche tappa. Il Colectivo ha come settore la curva adiacente al settore ospiti. Alcuni ragazzi del loro direttivo si sono avvicinati a noi e volevano conoscerci per scambiare due chiacchiere sempre a livello ultras. Ne è nata una cosa stupenda che va avanti ancora oggi. Quel giorno ci siamo incontrati con i ragazzi fondatori, quelli che hanno più anni di storia sulle spalle e la prima cosa che ci ha colpito è vedere tanta somiglianza fra il loro gruppo e il nostro: nell’atteggiamento, nel modo di proporsi e soprattutto nel modo di vivere lo stadio. Da quello poi è nato tutto. Ci siamo portati avanti già dal primo giorno perché oltretutto ci siamo recati nel loro club dove abbiamo passato una fantastica  serata. Questo è stato il primo impatto, quello fondamentale. Ce ne sono stati altri più avanti. Abbiamo partecipato alla finale di Supercoppa a Montecarlo, a Parigi e a Napoli in Champions ed Europa League e in occasione della partita contro i rivali storici del  Benfica. Abbiamo fatto con loro la trasferta da Porto a Lisbona e abbiamo rivissuto un po' quello che abbiamo perso qui. Col Verona infine si tratta di un gemellaggio storico, ma noi parleremo unicamente di quello che abbiamo vissuto in prima persona. Nonostante con i gialloblù sia un gemellaggio che affonda le radici nel passato della Gradinata Sud, noi abbiamo cercato di conoscere personalmente i gruppi con cui stringere rapporti. Ad oggi a Verona abbiamo un fantastico rapporto con tutti i gruppi della Curva Sud e degli altri settori del Bentegodi. Con Verona i primi passi si sono mossi, come con Terni, nel 1999-2000. Fondamentalmente tutto è nato con la prima amicizia con il Vecchio Inferno Gialloblù e da lì abbiamo iniziato a conoscere la maggior parte della Curva e dei gruppi e ad oggi possiamo dire che è un gemellaggio che va avanti di leva in leva. I ragazzi giovani stanno portando avanti questa amicizia così come era nata 15 anni fa. Abbiamo partecipato a trasferte con loro come a Pescara e Salerno, quest'ultima trasferta calda nella finale dei playoff. Siamo stati presenti anche alla festa della loro curva, un vero e proprio happening, con tante iniziative. Abbiamo preso parte ai memorial per alcuni ragazzi di Verona che non ci sono più. In ogni occasione importante ci sentiamo e ci vediamo. Adesso che ci si vede almeno due volte all'anno è bello incontrarsi con loro. Inoltre, quando la Samp gioca in un orario diverso dall'Hellas, capita di partire e andare a vedere i Gialloblù. Ovviamente lo stesso discorso vale per i tifosi veronesi e per tutti i nostri gemellati che periodicamente vengono a trovarci e a condividere con noi momenti Ultras e non”. 

Un commento sul cambio societario. "In occasione dell'insediamento del Presidente Ferrero, siamo usciti sul nostro sito con i nostri auguri alla nuova società.  Nel pieno rispetto della differenza dei ruoli, attendiamo fiduciosi i frutti del lavoro svolto, con la peculiarità che ci ha sempre contraddistinto, anche in passato, cioè restare vigili sull'operato della società.   Chi fa il bene della Sampdoria ci ha senz'altro dalla sua parte, chi ne fa il male non può averci dalla sua. In questo caso noi stiamo valutando il lavoro della società giorno per giorno, diversamente da quanto ha voluto fare la stampa, soprattutto quella cittadina che riteniamo disgustosa, perché non siamo abituati a giudicare prima di aver visto. Dal cambio societario ne abbiamo lette di tutti i colori. Si è partiti pochissimi giorni dopo la presentazione del nuovo presidente con la storia che voleva cambiare l'inno, cosa poi smentita prontamente, con la spiegazione di Ferrero di quel che realmente voleva dire, passando per svendite di giocatori, terremoti societari, esodi, ripensamenti dell'allenatore. Passateci il termine, terrorismo mediatico che nei confronti della Sampdoria c'è sempre stato. Di fronte al fatto normalissimo, e sottolineiamo normalissimo, di dimissioni di dipendenti che in un cambio societario preferiscono andare da un'altra parte si è parlato di esodo.  Le dimissioni nei cambi societari ci sono sempre state, eppure queste cose vengono sempre enfatizzate. Se si confrontano la stampa nazionale con quella locale, quest'ultima è sempre pronta a esasperare questi concetti in negativo. I tifosi non conoscevano ancora a fondo quali fossero le intenzioni del nuovo presidente, perché dopo un mese di operato era impossibile giudicarlo, e queste notizie non hanno fatto altro che portare un po' di malcontento e dubbi nelle persone. La nostra non è solo una difesa di Massimo Ferrero, che non ha bisogno di noi per difendersi, ma è una difesa dell'U.C. Sampdoria che, indipendentemente dal Presidente, è la squadra per la quale noi facciamo il tifo e non merita un comportamento del genere, un accanimento simile. Addirittura qualche tempo fa, da un blog imprecisato, è uscita fuori la voce che Ferrero vorrebbe portare la sede a Roma, invece poi si è scoperto che si parlava della  sede amministrativa. Bisogna anche evitare che queste voci escano e per questo chiediamo alla società di stare attenta. Ferrero viene da Roma e non conosce l'ambiente genovese ma dovrà ben guardarsi da questo ambiente. Certe cose andrebbero un po' mitigate, invece si va a cercare in qualunque frase il valore negativo. Costruire in estate una società è difficile perché di solito si cambia, come con Garrone, a gennaio - febbraio, con tutto il tempo per creare la stagione successiva. Ci vuole una società con le spalle forti, che abbia la capacità di respingere questi attacchi perché non bastiamo noi tifosi a fare scudo, è necessario che la società si faccia sentire".

Cosa pensate della stampa? "A parte i pochi che, come voi,  pubblicano correttamente tutti gli articoli integralmente, i giornali spesso tendono a riportare parzialmente i nostri comunicati. Il problema è che se ne riporta un pezzo o solo quello che interessa o semplicemente un tratto così per far vedere che si è preso in considerazione quello che si è detto e talvolta il messaggio può essere travisato. Per il resto la gente sa quale sia il nostro sito, sappiamo che siamo seguiti, siamo ascoltati e questo ci fa piacere. Ovviamente per avere una diffusione ancora più grande forse sarebbe giusto avere una considerazione maggiore dalla stampa nazionale e locale per tutte le iniziative che vengono fatte. Ci sono cose che non sono mai state portate a conoscenza. Diciamo che a livello nazionale fa molta più notizia un coro che loro chiamano di discriminazione territoriale rispetto ad un'iniziativa benefica ultras. Questo è fuori discussione".

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